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Percorsi di teologia urbana per annunciare il Vangelo nelle città

Pubblicata una collana a cura di don Armando Matteo. L’attenzione alla realtà della città è motivata dall’autore per il fatto che è in essa che la stragrande maggioranza degli uomini, così come dei cristiani, vive, e pertanto rappresenta il luogo primo di annuncio evangelico.

Percorsi di teologia urbana per annunciare il Vangelo nelle città

“Arrivare là dove si formano i nuovi racconti e paradigmi, raggiungere con la Parola di Gesù i nuclei più profondi dell’anima delle città”. È quanto scritto da Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium al n. 74. Nasce a partire da questa indicazione la Collana editoriale “Percorsi di teologia urbana” pubblicata dalle Edizioni Messaggero di Padova diretta da don Armando Matteo, sacerdote dell’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace e docente di teologia presso la Pontificia Università Urbaniana. In uscita già il primo e il secondo volume, presto seguiranno altre pubblicazioni. La duplice azione di questi volumi - come ci spiega don Matteo nell’intervista - sarà di esprimere ciò che è cambiato rispetto al passato e nello stesso tempo capire come l’evangelizzazione possa riuscire a lasciarsi toccare dai cambiamenti che oggi dominano l’urbano contemporaneo e ad illuminarle alla luce del Vangelo.

Don Armando come è nata l’idea di realizzare questa collana?

È nata grazie alla proposta che Edizioni Messaggero mi ha offerto nel dare vita ad una collana di divulgazione teologica. Sin da subito ho pensato che era opportuno riflettere ed approfondire le tante tematiche che papa Francesco ha trattato nella Evangelii Gaudium, che è la magna charta del suo magistero, in modo particolare si è scelto di approfondire i numeri dal 71 al 75 che trattano le sfide delle culture urbane. In un certo senso la cultura urbana coincide con la cultura che tutti noi respiriamo. Da qui ci siamo posti delle domande sull’evoluzione delle nostre città, del cambiamento delle relazioni, del nuovo modo di evangelizzare e così via.

Tra le sfide che abitano le città di oggi: la solitudine e l’individualismo. Quali azioni intraprendere per superare questi ostacoli e ritrovare la bellezza del Vangelo?

Questi sono effetti non voluti perché la città si mostra innanzitutto con un volto sfavillante, offre opportunità e servizi che altrove non ci sono, non solo come spazio ma anche come tempo, nelle nostre città abbiamo tanti strumenti a nostra disposizione, vi è una libertà di pensiero e di movimento, c’è un processo in cui ci vengono date nuove possibilità. Si tratta di un processo di esaltazione dell’autonomia e della potenza. A tutto questo corrisponde la voglia di fare tutto da soli senza avere bisogno degli altri; più pensiamo a noi stessi meno ci accorgiamo delle persone che non ce la fanno da sole. Da questo modello culturale, urbano, di potenza e di autonomia, vengono fuori questi elementi che riguardano non solo le persone scartate ma anche tutti gli altri. Questo aspetto da sempre è al cuore dell’azione evangelizzatrice che papa Francesco ha in mente, per lui la Chiesa deve recuperare quell’essere casa di fraternità, quell’essere luogo dove le persone si incontrano veramente. Ci sono dei passaggi bellissimi nell’EG in cui papa Francesco dice che soprattutto oggi la comunità cristiana deve essere tale non solo a parole ma nella realtà, rendere gli ambienti ecclesiali di fratelli e di sorelle che combattono questo dilagare dell’isolamento e della solitudine. Un altro aspetto fondamentale che il Pontefice richiama è che la Chiesa deve diventare luogo d’incontro dell’uomo con Dio. Recuperando queste due caratteristiche molto semplici ma veramente essenziali della Chiesa la comunità cristiana diventa luogo significativo per la città contemporanee.

Oggi ad abitare le nostre chiese sono perlopiù bambini e anziani. A perdere la strada i giovani e gli adulti che considerano la fede un optional e non qualcosa da ricercare e vivere in prima persona. Come recuperarli?

Questo interrogativo tocca le corde più forti dell’EG, a cui la collana si ispira. Il vero rischio della Chiesa oggi è l’autoreferenzialità. Non confrontarsi con la realtà che cambia intorno a noi significa non accorgersi di quello che sta succedendo dentro la Chiesa. Purtroppo le nostre parrocchie stanno diventando un luogo per i piccoli e per quelle persone che arrivate ad una certa età si devono confrontare con il mistero della morte e sembra che giovani e adulti non trovino più le risposte alle loro domande, non trovino più un qualche interesse per la realtà ecclesiale in quanto tale. Per questo il confronto con le sfide urbane è davvero decisivo. In qualche misura c’è un duplice movimento da fare: capire in che senso la cultura urbana propone un modello di vita che si pone in contrasto con la realtà del Vangelo e provare a corrispondere a questa grande sfida che ci viene posta. Oggi abbiamo a che fare con una cultura contemporanea che mette l’accento sulla potenza, sulla forza, sull’autonomia, su questa eterna giovinezza che ci fa scommettere tutto su questa realtà della libertà, del potenziamento dell’Io; tutto ciò si scontra con il messaggio di Gesù che è un messaggio di amore, di apertura verso gli altri, di sguardo sulla realtà. Cogliere questo elemento è molto importante. La Chiesa è chiamata a ribadire l’importanza per l’esistenza umana rispetto ad una cultura urbana, cittadina, incentrata sul potere economico, sulla pubblicità. Ogni comunità deve saper confrontarsi con la realtà, con i nuovi dinamismi che la abitano, per rendersi conto che le cose così come sono, non sono più all’altezza della realtà. Si tratta di annunciare la parola del Vangelo nei contesti che sono profondamente cambiati “spesso in contrasto con il Vangelo di Gesù” come ribadisce Papa Francesco nel n. 73 di EG.

La svolta per la Chiesa in questo contesto urbano potrebbe essere il rinnovamento pastorale?

Certamente. Penso che sia una urgenza non più rinviabile. Il Papa lo dice chiaramente, c’è bisogno di un rinnovamento che non lasci nulla di immodificato. La logica che ispira EG non è quella di agire perché non possiamo fare diversamente ma perché vogliamo mettere in campo la bellezza della vita cristiana e comunitaria.

Questi percorsi di teologia urbana mirano a ristrutturare l’uomo urbano?

Si, specificherei nel dire che aiutano ad entrare in un dialogo serrato, vivace, con l’urbano di oggi attraverso la verità, l’onestà e con la giusta grinta, perchè il Vangelo è la gioia che nasce dall’incontro con Gesù.

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