Cultura
Davanti a Te, l’album del Kantiere Kairòs sull’adorazione eucaristica

È uscito l’otto giugno “Davanti a Te”, il nuovo disco del Kantiere Kairòs dedicato all’adorazione eucaristica. La band formata da Antonello Armieri, voce e chitarra acustica, Davide Capitano, basso, Gabriele Di Nardo, batteria e Jo Di Nardo, è tra i finalisti, con ben sette candidature, della prima edizione del Catholic Music Awards. Il nuovo album verrà presentato il 27 giugno alle ore 21.00 nel chiostro del convento di San Francesco di Paola a Pedace in Casali del Manco. Abbiamo intervistato il cantante della band, Antonello Armieri.
Da pochi giorni è uscito il nuovo disco. Che album è e soprattutto che gestazione c’è dietro?
E’ un album pensato per l’adorazione, o meglio, qualche anno fa eravamo in Sila dove era in corso una giornata diocesana, era presente anche il vescovo di allora, monsignor Francesco Nolè. Durante la notte c’era un’adorazione, c’erano dei ragazzi che stavano davanti a Gesù con delle cuffie ad ascoltare musica e questa cosa ci ha fatto riflettere di quanto fosse quanto fosse bello poter, in qualche modo, sostenere chi se ne sta in adorazione ascoltando della musica. Quella probabilmente è stata l’idea iniziale di questo album e che, in qualche modo, è il seme della gestazione. Poi, durante questi anni, abbiamo sempre pensato che fosse bello includere solo canzoni pensate per l’adorazione.
Il 27 giugno la presentazione nel Chiostro di San Francesco di Paola a Pedace. Perché questo luogo? Cosa vi lega adesso?
Il luogo nasce un po’ per caso, in realtà siamo legati a coloro che adesso vi abitano, la fraternità degli amici del Gesù Buon Pastore, perché un loro componente, fra Domenico, amico di Gabriele Di Nardo, batterista, e Giuseppe Di Nardo, chitarrista, faceva parte del nostro primo gruppo musicale che si chiamava Kairos. Nel frattempo lui è diventato sacerdote e ai frati, che dalla Sicilia si sono spostati da qualche mese in questo convento, abbiamo chiesto di ospitarci e loro felici ci hanno detto di sì. È come se si fosse chiuso un cerchio. Siamo tutti lì, anche fra Domenico.
Il titolo dell’album è ‘Davanti a Te’. Come ti senti quando sei davanti a Dio?
Sicuramente mi sento guardato, mi sento svelato. Più che parlare di sensazione è come essere di fronte alla verità. Sono di fronte a Lui e Lui sa già tutto, per cui anche stando lì senza dire, senza esprimere un’intenzione, so che Lui già sa e devo soltanto nutrirmi. Molti usano l’immagine dell’adorazione come il sole che ti scalda, nonostante tutto. In realtà è un nutrimento di vita costante, per cui sia se sento che se non sento mi nutre, così come nutre chiunque.
Che mondo è quello della musica cristiana? Ci sono dei cliché da abbattere o è cambiato qualcosa?
Sarei bugiardo nel dire che non ci sono cliché, ma più che altro in chi scopre che c’è un mondo della musica cristiana. Quello della musica cristiana è un mondo che si sta evolvendo professionalmente e sta raggiungendo i livelli che ci sono in tutti gli altri posti del mondo dove esistono delle realtà professionali di musica cristiana a pari merito della musica radiofonica. In Italia le cose stanno cambiando, per cui c’è un fermento di musica cristiana fatta bene, perché parlando con le persone che, ovviamente non sapendo nulla di questa esistenza, credono che la musica cristiana sia quella cantata esclusivamente in parrocchia, dal coro domenicale, ma la musica fatta professionalmente è qualche anno che esiste, serve soltanto farla conoscere.
Cosa comporta fare questo tipo di musica? Avvertite un senso di responsabilità?
La musica secondo me è sempre una responsabilità da parte di chi la fa, perché si esprimono dei concetti, si esprimono dei punti di vista che possono influenzare le persone, sia nel bene che nel male. Esprimere un cammino di fede, testimoniare l’esistenza di Dio o comunque indurre le persone a credere che ci sia speranza anche lì dove non c’è, questa è una responsabilità. È una scelta che si fa, essenzialmente perché si hanno le prove sulla propria pelle, quindi uno ci mette la faccia e siamo anche consapevoli che questa cosa comporta anche tanti malumori nei confronti delle persone che non vogliono sentirne parlare. Parlare di fede non è una cosa facile, bisogna provarci e c’è chi insomma decide di ascoltare e chi invece si rifiuta categoricamente, per cui ne siamo consapevoli.
Ogni brano è un mondo a sé. Che sensazioni ci sono dietro?
Ogni brano è sicuramente il risultato della comunione, innanzitutto tra noi che componiamo il Kantiere. Quando un brano prende vita e viene completato significa che in un qualche modo ha messo d’accordo tutti quanti, ed è una bella sensazione, perché far parte di una band significa innanzitutto, prima di fare musica, pubblicare canzoni e fare concerti, significa vivere l’amicizia, vivere la comunione, crescere in quella. Se riusciamo, grazie a quella comunione, a comporre, a realizzare una canzone, significa che quello è il frutto di un rapporto che ci lega, per cui è una bella sensazione sicuramente.
Secondo te qual è il miglior modo per cantare il Signore?
Non so quale possa essere il migliore. Quello che per me è il miglior modo di cantare il Signore è mettendoci l’amore in quello che si fa, perché Il Signore è amore. Se si fanno le cose con amore significa che il Signore è già presente. Per cui cantare anche una ninna nanna con amore significa che, anche magari inconsapevolmente, però il Signore è già presente. Se le cose si fanno con amore, sincero e non studiato e non di facciata, sicuramente il Signore è già presente. Poi tutto il resto è una conseguenza dell’amore.
Il panorama musicale è complesso. Che sguardi vi rivolgono? Cosa vi dicono?
Diciamo che sperare di avere successo con la musica cristiana in Italia è un’utopia, però devo dire che nell’arco degli anni abbiamo conquistato la stima da parte anche dei nostri colleghi musicisti, che probabilmente inizialmente non capivano stessimo facendo, poi invece hanno apprezzato una certa coerenza in quello che facevamo e devo dire che oggi giorno lo dico più che altro per una questione proprio di così come se fosse una carezza da parte di Dio, nel dire guarda è giusto quello che stai facendo. Ci sarà il concorso internazionale Catholic Music Awards in cui siamo tra i finalisti con sette candidature, questa cosa ci rende molto felici perché significa che c’è una sorta di riconoscenza in quello che stiamo facendo e questa cosa è bellissima, perché c’è qualcuno che si sta accorgendo che si smuove la fede anche in quegli ambiti in cui uno non se l’aspetta.
Spesso si dice che i giovani non vanno a messa, non sono credenti. Attraverso la vostra musica siete riusciti ad avvicinare qualcuno al mondo della fede?
Magari è anche vero che i giovanissimi non frequentano molto la messa e la chiesa, ciò non vuol dire che loro non abbiano in sé il richiamo a Dio, a qualcosa di molto più grande. Il problema è che purtroppo lo cercano in posti forse anche sbagliati. Il nostro desiderio è quello di offrire loro della musica che magari li possa in un qualche modo così far riflettere. Quando facciamo i concerti sicuramente troviamo un pubblico già consapevole e predisposto all’ascolto di quella musica, però abbiamo anche suonato in luoghi dove, insomma, si incontra chiunque e devo dire che chi ascolta senza pregiudizio penso sabbia iniziato a farsi delle domande, perché portare le persone in chiesa non è un qualcosa che avviene da un momento all’altro, bisogna porsi delle domande, fare delle ricerche in sé, bisogna intraprendere un viaggio. Noi crediamo di esserci riusciti, non noi, sicuramente la musica che facciamo magari li fa riflettere e poi ovviamente nella musica trovano tante storie, le nostre esperienze personali, trovano quegli elementi che li stimola a riflettere.
Dio ha pensato a voi per cantare. Ci sono stati dei segni?
Dio si serve di tutti. Noi facciamo musica, quindi pensiamo che si sia servito di noi perché esprimiamo la nostra fede attraverso la musica. Lui si serve di ognuno di noi con le cose che sappiamo fare. Poi, se passa del tempo e si hanno delle conferme che quello che in qualche modo si è fatto è riuscito a raggiungere più persone, ad essere così fiorito, allora quello per noi è un po’ una conferma che quello che stiamo facendo forse vale la pena continuare a farlo. Dobbiamo soltanto provare a fare le cose per bene, con fede, con sincerità e amore, e poi aspettare che, insomma, il Signore faccia il resto.
Che estate sarà?
Speriamo ricca di incontri. Ci sono diversi concerti già fissati, altri che devono essere confermati, stiamo per pubblicare l’album, quindi sarà un’estate di incontri, di concerti, di musica lungo tutto lo stivale. Ci saranno anche delle adorazioni musicali, stiamo inoltre aspettando anche delle risposte per quanto riguarda il Giubileo. Insomma, penso un’estate di energica e di incontri e di relazioni.