Cultura
Gli affreschi della Sistina e l’influsso del pensiero gioachimita

L’abate florense ha inciso profondamente sul programma iconografico di Michelangelo
La Cappella Sistina, nella quale sono rinchiusi in queste ore i cardinali in conclave, è un meraviglioso spazio evangelico nel quale aleggia la forza dello spirito santo. In essa rivivono secoli e secoli di storia dell’umanità e della Chiesa, specialmente grazie agli stupendi affreschi di Michelangelo. Nell’attesa della fumata bianca, che consegnerà al mondo cristiano il nuovo pontefice, vogliamo concentrarci su uno studio storico che svela il legame, inaspettato ma interessante, tra gli affreschi michelangioleschi e l’abate calabrese Gioacchino da Fiore.
Malcom Bull, docente di Arte e di Storia delle idee alla Ruskin School of Art dell’Università di Oxford, nell’articolo scientifico La Sistina svelata. Iconografia di un capolavoro ,apparso nel 1988 sulla nota rivista accademica di belle arti e arti decorative “The Burlington Magazine”, spiega l’influsso che il pensiero gioachimita ha esercitato sugli affreschi realizzati da Michelangelo Buonarroti nella Sistina. L’esperto inglese è riuscito a trovare una connessione tra la disposizione iconografica di questi ultimi, le geometrie concordistiche e le figurazioni simboliche della Trinità esposte nella Concordia novi ac veteris testamenti che l’abate “di spirito profetico dotato” scrisse tra il 1183 e il 1196. In quest’opera in cinque libri Gioacchino svolge la sua personale interpretazione delle Sacre Scritture, adducendo una serie di ragionamenti, intuizioni e argomentazioni e proponendo la sua teologia della storia. Essendo un capolavoro medioevale ambizioso, la Concordia si presenta coma una sorta di storia universale che parte dalle origini fino a proiettarsi verso il futuro. La storia della salvezza viene vista dalla prospettiva trinitaria, a partire dalla Creazione fino agli eventi finali. L’abate propone un sistema di corrispondente tra un evento del Vecchio Testamento e uno del Nuovo. Per mezzo di una serie di calcoli aritmetici, figure e vicende delle generazioni del Vecchio Testamento trovano riscontri nelle generazioni successive alla nascita di Gesù. In questo modo il filosofo dà senso al divenire storico, senza che ci sia un miscuglio senza senso si catastrofi apocalittiche. La Trinità imprime quindi il suo sigillo sulla Storia in tre fasi: i tre stati del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, ognuno dei quali ha un suo ordine. Le storie narrate nelle Scritture vanno comprese alla luce della Trinità. Questo pensiero gioachimita doveva essere ben chiaro a Michelangelo, quando si apprestò a lavorare agli affreschi della Cappella Sistina. Per prima cosa il Divin Artista venne a conoscenza delle idee del teologo calabrese, per mezzo delle predicazioni di Savonarola a Firenze e per mezzo di alcuni studiosi presenti a Roma nel primo cinquecento. Quando, tra il 1508 e il 1512, si accinse a lavorare agli affreschi della Sistina, in seguito alle pressanti richieste di Giulio II, ebbe come consulenti teologici due gioachimiti, il Cardinale agostiniano Egidio da Viterbo e il francescano Pietro Galatino. Il pittore organizzò l’enorme superficie da dipingere su tre registri sovrapposti: nel primo, al centro della volta, dipinse nove scene bibliche della Genesi, all’interno di una finta cornice marmorea delimitata da coppie di Ignudi che affiancano medaglioni figurati; nel secondo registro sottostante raffigurò i troni dei sette Profeti e delle cinque Sibille; nell’ultimo livello coincidente con le lunette alla sommità delle pareti e nelle vele angolari inserì gli Antenati di Cristo. L’architettura è stata concepita in modo tale che, la potente intelaiatura marmorea si fonda con le vigorose figure di uomini e donne, rappresentate isolate come sculture dipinte. Il racconto che fa Michelangelo nei suoi affreschi dell’ascesa spirituale dell’umanità verso Dio, raffigurata prima della Rivelazione (lunette, vele, pennacchi), poi nel momento della prima coscienza del divino (profeti, sibille e ignudi) fino alla completa conoscenza del Padre (Storie della Genesi) ha le sue radici anche nella Concordia di Gioacchino da Fiore. “Nessuno come Michelangelo, in tutta l’arte cristiana figurativa, ha mai rappresentato gli antenati di Gesù in modo così ampio e particolareggiato, stirpe per stirpe. In nessun testo della letteratura cristiana la successione genealogica degli antenati di Gesù gioca un ruolo così importante come nella Concordia di Gioacchino da Fiore” disse anni fa il presbitero e storico dell’arte tedesco Heinrich Pfeiffer, riferendosi alla ricerca fatta da Malcom Bull. Questo collegamento è stato stabilito grazie ad un confronto tra i dipinti michelangioleschi e i testi letterari dell’abate calabrese. Le storie di Ester, di Giuditta, di Betsabea dipinte dal genio sulla volta della Sistina sono illustrazioni dei passi contenuti nella Concordia. Gli antenati di Gesù sono collocati in epoche storiche diverse, e son sono introdotti da Gioacchino con gesti e significati specifici. Michelangelo li dipinge nelle arcate della volta, rispettando il colore e le spiegazioni precise offerte dal fondatore dell’Ordine florense. In più la studiosa Paola Guerrini, nell’opera “In ricordo del futuro – Gioacchino da Fiore e il Gioachimismo attraverso la storia”, a cura di Fabio Troncarelli, svela il legame tra gli affreschi di Michelangelo e le tavole III e IV, VII e VIII, XVIIIa e XVIIIb del Codice Reggiano del Liber Figurarum, il codice miniato che rappresenta la più rilevante raccolta di teologia figurale e simbolica fatta da Gioacchino da Fiore, in cui è presentata la teologia trinitaria della storia e l’esegesi concordistica della Bibbia. In quest’opera, una delle principali fonti della Divina Commedia, l’abate introduce le immagini sinottiche della Concordia in rapporto al susseguirsi delle generazioni, le Concordanze di personaggi del primo e del secondo stato, la sinossi della Concordia di personaggi biblici e di persecuzioni storiche. Guerrini ha tracciato i parallelismi tra le figure gioachimite e quelle della volta della Sistina.
Speriamo che la meraviglia creata dal divin artista possa ispirare presto i cardinali nella scelta del papa