Chiesa
Solennità della Pentecoste

Lo Spirito è un soffio divino, un vento, un respiro che diventa forza e vita. La parola ebraica per indicare lo spirito è “ruah” (femminile) che significa “soffio”, “vento” ma anche “spirito santo”, “ispirazione divina”. Il secondo versetto della Genesi recita: “La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque”. Nell’Antico Testamento è presente l’idea della divinità intesa come spirito (in greco “pneuma” cioè “vento”, “soffio”, “respiro”), perché il soffio dà la vita. Nelle religioni politeiste era in voga la concezione del cosmo come di un grande uomo che recava in sé il soffio della vita, riprodotto a sua volta nell’uomo in quanto microcosmo. Dio trasmette lo Spirito Santo ai suoi eletti per renderli partecipi della sua natura. I capi di Israele (da Mosè a Giosuè, da Davide a Salomone) ricevono la loro saggezza, il loro coraggio, la loro forza come doni dello Spirito Santo. I profeti (da Isaia a Geremia a Ezechiele) guideranno il popolo in nome dello Spirito Santo, parlando al posto di Dio. Giovanni ricorda che Gesù promette ai suoi seguaci che avrebbe inviato, dopo la sua morte, il Paraclito Consolatore, mentre nel Vangelo di Matteo Cristo invita i suoi discepoli ad andare a battezzare in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Gli Atti degli Apostoli narrano della discesa dello Spirito Santo (l’attuale solennità della Pentecoste) su un gruppo di discepoli timorosi di essere catturati dai Romani, per aver seguito gli insegnamenti del Cristo crocifisso. Lo Spirito Santo li rincuora e li fa rinascere. Nasce la comunità dei seguaci del Risorto. Già nei Vangeli è anticipata la dottrina della Trinità, un’essenza teologica difficilmente accessibile alla mente umana. Sant’Agostino nel “De Trinitate” svela il fondamento stesso del mistero trinitario: l’amore che lega le tre persone divine. Il senso della Trinità ruota attorno all’atto d’amore, alla “caritas” dello Spirito Santo, alla carità con cui il Padre ama il Figlio e il Figlio ama il Padre, uniti in comunione l’un l’altro dallo Spirito. L’immagine della Trinità è stata poi inserita nel “Credo”, simbolo niceno-costantinopolitano perché nato a Nicea e a Costantinopoli. In quest’atto di adesione alla sua dottrina cristiana il fedele recita: “Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti”. È la dichiarazione di amore che il fedele rivolge al suo Dio uno e trino, consapevole di essere ricambiato dal Padre con un amore immenso ed eterno.