Casa San Francesco è in difficoltà

A rendere manifesto lo stato di difficoltà è il direttore Pasquale Perri

“Mi ritrovo a scrivere con sincero imbarazzo, ma con altrettanto desiderio di trasparenza e e di verità per rendere manifesta la situazione di grave difficoltà che attualmente vive Casa San Francesco”. A rendere nota la situazione è Pasquale Perri, direttore di Casa San Francesco. “Di giorno in giorno la nostra opera tende ad ammortizzare fenomeni di impoverimento sempre più estesi e complessi, che si manifestano sul territorio dell’intera area urbana di Cosenza. Attuiamo la nostra Mission, chiaramente ispirata alla testimonianza evangelica di Francesco d’Assisi, attraverso i numerosi servizi ad accesso libero ed incondizionato: la mensa ed il sostegno alimentare alle famiglie, il centro di raccolta e guardaroba, le docce ed i servizi d’igiene, l’accoglienza di emergenza, le tante altre soluzioni di prossimità relazionale a chiunque viva situazioni di disagio e di esclusione sociale. Per tutto ciò non sono mai esistiti limiti, se non quelli logistici per l’ospitalità notturna, nonostante questi servizi non abbiano mai goduto di alcun contributo economico, ad esclusione delle periodiche forniture dei prodotti da Banco alimentare, delle quotidiane rimesse in natura di alcune attività alimentari e dolciarie della città e dei farmaci inviati da Banco Farmaceutico. Le donazioni monetarie che riceviamo sono davvero minime e ben rappresentando i diffusi livelli di difficoltà economica della nostra gente. Quello che non manca è il desiderio comune di darci aiuto con il volontariato, specie da parte di medici ed operatori sanitari. Assicuriamo forme di intervento più strutturato all’interno delle nostre Comunità di accoglienza residenziale, che contano una capienza complessiva di 85 posti ripartiti nelle diverse tipologie di utenza uomini, donne e disabili (esclusi gli stranieri presenti nel Centro per richiedenti Protezione Internazionale), a fronte di bisogni assistenziali condizionati dall’assenza di riferimenti familiari, dalla mancanza di una casa e di mezzi di sostentamento, e spesso da forme di disabilità e di dipendenza. Quaranta di questi rappresentano la nostra accoglienza “francescana”, gli altri 45 sono oggetto di convenzione con il Comune di Cosenza che è a capo di un ambito territoriale sociale che unisce altri 13 comuni. Ed oggi è davvero emergente lo scenario che si va definendo in questo ambito (ma forse anche in altri), i cui effetti stanno compromettendo sin da ora l’erogazione delle prestazioni sociali all’interno di tutte le strutture residenziali e semiresidenziali. A causa delle insufficienti risorse assegnate dalla Regione Calabria, divenute tali per l’accresciuto volume di spesa, non solo si ravvisa la grande difficoltà a garantire la prosecuzione dei servizi per le persone già accolte dal 01/01/2025, ma di fatto appare bloccata la possibilità di procedere a nuovi inserimenti per tutto l’anno, pur per istanze gravi ed indifferibili. A determinare tale maggiore fabbisogno finanziario ha in parte influito quanto accaduto lo scorso anno, allorché nelle more della riorganizzazione del sistema dei servizi socio-assistenziali (in ottemperanza alla DGR 503/2019 ed alle sue integrazioni e modifiche) non solo si è proceduto al rilascio delle autorizzazioni e degli accreditamenti alle strutture esistenti, ma rilevando nuovi bisogni sul territorio sono state autorizzate e accreditate anche altre tipologie di strutture e di servizi. Tutto ciò probabilmente, senza fare ricorso ad adeguati strumenti di programmazione e budgeting, che facilitassero la pianificazione delle risorse assegnabili in previsione della sostenibilità dell’intera rete dei servizi residenziali e semiresidenziali, specie di quelli preesistenti. Se è indiscusso che le accoglienze nelle comunità socio-assistenziali debbano essere una risposta temporanea a forme di disagio, che con l’impiego degli adeguati strumenti educativi, trovino migliori e più autonome soluzioni, è pur vero che le categorie di vulnerabilità sociale e sanitaria, rilevabili nelle nostre realtà, siano diverse, per origine, forma e complessità, e spesso i servizi a cui si fa accesso sono sostitutivi di altri, di maggior costo e spesso drammaticamente carenti. Basti pensare all’elevata presenze di persone con problemi psichiatrici all’interno delle comunità socio-assistenziali, che non trovano accesso in strutture terapeutiche. E poi quelle affette da dipendenze, sottoposte a detenzione domiciliare o a pene alternative, quelle che invecchiano in cattiva salute, quelle prive di alcun riferimento familiare, parentale ed amicale. Non si possono dare risposte semplificate a tutto ciò! Soprattutto quando non si vivono sul campo le cronicità di una povertà sempre più diffusa, che rischia di esplodere, rimanendo privi di servizi. Senza considerare le conseguenze sul piano occupazionale all’interno di realtà organizzative che hanno il capitale umano e professionale quale risorsa prevalente, se non addirittura esclusiva. Occorre non solo leggere i bisogni dei nostri territori e rispondere ad essi, ma anche raccontarli nella loro realtà, nelle loro dimensioni sociali ed economiche. Bisogna comprendere l’impatto che questi problemi hanno sulle nostre comunità e il ruolo che i diversi attori del sistema di accoglienza hanno non solo nel produrre interventi efficaci, ma anche nel proporre un diverso modo di pianificare e di agire. Non lasciamo che i nostri valori si perdano nei temi della sostenibilità economica e che diventino dominio di logiche amministrative e di “mercato”. Casa San Francesco, al di là delle sue innumerevoli fatiche quotidiane, note e considerate da pochi, mantiene ferma la volontà di generare cambiamento per rendere davvero più buona e più bella la vita per tanti, ma necessita, oggi più che mai di far sentire la sua voce e di tendere la mano per chiedere aiuto.