Origini dell’Ordine agostiniano

La famiglia religiosa si ispira all’insieme di regole emanate dal famoso vescovo di Ippona

L’Ordine degli Agostiniani, a cui appartiene il neo eletto papa Leone XIV, è una delle famiglie religiose più antiche nella storia del cristianesimo. Trae ispirazione dagli insegnamenti e dalle regole emanate da uno dei più grandi Padri della Chiesa, Sant’Agostino d’Ippona. Nato a Tagaste nell’attuale Algeria nel 354, e morto ad Ippona nel 430 d.C., ricevette un’educazione cristiana dalla madre Monica, ma non ne seguì subito l’esempio, trascorrendo l’adolescenza all’insegna del disordine morale. Si appassionò alla retorica, al teatro e ad altri svaghi, assunse un atteggiamento polemico nei confronti della Bibbia, si avvicinò al manicheismo ma maturò presto l’idea di cercare la verità. L’insegnamento religioso della madre e i sermoni del vescovo Ambrogio lo aiutarono a convertirsi al cattolicesimo, permettendo alla luce di Cristo di illuminare l’anima di un pagano, che si era sempre detto “gonfio di boria a furia di darsi delle arie”. Il santo sperimentò, nei suoi scritti, il continuo legame fra contenuti teologici e orientamenti filosofici. Tra i suoi capolavori più importanti si ricordano il De Trinitate, nel quale indaga sulla questione della Trinità a partire dalla Sacra Scrittura, il De doctrina Christiana, con cui insegna a interpretare la Parola di Dio, e Le Confessioni, il suo più celeberrimo capolavoro, che sono un dialogo continuo che Agostino intrattiene con il Padre Eterno, ripercorrendo le tappe della sua esistenza e riflettendo sul significato del tempo, sulla bellezza della creazione e sull’infinita misericordia di Dio. Per il “Doctor Gratiae” non esisteva altro che l’anima, con i suoi sussulti e le sue contraddizioni. Inseguì Dio usando il linguaggio della preghiera, anche là dove Dio si nascondeva ai suoi occhi, attendendo con la pazienza di chi ama il trascendente e cerca di comprenderne la volontà. Meditando sulla sua vita cristiana, pervenne all’intuizione di un’esistenza monastica secondo lo stile degli apostoli e della prima comunità di Gerusalemme. Il suo pensiero è contenuto nel breve testo Regola per i servi di Dio (Regula ad servos Dei), che rappresenta un codice stabile di norme che scandiscono e orientano una comunità religiosa. I pilastri della Regola agostiniana sono: l’amore tra i monaci e tra questi e il loro superiore, la vita cenobitica condotta nella comunione dei cuori, l’attenzione costante alla preghiera, la pratica penitenziale, la premura per gli ammalati, la carità e povertà evangelica, l’ascesi, la castità, il perdono delle offese, l’obbedienza e l’esortazione alla sua osservanza. L’Ordine degli Agostiniani nacque a partire dal rispetto di questi precetti lasciati dal dottore della Chiesa, insieme alla cura per l’insegnamento, per la predicazione, per la gestione delle parrocchie e dei santuari, e per le opere sociali rivolte a poveri, migranti, emarginati ed anziani. Il tratto distintivo dell’Ordine è l’equilibrio tra esistenza comunitaria, studio e missione, che si rispecchia nel motto “Charitas et Scientia” (Carità e Conoscenza). La carità, nella visione agostiniana, è via per giungere alla verità e lo studio è un servizio rivolto ai confratelli e alla fede. Il legame con l’altro per costruire l’unità – alla luce di quanto tramandato dal Padre della Chiesa –  è fondamentale perché rappresenta la base della santità. La fondazione ufficiale dell’Ordine, ispirato al vescovo di Ippona, risale al XIII secolo, precisamente al 16 dicembre 1243, quando papa Innocenzo IV emanò la bolla Incumbit nobis, con cui invitò la comunità di eremiti della Tuscia diffusa in Alto Lazio e Bassa Toscana, fino ad allora organizzata in monasteri autonomi, a riunirsi per formare un nuovo ordine monastico seguendo la regola di Sant’Agostino. Dopo qualche anno sorse l’Ordo Eremitarum Sancti Augustini, che si consolidò a partire dal 1256 sotto papa Alessandro IV. La nuova famiglia religiosa conobbe una massima diffusione a partire dal cinquecento, in rapporto alla fioritura della cultura umanistica e alle grandi scoperte scientifiche. I monaci portarono avanti il messaggio evangelico mediante progetti missionari, che toccarono vari territori tra cui le Americhe, l’Asia e l’Africa. Nel 1551 vide la luce la prima comunità agostiniana a Lima in Perù, una realtà molto importante per papa Prevost, che ha trascorso in Latino America molti anni a servizio della Chiesa e della comunità locale. Il settecento non fu del tutto proficuo per l’Ordine, a causa delle politiche laiche illuministiche e per via della chiusura di numerosi monasteri, imposta dall’imperatore asburgico Giuseppe II, che confiscò molti beni appartenenti ai monaci. Nell’ottocento questa famiglia religiosa rischiò di essere completamente soppressa in vari paesi europei, per colpa delle leggi eversive varate contro le realtà monasteriali. A partire dalla seconda metà del XIX secolo, tuttavia, l’intervento di papa Leone XIII (1878-1903) fu provvidenziale, in quanto salvò l’Ordine dall’estinzione permettendone la rinascita. Il carisma agostiniano è contraddistinto da una profonda devozione per la Beata Vergine Maria, dall’amore per lo studio filosofico e teologico e dalla propensione a divulgare la parola di Dio, mediante le missioni. Appartennero a questa sacra realtà il grande riformatore Martin Lutero, che fu frate agostiniano prima di prendere le distanze della Chiesa romana con la riforma protestante, Gregor Mendel, abate agostiniano originario della Boemia, padre della genetica, ma anche Santa Rita da Cascia, San Nicola da Tolentino e San Tommaso da Villanova. Riguardo all’arrivo degli Agostiniani in Calabria, è difficile stabilire delle date precise. Seguendo le relazioni del 1650 dei conventi di Paola (1145) e di Fuscaldo (1162), si può ipotizzare che già nel XII secolo, prima della canonica istituzione dell’Ordine (1256), esistessero degli insediamenti eremitici che si ispiravano ad Agostino (i cenobi). Alla fine del quattrocento l’Ordine agostiniano in Calabria non aveva ancora una precisa fisionomia. I monasteri esistenti di Paola, Fuscaldo, Tarsia, Acri, Monteleone, Cosenza, Belvedere, Terranova, Bucchigliero e Amantea ricadevano sotto la giurisdizione della Provincia di Terra di Lavoro o Napoletana. Elemento fondamentale per lo sviluppo e la diffusione degli Agostiniani in Calabria fu la penetrazione del movimento di “Riforma” che, nel dialettico rapporto tra “conventuali” e “osservanti”, proponeva di vivere coerentemente la Regola di S. Agostino e le Costituzioni dell’Ordine. Già avviata nel secolo XIV in altre regioni d’Italia, la “Riforma” era favorita dai superiori dell’Ordine, che approvavano e sostenevano il sorgere di Congregazioni di Osservanza, svincolate dalla giurisdizione dei provinciali e sottoposte alla propria giurisdizione, sotto la direzione di un vicario. L’esigenza di una genuina fedeltà agli ideali delle origini si ebbe tra la fine del quattrocento e gli inizi del cinquecento, con l’opera di padre Francesco Marino da Zumpano (1455-1519), operativo nei conventi di Aprigliano, Soverato, Nocera, Francavilla e Bombile. L’opera zumpana fu centrale, in quanto sancì l’autonoma sistemazione giuridico-amministrativa dei conventi calabresi dalla Provincia Napoletana, e la successiva nascita della Provincia di Calabria (1539). Un altro riferimento è quello di Santa Maria di Collereto, fondata nel 1545 da padre Bernardo Milizia da Rogliano (1519-1602) e approvata da Pio IV con la bolla Cum a nobis petitur (1561). Si aggiunse nel 1616 la Congregazione degli Agostiniani Scalzi, con la nascita del primo convento a Castiglione (frazione di Falerna – Catanzaro), soppresso poco dopo, seguito da quello di Tropea, di Monteleone e di Lago. La penetrazione dell’Ordine privilegiò le zone rurali piuttosto che i grandi centri urbani. I conventi era dislocati, per lo più, a breve distanza dai centri abitati, lungo le principali vie di comunicazione. Ciò consentiva un rapido collegamento tra i diversi eremi, facilitando l’azione di apostolato nei centri vicini a quello scelto come sede principale. Un ruolo fondamentale fu svolto dalle università locali, che promossero l’apertura di numerosi conventi come centri di azione pastorale, allo scopo di fronteggiare l’inadeguata assistenza spirituale del clero secolare, e di stimolare sempre di più l’insediamento degli Agostiniani nelle aree rurali. Gli atenei contribuirono al sostentamento dei frati con donazioni ed elemosine. Le università di Rovito, Zumpano e Papanice, per esempio, incentivarono la nascita di nuovi cenobi pur di avere presenze stabili di monaci, senza chiedere impegni formali. La bolla Instaurandae regularis disciplinae di Innocenzo X del 1652, tuttavia, impose la soppressione di tutti quei romitori, nei quali vi era un esiguo numero di religiosi dimoranti. Tale disposizione colpì 19 delle 30 comunità agostiniane calabresi. Seguirono delle proteste che portarono, a distanza di due anni dalla bolla papale, alla riapertura di vari monasteri (Belforte, Belvedere, Castelvetere, Melissa, Strongoli e altri). Non bisogna infine dimenticare le Monache Agostiniane partite, nel giugno 2009 dall’Eremo di Lecceto, vicino a Siena, per approdare a Rossano in Calabria, dove hanno deciso di radicarsi nuovamente dopo secoli di assenza. Sono dedite alla preghiera, alla vita fraterna, alla carità e all’amicizia. Il loro monastero, ubicato sulla sommità di una collina tra il Mar Ionio e la Sila greca, si presenta come una città posta sul mare. Questo luogo di silenzio e raccoglimento, benedetto nel 2019, è adeguato ad accogliere una vita solitaria, all’insegna del completo abbandono a Dio. Per maggiori approfondimenti si consiglia la lettura del testo L’ordine degli agostiniani in Calabria (Pellegrini 2024) a cura di Luigi Renzo.