Chiesa
Per una comunicazione che non si gonfia ma si compiace della verità

Udienza di papa Leone ai giornalisti in aula Paolo VI. No a una comunicazione aggressiva e che cerca il consenso a tutti i costi
“L’impegno di portare avanti una comunicazione diversa, che non ricerca il consenso a tutti i costi, non si riveste di parole aggressive, non sposa il modello della competizione, non separa mai la ricerca della verità dall’amore con cui umilmente dobbiamo cercarla”.
Papa Leone XIV conosce la tentazione, spesso consumata, dei media, di scrivere per ottenere l’applauso di questo o di quello. Sa evidentemente che spesso il modello di comunicazione è scelto in vista del click o del like a tutti i costi. Ha chiesto una comunicazione che non si gonfia, ma si compiace della verità, parafrasando l’inno all’amore di San Paolo.
Agli operatori dei media papa Leone non ha parlato da giornalista. Ha parlato da costruttore di quei ponti che mettono pace tra i confini. Per questo ha invocato “una comunicazione disarmata e disarmante”.
Ha parlato da compagno di viaggio in una realtà presente che chiede di essere affrontata con responsabilità per generare la pace. Questo tesoro prezioso non richiede la ricerca del consenso a tutti i costi, né la giustificazione di logiche perverse di conflitto, né parole aggressive, che spesso travalicano i limiti recando con loro danni di cui vittime sono gli indifesi e gli ultimi. Leone ha richiamato il discorso del monte di Gesù: “beati gli operatori di pace”. I comunicatori lo sono ogni qual volta scelgono come loro bussola non la competizione, ma l’edificazione. Così ha proseguito: “La pace comincia da ognuno di noi: dal modo in cui guardiamo gli altri, ascoltiamo gli altri, parliamo degli altri; e, in questo senso, il modo in cui comunichiamo è di fondamentale importanza”. È il paradigma di un giornalismo incarnato, che non volge lo sguardo alla verità della storia, ma la abita da dentro per cogliere la bellezza dell’uomo.