La luce come strumento di conoscenza. Inaugurata la mostra “Lumen” a Cosenza

Melicchio si rifà all’Aquinate e al suo concetto di luce come mezzo di connessione tra il visibile e l’invisibile

La galleria nazionale di Cosenza ospita, fino all’8 giugno, la mostra Lumen dell’artista Massimo Melicchio. Si tratta di un vero e proprio viaggio sensoriale e spirituale, in cui la luce gioca un ruolo essenziale che è quello di essere motore delle emozioni e dei sentimenti. Melicchio, da bravo artista e docente, si è rifatto agli studi filosofici sul tema della luce e, in particolare, a quelli di Tommaso D’Aquino. Per il famoso teologo medioevale, inizialmente, il “tema della luce” non era un argomento centrale né un elemento strutturale della realtà, per cui non era annoverato tra i sostenitori della cosiddetta “metafisica della luce”. Tuttavia l’Aquinate arrivò a parlarne nella Summa theologiae, trattando della creazione del mondo e di Dio creatore di ogni cosa, e commentando le Sententiae di Pietro Lombardo e il De anima di Aristotele. Tommaso D’Aquino, presentandosi specificamente come seguace del filosofo macedone, di cui sosteneva la fisica e la cosmologia, riteneva che la luce caratterizzasse “qualcosa” in grado di rendere possibile il significato originario della parola, permettendone la visione. In più la concepiva come l’elemento capace di stimolare le altre facoltà cognitive, al fine di ottenere la forma di conoscenza ad esse più appropriata. La luce, quindi, aiuta a osservare attraverso gli occhi del nostro corpo, ed è il mezzo attraverso il quale il sole e gli altri corpi celesti influenzano il nostro mondo, oltre ad essere connessa al calore naturale e ai favori della vita. Non è né un corpo né una forma o sostanza o una forma sostanziale, ma è la “qualitas activa” del sole e degli altri corpi auto-illuminanti. Poiché ha una virtù manifestativa, se ne può parlare anche metaforicamente, in tutti i casi in cui si ha una forma di visione o di conoscenza materiale. Per questo Tommaso scrisse: “Divina sapienta lux dicitur, prout in puro actu cognitionis consistit” (la luce divina è detta sapiente, poiché consiste nell’atto puro della conoscenza). Melicchio, raccogliendo quest’eredità culturale, esplora la luce anche come dispositivo per scrutare l’interiorità, per pervenire al sapere immateriale, per connettere il visibile con l’invisibile e il passato con il presente. In questo modo l’arte diventa una forma attiva di spiritualità e di sensorialità. L’artista ha voluto arricchire la sua mostra, dando spazio anche “luminarie” e alle tradizioni religiose del Meridione. Interessante la figura di Topolino, simbolo della cultura pop, che attraversa le vie di Cosenza, spinto dalla curiosità e dalla volontà di conoscere. La retrospettiva è composta da più installazioni site-specific ed è in continua evoluzione, nutrendosi dei gesti e delle parole dei visitatori, che hanno la possibilità di partecipare a dei laboratori creativi. In questo modo l’iniziativa assume la forma di un luogo di condivisione. Melicchio, che ha ricevuto il sostegno di Ellebi Lab, si conferma un “tessitore di memorie”.