Cultura
“Codex”: opere d’arte e documenti d’archivio in mostra nella Biblioteca Vaticana

La collaborazione con varie partnership mira alla ristrutturazione della Sezione Archivi e alla digitalizzazione del patrimonio cartaceo
Il Salone Sistino e il Vestibulum della Biblioteca Apostolica Vaticana (BAV) hanno accolto, fino al 2 giugno, la mostra intitolata Codex, nata dalla collaborazione tra la medesima istituzione e la Colnaghi Foundation, un ente di beneficienza che promuove l’educazione del pubblico attraverso la valorizzazione delle arti decorative, in particolare di quelle antiche, rinascimentali e barocche. Lo scopo del progetto espositivo è stato quello di creare un collegamento visivo e semantico tra il mondo dell’arte e quello bibliotecario. I capolavori di artisti come Michelangelo, Caravaggio, Bernini, Tintoretto, Guido Reni, Sebastiano del Piombo e Sofonisba Anguissola, provenienti da collezioni private, hanno “dialogato” con i loro mecenati tra cui i pontefici Clemente VII, Paolo V e Urbano VII, attraverso una raccolta di manoscritti conservati presso la BAV. Il legame tra opere d’arte e documenti d’archivio testimonia l’azione diplomatica della Santa Sede, che ha sempre promosso la comprensione tra le nazioni per mezzo del patrimonio culturale. Perché “Codex”? “È un termine librario – come ha specificato Candida Lodovica de Angelis Corvi, curatrice della mostra – che ha valore di codice cifrato condiviso tra committenti, artisti, intellettuali e mecenati delle arti, accomunati da arte e memoria”. Di Michelangelo sono stati esposti uno schizzo a sanguigna, studio per una figura della Cappella Sistina, e un frammento murale a carboncino preso dalla cucina di Casa Buonattori a Settignano con un nudo maschile di tre quarti, forse un tritone o un satiro. A queste immagini sono stati associati autografi e disegni del pittore, conservati nella BAV. In rassegna era presente anche un dipinto di Anthony Van Dyck, raffigurante Pietro penitente in una scena drammatica dentro un ambiente naturale. Paolo III con tanto di camauro è il soggetto del quadro di Tiziano risalente al 1546, contraddistinto da una certa introspezione psicologica e da un accentuato cromatismo. Clemente VII compare nel dipinto di Sebastiano del Piombo, il quale firmò anche un contratto per realizzare un’opera per la chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma, anch’esso esposto. Tintoretto ha ritratto il cardinale Marcantonio da Mula, diplomatico della Repubblica di Venezia che partecipò al Concilio tridentino, con pennellate vibranti e con un acceso virtuosismo pittorico. Caravaggio dipinse un olio su tela con la figura di Francesco Barberini, che si staglia su uno sfondo scuro con un gioco di luci e di ombre, con lo sguardo stanco, le mani allungate e la resa meterica. A questo capolavoro si collega il documento di pagamento per tre dipinti da parte del vescovo di Gunnio. Presente anche una versione caricaturale di Barberini ad opera di Bernini. L’ape dello stemma di Casa Barberini spicca nel pregiato martello cerimoniale del primo quarto del XVII secolo, esposto in una vetrina. Alle pareti del Salone Sistino è stata affissa una rappresentazione del Concilio di Nicea, di cui quest’anno ricorrono i 1700 anni dalla sua indizione. La retrospettiva ha visto la luce in seguito alla stesura di un protocollo di intesa tra la Biblioteca Apostolica e Colnaghi, che prevede progetti per la digitalizzazione dei documenti papali a rischio di deterioramento. Questo servirà a “salvaguardare e rendere maggiormente disponibile alla consultazione pubblica il nostro patrimonio” ha spiegato don Mauro Mantovani, prefetto della BAV. La trasformazione in digitale, che ha già interessato 30 mila degli 80 mila documenti del Salone Sistino, è a cura dell’Associazione dei mecenati della Biblioteca Vaticana, parte di Colnaghi, che impiega scanner altamente tecnologici. Sono previste anche la ristrutturazione architettonica, la riqualificazione e la valorizzazione della Sezione Archivi della BAV, a cura dello studio internazionale David Chipperfield. Questi lavori sono parte di un progetto quinquennale di ampliamento e di recupero dello spazio nella Biblioteca. Bergoglio aveva già messo a disposizione, mediante un chirografo, uno spazio più vasto al Laterano per lavorare alla tutela dell’intero patrimonio. Codex ha lanciato un messaggio di unità nell’ambito della storia della Chiesa, creando un raccordo tra opere culturali, espressione di diverse civiltà, spazi e significati specifici. L’iniziativa è preziosa per i ricercatori, i quali potranno studiare i capolavori e indagare i documenti d’archivio connessi ad essi, per scoprire maggiori dettagli sui committenti e sui periodi storici.