Città
Dario Brunori all’Arca di Noè a Carolei, un incontro che sa di famiglia

Strumenti in mano, si sente “Il mondo è un’arca di Noè che va perduto alla deriva” del cantautore romano Francesco Mannarino. Lui entra sorridendo, batte le mani a tempo. Brunori Sas, al secolo Dario Brunori, è così come lo vedi: schietto, genuino. Arriva con il peso sincero di chi sa di trovarsi in mezzo agli amici. Il debuttante, la vera rivelazione di Sanremo, come è stato definito, è tornato forte in un luogo che conosce bene: l’Arca di Noè a Carolei, la cooperativa che è anche fattoria sociale e didattica che accoglie ragazzi disabili. Qui si respira serenità e gioia. I ragazzi, alcuni sono ormai volti storici, trascorrono le giornate impegnati in corsi di musica, di teatro, laboratori di ceramica, pet therapy. Non ci si annoia mai, tra le attività e un bell’orto da curare c’è anche spazio per socializzare a tavola. Ed è proprio qui, in questo bel microcosmo quasi nascosto, che Alessandro e Fabio, i due fondatori, accompagnati da volontari e operatori, ogni giorno piantano semi di felicità. Il poeta brutio, che è riuscito ad unire i calabresi superando i campanilismi, è tornato sul ‘luogo del delitto’: la location dove lo scorso 2 febbraio, in barba ad un tempo da lupi, come ci ha confidato Franca, una delle storiche operatrici, ha girato il videoclip de ‘L’albero delle noci’, il brano presentato a Sanremo che ha conquistato il terzo posto. A sostenerlo c’erano anche i ragazzi dell’Arca: “L’abbiamo sostenuto, in casa famiglia abbiamo visto insieme la serata finale del Festival. Abbiamo realizzato uno striscione e con le noci abbiamo scritto ‘Forza Brunori’, è rimasto affisso al cancello forse per due mesi”, racconta. “Sono venuto perché so che mi avete rovinato la canzone”. Come un bravo intrattenitore dalla battuta pronta, Dario si rivolge ai ragazzi, prima, però, è tempo di saluti, attraversa la sala stringendo le mani a tutti. “Dirige l’orchestra il maestro Eugenio Prete”. Sul ‘palco’ Dario non è solo: i ragazzi riprendono i loro strumenti, è tempo di cantare. Tenere e commoventi le note di quel piccolo tesoro di cantautorato sono un omaggio alla figlia Fiammetta, alla forza delle radici e della famiglia, si diffondono nell’aria. Fare musica, si sa, è cosa seria: al maestro Eugenio Prete, di tanto in tanto si affiancano il batterista di Brunori, Massimo Palermo, e Jo Di Nardo, chitarrista di Kantiere Kairòs. Giro di prove, un video in cui i ragazzi dicevano di essere pronti e che a mancare era solo la sua voce. Tempo un battito di ciglia e Dario è arrivato. Insieme a lui, Simona Marrazzo, musicista e compagna nella vita di Dario, e Mammarella Sas, la signora Mariastella, che vanta avi illustri (per chi non lo sapesse è pronipote del musicista cosentino Stanislao Giacomantonio). La sala è gremita, insieme ai ragazzi, agli operatori, ad Alessandro Scazziota, uno dei fondatori dall’aria hippy e dal cuore buono, c’è anche don Leonardo, sacerdote di Carolei. “Non sapevamo della presenza della moglie e della mamma, è stato un ulteriore regalo per noi. I ragazzi erano felicissimi”. Un paio di ore di allegria, tra musica, fotografie e autografi. Non è mancato il momento dello scambio dei regali e le battute su quella stufa che si vede nella clip del brano e a cui poi Brunori si è affiancato per uno scatto e che ormai nell’immaginario collettivo è la ‘stufa di Brunori’. ‘Famiglia’ forse è la parola giusta per raccontare una giornata dal sapore straordinario: “Ognuno dei ragazzi ha esternato le proprie emozioni, si sono complimentati con lui per il brano. Erano contentissimi perché Dario era venuto a conoscerli”. Brunori è ormai uno di casa: “È stato un incontro veramente familiare, poi non è la prima volta che viene, è stato qui a sorpresa lo scorso anno il giorno della festa d’estate, festeggiò da noi il compleanno della figlia”. Ne ha fatta di strada quel ragazzo che non si è arreso. Continua a cantare la bellezza dei sentimenti e scrive canzoni che sono “sberle in faccia per costringerti a pensare, canzoni belle da restarci male”. Perché in fondo Dario è quell’amico che tutti vorremmo avere. È il ragazzo che imbraccia la chitarra e canta ai falò, è quello che con i suoi testi prende la vita a morsi. Ne ha scalato di montagne. Dalle esibizioni nelle piazze ai grandi palchi, tra una canzone e l’altra diverte e intrattiene il suo pubblico. Ai brunoriani di lunga data se ne sono aggiunti di nuovi. Sempre fedele a se stesso, è rimasto così com’è, non si è montato la testa, è sempre lì, con la battuta pronta. Intelligente, con la sua ironia colta e raffinata porta in giro le radici calabresi e canta l’umanità: “Tutti, dopo aver visto il video mi chiedono dove si trova quel posto meraviglioso e io gli dico: venite a Carolei a visitarlo. Non è il posto che è meraviglioso, è l’umanità che lo popola che è meravigliosa. Grazie, di cuore, ci sarò sempre per voi”, il saluto del cantautore. Lui porta con sé la tazza di ceramica realizzata dai ragazzi per il trentennale dell’Arca, le foglie di alloro e il miele per un infuso corroborante. Loro il ricordo di una giornata di emozioni e musica. Un abbraccio, la promessa di rivedersi presto. Grazie, Dario!