Cultura
Quando il canto è una vocazione

Romilda Cozzolino è in nomination come miglior voce femminile al Catholic Music Awards
“È un dono, una grazia inaspettata perché era difficile veramente che venissi nominata tra tutti quei nomi”. Ancora oggi Romilda Cozzolino fatica a credere che sia successo proprio a lei. La giovane cantante mendicinese ha ricevuto la nomination come miglior voce femminile italiana ai Catholic Music Awards, l’evento, alla sua prima edizione- ideato dalla Fundacion Ramon Pané (Spagna) con il patrocinio del Dicastero per la Comunicazione del Vaticano- pensato per esaltare, riconoscere e promuovere la creatività di compositori, cantanti, musicisti, produttori, ingegneri del suono e fonici, che hanno contribuito a evangelizzare attraverso la musica le cui premiazioni si svolgeranno a Roma i prossimi 26 e 27 luglio. Il racconto dell’aver visto il suo nome lì, tra i finalisti sembra quasi un racconto d’altri tempi. Se oggi i giovani si affaticano per sfondare nel mondo della musica andando a caccia di opportunità come segugi, lei no, vive tutto come una testimonianza: “Ho letto la notizia alle due di notte. Dopo aver pregato sono andata sul sito per vedere se erano usciti i risultati. Non sono riuscita a pensare, ho metabolizzato il giorno successivo. Ho pensato semplicemente che era l’ennesima conferma da parte di Dio che mi vuole su questo cammino che ogni giorno metto in dubbio, quindi l’ho vista come un’ennesima risposta da parte dell’Alto”. La nomination arriva in un momento abbastanza particolare, “sicuramente pieno di progetti, di lavoro, di percorsi che stanno volgendo al termine. La musica resta un punto fermo in tutto quello che sta cambiando nella mia vita”. Titolo del brano è Perla, dedicato a sua nipote che, nata al quinto mese di gestazione, ha vissuto pochi minuti, per poi volare tra le braccia del Padre: “Per quanto il momento sia stato doloroso, in realtà l’evoluzione del brano, la sua elaborazione è stata veramente molto semplice ed è stata nella totale serenità. È stata come una sorta di cura che mi è venuta appunto dall’alto, da mia nipote, non lo so, perché con questo brano diciamo che ho curato il dolore per la sua perdita ed è stato un modo per tenerla sempre con me, quindi paradossalmente la gestazione di questo brano è stata molto serena”. La forza della fede si sente tutta, nella potenza della voce, sulla pelle, nell’aria. Romilda è testimonial di chi la abbraccia così, nella sua totalità, e la racconta senza vergognarsi. La canzone l’ha critta per celebrare l’importanza della vita che prescinde dalla durata terrena, perché, come lei stessa afferma “vale la pena vivere al di là del tempo, non occorrono cento anni per compiere la propria missione. Mia nipote mi ha insegnato che anche in due minuti si può compiere la propria missione, quella di essere figli di Dio e portare armonia tra le persone. Al di là del tempo l’importante è ritornare a Dio con la consapevolezza di aver compiuto la propria missione anche se si è vissuto poco”. La prima volta in musica e voce è difficile da spiegare: “Ho trattenuto le lacrime, ho sentito mia nipote molto vicino e ho sentito di aver realizzato qualcosa per lei e di aver suggellato sulla terra la sua presenza. Ecco, questo ho provato”. La strada della musica è per lei un percorso in salita fatto di sfide e ostacoli, ma si sa, alla fine la felicità arriva sempre: “Ho capito che il canto era la chiave per la mia felicità nel 2014. Dopo vari tentativi nel chiudere questa strada si aprivano invece tante strade affinché io cantassi. Quando ho capito la modalità per cantare per il Signore, allora lì mi sono sentita pienamente realizzata. Quel tassello che mi mancava nella mia vita, che non si incastrava, finalmente si è incastrato. Da quando ho iniziato questo percorso ho capito che il canto era la mia vocazione da sempre, dovevo soltanto accettarla e capire come metterla in atto. Dal 2014 questo percorso, per quanto difficile, porta anche un po’ di sofferenze però, nello stesso tempo, porto anche la gioia. Ecco, non è mai venuta a meno la gioia di cantare nonostante le difficoltà, questo è un segno chiaro che è la mia vocazione”. E aggiunge: “Non sono mancati i momenti di sconforto, però, siccome è un percorso che non ho scelto io, la gioia che mi viene anche quando ci sono i momenti di difficoltà non viene da me, viene da qualcos’altro, quindi è quello che mi fa andare avanti, che mi fa dire insisti e non demordere”. Dio ha pensato a Romilda per cantare, ci sono stati dei segni, “il primo è arrivato nel 2019 quando il suo brano è stato scelto per la marcia francescana, lì avevo proprio fatto una richiesta a Dio, avevo chiesto se questa è la strada che vuoi per me, allora fa’ che vinca. Sapevo che sarebbe stato quasi impossibile visto che c’erano anche altri nomi importanti che partecipavano, lì il Signore ha operato e ha fatto vincere me. Poi nel 2021, quando ho partecipato a J-Factor, ho vinto con un brano mariano, anche lì c’è stata una mano potente del Signore e di Maria, alla quale sono consacrata. Sono consacrata al cuore immacolato di Maria, quindi la presenza della Madonna è stata veramente importante. Mi autoproduco, investo da sola in questo progetto, il fatto di avere sempre queste conferme, questi riconoscimenti, senza nessun aiuto esterno, è prova evidente che Dio è il mio primo manager e che è Lui che vede veramente il mio percorso”. Il miglior modo per cantare il Signore? “Semplicemente essendo se stessi, cantando veramente senza artifici vari, quello che nello Spirito Santo ispira, mostrandosi soprattutto nella propria semplicità, senza costruirsi un personaggio, perché è veramente Dio che ti manda avanti, quindi la mia chiave è essere me stessa, sia in quello che scrivo, in quello che canto e poi quello che testimonio, perché nei miei concerti testimoni anzi racconto la mia vita e racconto veramente quello che mi succede, quindi essere autentici. Viene prima che saper cantare”. Il canto per Romilda “è uno sfogo, una terapia, il mio miglior modo di comunicare perché attraverso la voce riesco a dire quello che con le parole non riesco a fare. È un’esigenza, quindi nel momento in cui canto io sono pienamente me stessa. Non dico che sia uno scudo, però è la mia copertina di Linus, quel posto sicuro dove io mi sento al mio agio, nel momento in cui inizio a cantare le persone scoprono veramente chi sono”. Se spesso di dice che i giovani non vanno messa, la sua musica è riuscita a fare breccia: “Ci sono stati degli episodi durante un mio concerto ad Assisi. Un ragazzo era venuto lì quasi costretto, dopo avermi sentito cantare, aver ascoltato la mia testimonianza ha condiviso con me la sua esperienza dicendo che non credeva quasi più in Gesù, però grazie a un mio brano aveva sentito di nuovo la voce di Dio che lo stava chiamando e che da quel momento in poi avrebbe ricominciato ad avere una relazione con il Signore. Questa è la vittoria più grande che ho avuto da quando ho iniziato questo percorso; poi anche altre persone che affrontano momenti di difficoltà mi scrivono dicendomi che grazie alle mie canzoni trovano conforto, queste sono le più belle vittorie, al di là dei riconoscimenti che mi vengono dati”. Di fronte allo specchio vede “una ragazza piena di difetti, che ancora ha molto da capire. Dico sempre che sono una ragazza che canta, senza grandissimi progetti, perché il mio più grande progetto è quello di svegliarmi ogni giorno e dire di sì a Dio, nonostante appunto la mia miseria. Vedo semplicemente una ragazza che sta dicendo di sì al Signore senza sapere dove sta andando, ma sicuramente sapendo con chi sta andando”. L’estate è alle porte, per lei sarà una stagione “sicuramente ricca perché fra pochi giorni mi laureerò in Scienze religiose, quindi sarà il completamento di un percorso. Sarà una stagione piena di lavoro, di progetti musicali, sarà molto semplice, come il mio solito, prenderò quello che arriverà, come questa nomination, non saprò cosa mi riserverà ancora il futuro, ma sicuramente sarà un’estate piena di musica, questo è certo!”