Corpus. Un’omelia – preghiera per invocare la pace

Nella chiesa di Santa Teresa l’omelia – preghiera del Vescovo e la benedizione eucaristica

Pubblichiamo uno stralcio delle parole pronunciate da mons. Giovanni Checchinato, arcivescovo di Cosenza – Bisignano, nella chiesa di Santa Teresa, dove è arrivata la processione eucaristica nella solennità del Corpus Domini. Il presule, in un’omelia – preghiera, ha richiamato le grida di dolore delle mamme, dei bambini, dei popoli in guerra, ma al tempo stesso anche le nostre ipocrisie. Ha letto una parte dell’Angelus del 22 giugno di papa Leone XIV. Tanti I fedeli che hanno raggiunto Santa Teresa per la benedizione eucaristica.

Signore Gesù, ti abbiamo accompagnato per le nostre strade,
hai ascoltato le nostre preghiere per le persone malate, sole, per chi vive nel dolore e nella disperazione, per chi non ha una casa o un lavoro, e per chi non ha qualcuno da cui sentirsi amato o da amare. Hai ascoltato, soprattutto, le suppliche che ci abbiamo rivolto
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Santa Teresa

Sono arrivate alle tue orecchie, Signore, le grida dei bambini e delle mamme, dei popoli vittime del conflitto, di ogni uomo edonna coinvolti in operazioni belliche senza senso, e forse, accanto ad essi, anche le vostre parole piene di scandalo per quanto succede nel mondo. Ma ancora una volta ci indichi a riconoscere che nelle mani criminali, dei potenti della terra, che decidono la guerra e il sopruso, ci sono anche le nostre logiche, piene di violenza, di odio e di cattiveria, capaci solamente di scandalizzarsi, di fronte ai fatti irreparabili che succedono nel Medioriente, in Europa e in Africa, e in tanti paesi del mondo, dove si vivono conflitti dimenticati e pur tuttavia sanguinari e portatori di morte. Così Gesù, tu smascheri con la tua Parola la nostra ipocrisia, che chiede a te di mettere fine alle guerre degli altri senza mettere fine alle nostre guerre, ipocrisia che ci rende testimoni tutti, di soprusi contro la dignità dei nostri parenti e sorelle, che ci fa complici delle guerre e della produzione delle armi.
Non permettere che nelle logiche del nostro vivere insieme sia presente la prepotenza e il sopruso, che il nostro linguaggio cambi e diventi veicolo di pace.