Cultura
Roncalli e l’apertura alla Scienza
Giovanni XXIII aprì le porte dell’Accademia delle Scienze a esperti di diversa nazionalità e con competenze eterogenee
Ci concentriamo in questa sede sulla prospettiva ecumenica adottata da papa Roncalli nel suo rapporto con il progresso scientifico.
L’elezione di Giovanni XXIII come il 261° Capo della Chiesa cattolica nel 1958 segna l’inizio di un Pontificato, la cui immagine peculiare è quella del buon pastore o del “Papa Buono”. Gli anni antecedenti alla sua salita al Soglio pontificio lo vedono impegnato, tra le altre cose, nell’attività di docenza, nella direzione della Congregazione per la Propagazione della fede e nell’assistenza degli ebrei e della popolazione greca negli anni dell’occupazione tedesca della Grecia, tra il 1941 e il 1944. Si batte, inoltre, per la pacifica coesistenza tra l’Occidente e l’Oriente comunista durante la guerra fredda, incrementando una politica di apertura nei confronti dei paesi dell’Est del mondo, quindi scende in campo esortando Usa e Urss ad agire con prudenza dinnanzi alla crisi missilistica a Cuba nel 1962. Roncalli è ricordato, per prima cosa, come il padre del Concilio Vaticano II, la cui convocazione nel 1958 è attribuita ad uno moto dello Spirito Santo con l’obiettivo di rigenerare la Chiesa, aggiornandone il magistero, la disciplina e l’organizzazione. L’approccio di Giovanni XXIII alla scienza sposa l’idea dell’apertura della Chiesa alla contemporaneità. Il Papa è sempre stato interessato alle attività della Pontificia Accademia delle Scienze nel corso del suo breve Pontificato, lasciando quest’istituzione forte e aggiornata, in grado di assolvere al suo compito di “Senato scientifico” della Santa Sede. Nomina 24 nuovi membri tra cui alcuni illustri luminari (il britannico J. Chadwick, l’italiano G. Giacomello, l’irlandese E. J. Conway, lo svedese S. Hörstadius) ed eleva quattro cardinali (Albareda, Cicognani, Tardini e Tisserant) a membri onorari. Spinto dal desiderio di stabilire un dialogo con il mondo intero, in linea con il suo spirito ecumenico, Giovanni XXIII include nell’Accademia soggetti di diversa nazionalità e religione, accrescendo così il numero dei non europei. Basti pensare alla presenza di esperti quali il batteriologo brasiliano C. Chagas, il neurofisiologo australiano J.C. Eccles, il fisico statunitense V.F. Hess e il chimico giapponese S. Mizushima. Una grande novità è l’indizione della “Medaglia Pio XI” da assegnare allo scienziato che si contraddistingue, a livello globale, nel campo delle ricerche. Roncalli tiene due importanti discorsi all’Accademia pontificia. Nel primo si rivolge ai membri dell’istituzione riunitisi il 30 ottobre 1961, in occasione della Settimana di Studio dal titolo “Il problema delle macromolecole di interesse biologico con speciale riferimento alle nucleoproteine”. Sua Santità ricorda il ruolo preponderante dell’Accademia, che consiste nel dare il suo contributo alla missione educativa della Chiesa. “Non è certo, voi ben lo sapete, per desiderio di fedeltà a tradizioni umaniste ereditate dal Rinascimento, che la Chiesa oggi vi accoglie. Ciò avviene nella coscienza di adempiere in tal modo a una parte della sua costante missione di madre e di educatrice”, si legge nel documento. Roncalli esalta l’impegno dei ricercatori aventi identità culturali e competenze distinte, definendoli “un fedele specchio del mondo scientifico contemporaneo”, nonché testimoni del legame sempre esistito tra Chiesa e Scienza. Richiama alla memoria l’instancabile sforzo del suo predecessore, Pio XI, che istituisce anni prima l’Accademia con la convinzione che fede e ragione debbano aiutarsi reciprocamente, e che il ruolo degli scienziati consista nel mandare avanti il progresso, mettendosi alla ricerca dell’unica e sola verità condivisa da credenti e non. Nella logica del “Papa Buono”, il progresso implica necessariamente lo sviluppo umano della persona, quindi è un cammino verso la verità prima e una “glorificazione dell’opera creatrice di Dio”. Nel discorso tenuto il 5 ottobre 1962, nell’ambito della Settimana di studio su “Il problema dell’irradiazione cosmica nello spazio interplanetario”, Giovanni XXIII fa notare che la Chiesa incoraggia tutte le indagine compiute nel mondo, che portano a conoscere meglio l’uomo e l’universo, “secondo la missione assegnata da Dio ad Adamo nelle prime pagine della Genesi”. Il Pontefice loda l’operato dei tecnici e degli scienziati, le cui conquiste servono a padroneggiare la natura in una maniera fino a poco prima inconcepibile. In un’epoca più aperta alle novità, l’opposizione tra le esigenze della ragione e quelle della fede diventa sempre più fragile, come ribadito già dal Concilio Vaticano I tra il 1869 e il 1870. Il progresso scientifico – precisa Roncalli – contribuisce ad approfondire la ricchezza della creazione e a rivolgere le suppliche al Creatore e redentore delle anime.
