Se Pietro ci ricorda che i poveri sono il cuore del Vangelo

L’esortazione di Leone XIV: un testo che propone i fondamenti della Rivelazione cristiana e della tradizione della Chiesa

Dilexi te, la prima esortazione apostolica di Leone XIV, fin dal titolo si collega
all’ultima enciclica di Papa Francesco, Dilexit nos (ottobre 2024) e ne rappresenta, in
un certo qual modo, la continuazione. Non si tratta di un testo di Dottrina sociale della
Chiesa, non entra nell’analisi di problemi specifici. Propone piuttosto i fondamenti
della Rivelazione, mettendo in evidenza il forte nesso che esiste tra l’amore di Cristo e
la sua chiamata a farci vicini ai poveri. La centralità dell’amore ai poveri è infatti nel
cuore del Vangelo stesso e non può dunque essere derubricata a “pallino” di alcuni
Pontefici o di determinate correnti teologiche, né può essere presentata come una
conseguenza sociale e umanitaria estrinseca alla fede cristiana e al suo annuncio.
“L’affetto per il Signore si unisce a quello per i poveri”, scrive Leone. Sono perciò
inscindibili: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli,
l’avete fatto a me” dice Gesù. Dunque qui “non siamo nell’orizzonte della beneficenza,
ma della Rivelazione: il contatto con chi non ha potere e grandezza è un modo
fondamentale di incontro con il Signore della storia”.
Il Papa osserva che, purtroppo, anche i cristiani rischiano di farsi “contagiare” da
atteggiamenti mondani, ideologie e visioni politico-economiche fuorvianti. Il fastidio
con cui a volte di sente parlare dell’impegno per i poveri, quasi che fosse una
distrazione rispetto all’amore e al culto rivolti a Dio, rivela quanto sia attuale il
documento: “Il fatto che l’esercizio della carità risulti disprezzato o ridicolizzato, come
se si trattasse della fissazione di alcuni e non del nucleo incandescente della missione
ecclesiale, mi fa pensare – afferma Leone XIV – che bisogna sempre nuovamente
leggere il Vangelo, per non rischiare di sostituirlo con la mentalità mondana”.

Attraverso le citazioni bibliche e i commenti dei Padri della Chiesa, ci viene così
ricordato che l’amore ai poveri non è un “percorso opzionale”, ma rappresenta “il
criterio del vero culto”. Illuminanti, anche per l’oggi della Chiesa, sono ad esempio le
parole di san Giovanni Crisostomo e di sant’Agostino: il primo invita ad onorare Gesù
nel corpo del povero domandandosi che senso abbia avere gli altari pieni di calici d’oro
mentre Cristo è sfinito dalla fame appena fuori della chiesa; il secondo definisce il
povero “la presenza sacramentale del Signore” vedendo nel prendersi cura dei poveri
una prova concreta della sincerità della fede: “Chi dice di amare Dio e non ha
compassione per i bisognosi mente”.
In forza di questo legame con l’essenziale del messaggio cristiano, nella parte finale
di Dilexi te è contenuta una chiamata rivolta a ogni battezzato affinché si impegni
concretamente per la difesa e la promozione dei più deboli: “È compito di tutti i membri
del Popolo di Dio far sentire una voce che svegli, che denunci, che si esponga”. Anche
a costo di sembrare “stupidi”. Un messaggio denso conseguenze per la vita ecclesiale
e sociale: l’attuale sistema economico-finanziario e le sue “strutture di peccato” non
sono ineluttabili ed è dunque possibile impegnarsi nel pensare e costruire, con la forza
del bene, una società diversa e più equa, attraverso “il cambiamento delle mentalità ma
anche, con l’aiuto delle scienze e della tecnica, attraverso lo sviluppo di politiche
efficaci nella trasformazione della società”.
L’esortazione era stata inizialmente preparata da Francesco. A farla propria è il
successore Leone XIV, che da religioso e poi vescovo missionario ha condiviso gran
parte della sua vita con gli ultimi lasciandosi evangelizzare da loro.