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Mons. Nolè: stili di vita più sobri

L'Arcivescovo è intervenuto al convegno diocesano sulla Laudato Si' parlando dell'enciclica di Francesco in rapporto alla testimonianza del poverello di Assisi e secondo le criticità attuali in termini di ambiente

Mons. Nolè: stili di vita più sobri

“Abbiamo un tesoro immenso fra le mani: è l’enciclica Laudato Si’, il risultato di un cammino dell’umanità, di credenti e non credenti”. Lo ha detto monsignor Francesco Nolè, arcivescovo di Cosenza – Bisignano, concludendo ieri sera al Seminario di Rende il convegno diocesano “L’enciclica Laudato Sì. Per un nuovo umanesimo”. La lettera del Papa “è nata per non dimenticarci dei poveri, non solo quelli economici, ma anche quelli che non hanno voce” – ha detto il presule, che poi ha evidenziato alcuni aspetti di criticità nella custodia e cura della casa comune. “Noi possiamo con il nostro stile di vita cambiare anche coloro che ci governano, facendo delle scelte precise di salvaguardia del creato, perché “il cristiano che testimonia la povertà, la semplicità, la sobrietà, dà fastidio”. Per monsignor Nolè, “questo è essere profeti e avere un ruolo attivo nella società”. Il presule ha sottolineato come “il più grande peccato oggi è non sapere cos’è il peccato, il non riuscire a capire più la distinzione tra il peccato e il non peccato, perché la cultura dominante ci dice che tutto è lecito, la società è autoreferenziale, e non si pensa agli altri”. Da qui l’appello “agli insegnanti di religione” e “alle mamme e papà di famiglia”: “parliamo dei peccati sociali, della dottrina sociale della chiesa”. Per monsignor Nolè, “il peccato sociale ci interpella”, soprattutto quegli “stili di vita non sono rispettosi dell’ambiente che ci circonda”.

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