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In arrivo la salvietta di San Francesco di Paola

Venerdì arriverà una delegazione della città di Vietri sul Mare con la preziosa reliquia del Santo.

In arrivo la salvietta di San Francesco di Paola

Giorno di fede e gioia, quello di venerdì 22 luglio per la comunità di Paola. I devoti di San Francesco ospiteranno, dalle 11 presso il complesso comunale del S. Agostino, una delegazione della città di Vietri Sul Mare (Salerno). Oltre alla celebrazione del gemellaggio con la città del tirreno cosentino, la cittadina campana porterà la reliquia della salvietta del Santo paolano. Alle 12 è prevista la Santa Messa presso la Casa natale del taumaturgo calabrese e la reliquia rimarrà esposta per tutta la giornata consentendo ai pellegrini visite di preghiera.

LA STORIA DELLA SALVIETTA. Esiste un nesso logico-temporale tra la cittadina di Vietri sul Mare, come detto in provincia di Salerno, e Paola. Questo è rappresentato dalla salvietta. Andiamo a ritroso nel tempo. Nel 1483 il re di Francia Luigi XI chiama in patria San Francesco. Prima dell'avvicendamento franco, transita a Salerno. Nella città campana, l'Eremita calabrese viene accolto da un'enorme massa popolare con tutti i delegati reali del Regno di Francia e di Napoli. Furono, però, i coniugi Capograsso, appartenenti ad una famiglia antica di Salerno, illustre, molto devota, ma destinata ad estinguersi perché tutti i figli morivano in tenera età, ad avere l'onore di ospitarlo. I Capograsso parlarono con San Francesco esponendo questa preoccupazione. Questi ne ebbe compassione, promise di pregare per la loro sorte e disse: “Non rassegnatevi perché il Signore vi manderà ancora altri figli, i quali perpetueranno il vostro casato”. La profezia si avverò e la famiglia divenne numerosa.
Nel XVII secolo i Capograsso si trasferirono nella città di Sulmona, dove tutt'oggi vivono discendenti diretti. Secondo la tradizione, mentre il taumaturgo di Paola consumava il suo magro pasto si avvide di un pittore che, di nascosto, cercava di ritrarlo. Francesco si riteneva indegno di qualsiasi onore e venerazione in segno di disapprovazione, si coprì il volto con la salvietta e Dio, ad esaltare il suo servo, compie il prodigio: sul lino di essa restano i lineamenti del volto. Non è finita qui. Ancora narra la tradizione. Nel 1656 i discendenti dei Capograsso (probabilmente ispirati dal Santo) si ritirarono a Benincasa per evitare la pesta. Finita quest'ultima, alcuni rappresentati della famiglia, rimasti in città, donarono la salvietta del Santo alla chiesa, la quale costruì un artistico altare di marmo con dossale dove venne deposta la preziosa reliquia. La salvietta con il vero volto del Santo viene portata in processione accanto alla statua del santo patrono l’ultima domenica di agosto di ogni anno

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