Diocesi
Ufficio Irc. La relazione del direttore Rodolfo Luciani all’incontro formativo del 27 giugno

Riceviamo e pubblichiamo integralmente la relazione resa dal direttore dell’ufficio Irc dell’arcidiocesi di Cosenza – Bisignano all’incontro di formazione del 27 giugno tenutosi presso il palacultura “Giovanni Paolo II” di Rende. Tema della relazione “Il ruolo del Docente per l’IRC per favorire la partecipazione attiva degli allievi per la loro crescita integrale in un clima positivo, empatico ed inclusivo”.
Prima di richiamare il ruolo e le caratteristiche essenziali degli Insegnanti di religione cattolica, ritengo opportuno richiamare gli aspetti più significativi dell’irc che fanno di esso un prezioso servizio per l’educazione della persona. L’IRC, infatti, è un servizio educativo a favore delle giovani generazioni che San Giovanni Paolo II ha definito un servizio “volto a formare personalità giovanili ricche di interiorità, dotate di forza morale e aperte ai valori della giustizia, della solidarietà e della pace, capaci di usare bene della propria libertà” (Giovanni Paolo II, discorso alla XXIV Assemblea generale della CEI). Dunque un servizio educativo che intende rispondere alle domande della persona e offrire la possibilità di conoscere i valori essenziali per la sua formazione integrale. La grande percentuale di genitori e di giovani che scelgono di avvalersi dell’irc sia un appello alla Chiesa e al mondo della scuola a stabilire un rapporto più profondo e autentico con i giovani ed un invito a suscitare nella scuola le domande religiose e i bisogni spirituali, dando risposte adeguate attraverso il processo spirituale proprio della scuola. Nonostante la profonda crisi che spesso investe anche la scuola, grazie a molti validi operatori scolastici si sta tentando di restituire ad essa il suo compito di comunità educativa dove la cultura sia sempre più un servizio della persona e promozione di valori umani, civili e spirituali. Questa finalità si raggiunge quando l’insegnamento non è solo la fredda trasmissione di conoscenze ma è sostenuto da un’autentica sensibilità educativa che porta il docente a promuovere nei giovani l’acquisizione del senso critico e apre l’orizzonte del sapere all’intera esperienza umana, comprese le esigenze interiori e spirituali particolarmente vive nel mondo dei giovani. All’interno di questa ampia prospettiva culturale ed educativa, si colloca, insieme a tutte le altre discipline, l’IRC offrendo il suo specifico contributo al pieno sviluppo della personalità degli allievi mediante l’acquisizione della cultura, compresa la cultura religiosa propria dell’ordine e grado di scuola. L’IRC, dunque, non è un corpo estraneo al processo scolastico ma si inserisce armoniosamente nel contesto della vita della Scuola, rispettandone pienamente finalità e metodi. In effetti l’IRC è un servizio alla crescita globale della persona, la disciplina non viene proposta solo agli alunni che si dichiarano cattolici ma è un servizio educativo e culturale offerto a tutti gli alunni disposti a considerare i grandi problemi degli uomini e della cultura nonché a riconoscere l’importante ruolo che in questi problemi ha la realtà religiosa e a confrontarsi con i valori della religione cattolica. Considerando l’età giovanile degli allievi che si trovano in un momento privilegiato di ricerca, si può comprendere come l’IRC risponda ai compiti propri della scuola pubblica, chiamata a favorire negli allievi l’attitudine al confronto, al dialogo, alla tollerenza e alla convivenza democratica, perseguendo in tal modo la crescita integrale della persona. Tutto ciò poggia la sua forza sul fatto che il cattolicesimo è parte integrante e fondamentale del patrimonio storico e attuale di memoria, di valori, di esperienze, tramandato e vissuto dalla Comunità cattolica e che costituiscono l’identità del nostro Popolo nelle sue radici storiche e culturali. Peraltro il riferimento al Cattolicesimo offre alle famiglie e agli alunni che si avvalgono dell’IRC garanzia di un insegnamento culturale altamente formativo, presentando nel suo percorso educativo e culturale non una cultura religiosa generica ma la conoscenza della cultura cattolica e della sua rilevanza culturale e storica nel nostro Paese. Tanto ha valore soprattutto per i cattolici che hanno il diritto di usufruire di un insegnamento coerente con la propria fede ed in continuità con i processi educativi propri dei loro ambienti di formazione.
Sono tanti gli aspetti rispetto ai quali possiamo affermare la grande valenza educativa e culturale dell’IRC, basti pensare alla sua capacità di supporto agli alunni nella conoscenza di sé stessi e del proprio mondo interiore in riferimento a Dio, proponendo loro una concezione di vita di grande elevatura morale e favorendone la maturità personale e sociale alla luce dei valori evangelici di verità, di giustizia e di solidarietà che interpellano l’esistenza umana. La conoscenza delle fonti della religione cattolica (Bibbia, Tradizione viva della Chiesa, il suo Magistero), fondate sulla centralità della persona e dell’opera salvifica di Gesù Cristo, man mano che si giunge dalla scuola dell’infanzia a quella secondaria, si integra e si arricchisce della conoscenza e del confronto con i valori spirituali e morali presenti nelle altre religioni, valori che comunque sono propri della ricerca dell’uomo sul senso della vita e sugli interrogativi che l’accompagnano. Com’è noto l’IRC è un insegnamento che, come già detto, presenta i contenuti del cattolicesimo ed è svolto da Docenti riconosciuti idonei dalla chiesa e proposti dall’Ordinario diocesano dell’Arcidiocesi; a questo proposito vi è chi afferma che l’irc non sarebbe compatibile con una scuola laica e che semmai l’irc dovrebbe essere aggiuntiva rispetto al progetto educativo della scuola relativo alle altre discipline scolastiche; si tratta di una minoranza di persone che hanno della scuola e della cultura una visione riduttiva, quasi fosse un fatto solo privato e soggettivo. Parimenti si svaluta il valore dei contenuti dell’irc, riducendolo a semplice descrizione di fatti religiosi o ad episodiche tematiche a sfondo religioso, morale e storico ignorando il carattere scolastico dell’IRC e la sua importante partecipazione alla formazione culturale dei giovani e alla loro crescita integrale. Per la Chiesa è un diritto ed un dovere partecipare al Progetto educativo delle scuole di ogni ordine e grado mediante l’IRC, affermando in tal modo la propria responsabilità educativa ed offrendo un servizio assicurato dallo Stato e richiesto dalle famiglie e dagli alunni. Peraltro occorre tenere presente l’impegno assunto dalla Chiesa con le successive Intese in cui si ribadisce che l’IRC deve essere svolto in conformità alla dottrina della Chiesa, specificandone il significato e le finalità ed inserendolo “nel quadro delle finalità della scuola”; l’irc non si identifica con il catechismo svolto nelle Parrocchie poiché sono diversi metodologia, contenuti e finalità. Com’é noto i contenuti dell’irc sono stabiliti da specifici programmi fissati in conformità agli obiettivi della scuola. Possiamo affermare che l’IRC offre agli alunni gli elementi culturali necessari ad una maggiore conoscenza della religione cattolica, fermo restando l’esercizio di un’autentica libertà di pensiero. Si può affermare che vi è un rapporto di complementarità tra la dimensione religiosa e culturale e che la mediazione culturale dei contenuti della religione cattolica propria dell’irc corrisponde al dinamismo della fede cristiana, essendo consona alla natura stessa del Vangelo, chiamato ad inculturarsi in tutte le situazioni umane, nel rispetto di una legittima autonomia e nell’apertura alla verità piena sull’uomo e sulla storia donataci in Cristo. Da quanto detto emerge che l’irc, nel suo attuarsi concreto, mostra come la dimensione religiosa e la dimensione culturale, proprie della persona e della storia umana, non sono alternative tra loro ma complementari l’una all’altra. Importante è la facoltà di scelta di avvalersi o di non avvalersi dell’irc che spetta alla famiglia e agli alunni, tutto questo ha un significato positivo poiché promuove il valore della libertà di coscienza e conduce ad operare scelte mature e responsabili, finalizzate a rendere sempre più l’alunno protagonista della propria formazione. E’opportuno precisare che scegliere di avvalersi dell’IRC non significa dichiararsi credente o cattolico, ma scegliere una disciplina scolastica di una grande rilevanza per la crescita della persona e per la comprensione della realtà e della storia del nostro Paese. Per chi scegliesse di non avvalersi dell’IRC, il Concordato a buona ragione prescrive che sia evitata ogni forma di discriminazione, sia per gli alunni che si avvalgono dell’irc sia per quelli che non se ne avvalgono. In presenza di alunni che non si avvalgono dell’irc, dovrà essere la singola Istituzione Scolastica a trovare, in un dialogo costruttivo con genitori e ragazzi interessati, salvaguardando sempre l’unità della vita scolastica e favorendo per i ragazzi e i giovani non avvalentesi concrete possibilità di studio e di formazione, secondo le indicazioni ministeriali.
Per quanto riguarda il profilo professionale e l’impegno educativo dei Docenti per l’IRC è opportuno ribadire come sia fondamentale partire dalla consapevolezza che l’insegnamento della religione cattolica è una disciplina scolastica e come tale deve saper contribuire validamente alla formazione culturale degli alunni e alla loro formazione umana e spirituale. San Giovanni Paolo II, in un discorso al Simposio del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee sull’IRC nella scuola pubblica, a pochi anni dalla prima INTESA MIUR – CEI, rivolgeva ai Docenti IRC l’invito a “Non sminuire il carattere formativo del loro insegnamento e a sviluppare verso gli alunni un rapporto educativo ricco di amicizia e di dialogo tale da suscitare nel più ampio numero di alunni, anche non esplicitamente credenti, l’interesse e l’attenzione per una disciplina che sorregge e motiva la loro ricerca appassionata della verità”. Il Docente di religione è chiamato a dare senso e valore al suo lavoro con una partecipazione attiva e consapevole del valore formativo dell’IRC, trovando il sostegno necessario nella fede di cui si alimenta, professandola e vivendola. Gli alunni hanno diritto di vedere nel docente una personalità di grande fede e capace di suscitare interesse per ciò che insegna, grazie anche alla convinzione e alla motivazione con cui svolge il suo lavoro e alla coerenza della sua vita. E’ importante nel lavoro educativo e didattico una forte carica di motivazione interiore e la passione educativa con cui porta avanti il suo compito nella scuola, caratteristiche che incidono profondamente sull’efficacia del suo insegnamento. Alla luce delle motivazioni ideali che spinge una persona a scegliere di insegnare religione, è opportuno ribadirne alcuni tratti significativi della sua figura e del suo compito educativo-didattico. Il primo tratto è una significativa professionalità caratterizzata da capacità progettuale e valutativa, creatività, apertura all’innovazione, abitudine alla ricerca e alla sperimentazione e soprattutto un’ottima relazionalità. Queste caratteristiche vanno supportate con le iniziative mirate di formazione che la Diocesi potrà organizzare e con le eventuali altre iniziative formative organizzate dalle singole scuole per tutti i loro Docenti.
Un altro fondamentale aspetto dell’identità del docente è la particolare relazione che deve avere con la Chiesa da cui riceve l’idoneità all’insegnamento che garantisce la preparazione e la dignità professionale e morale dell’insegnante di religione, stabilendo tra il docente di religione e la comunità ecclesiale un rapporto di comunione e di fiducia che garantisce un valido servizio nella scuola per una formazione integrale dei giovani, grazie alla capacità di muoversi agevolmente sul piano pedagogico, didattico, teologico e didattico. Ciò è possibile se il docente di religione non è solo un numero nella Parrocchia ma é una persona partecipe della esperienza di fede e di vita cristiana che vive nella Chiesa locale, dove alimenta ed accresce sempre più la solidità della propria fede e dei propri convincimenti, a supporto del suo impegno formativo in favore della crescita culturale, morale e spirituale degli alunni. L’Insegnante di religione deve essere uomo della sintesi sul piano della mediazione culturale, proprio in virtù del suo servizio educativo: egli infatti favorisce la sintesi tra fede e cultura, tra vangelo e storia, tra i bisogni degli alunni e le sue aspirazioni più profonde. L’opera educativa del docente di religione deve tendere a fare acquisire ai giovani i messaggi religiosi, morali e culturali offerti dalla realtà, aiutandoli a coglierne il senso per la vita. L’IRC deve tendere a fare sintesi anche nel rapporto con gli alunni, rivolgendosi a tutti coloro che intendono avvalersi dell’irc, senza alcuna preclusione. Ciò comporta che l’insegnante di religione sappia favorire un dialogo ed un confronto aperto e costruttivo tra gli alunni e con gli alunni per promuoverne, nel rispetto della coscienza individuale, l’apertura al senso religioso e la comprensione dei contenuti e dei valori della religione cattolica per scelte libere e responsabili. Inoltre il Docente di religione dovrà essere capace di svolgere un lavoro di sintesi tra la comunità ecclesiale e la comunità scolastica, promuovendo nella scuola progetti educativi rispettosi della formazione integrale degli alunni e chiedendo collaborazione agli altri docenti, alle famiglie e agli stessi alunni.
Quanto espresso finora sicuramente è un percorso faticoso per i docenti e per tutti gli attori coinvolti ma un percorso che non mancherà di dare i suoi frutti. Mi piace ricordare che il nostro compianto papa Francesco, parlando ai Docenti, ripeteva spesso “Insegnare è un lavoro bellissimo”! Infatti insegnare non è un lavoro come tutti gli altri, è molto di più se si insegna con passione, onestà intellettuale e pazienza. Se parliamo dell’IRC nella scuola di oggi, più che di un lavoro si deve parlare di una missione. E’ vero che la scuola di oggi fa acqua da tutte le parti e tuttavia sono tanti che svolgono il proprio lavoro d’insegnante per l’irc come una vera e propria missione, con amore e vivo entusiasmo, una missione capace di riempire di gioia chi la vive, al solo pensiero di contribuire responsabilmente alla crescita integrale delle giovani generazioni, nel rispetto della libertà di ciascuno. Sicuramente sarebbe importante potere avere il supporto delle famiglie e anzi affiancarle nella fatica di essere dei buoni genitori e dei buoni educatori.
Tornando ai Docenti di religione che vivono con entusiasmo e vera gioia la propria missione educativa, essi possono svolgere un prezioso compito di testimonianza cristiana, di passione per la formazione dei giovani e per il Vangelo. Ciò non è cosa da poco, anche se l’efficacia della loro azione educativa dipende dalla solidità delle competenze e delle conoscenze acquisite in tutti i campi, in particolare nel campo pedagogico – didattico, da una personalità matura ed equilibrata, da un autentico spirito di amore e da una grande passione. Questo è vivere con autenticità la “missione” ricevuta dal Vescovo al servizio della formazione integrale dei giovani loro affidati. Spero che tutti i docenti ed in particolare voi docenti di religione cattolica, siate consapevoli di questo prezioso compito di affiancare i vostri allievi nella fatica quotidiana della loro crescita psicologica, con particolare riferimento alla sfera emotiva, allo sviluppo della propria personalità, alla sfera culturale e spirituale, nonché ad una maggiore consapevolezza di sé, a relazioni interpersonali valide e più soddisfacenti e ad una vita più piena e significativa.
E’ chiaro che l’Ufficio IRC, nella formazione continua a cui deve sottoporre i docenti, deve supportare i docenti nella ricerca di strumenti concreti e strategie adeguate per affrontare le sfide della gestione della classe e dei comportamenti problematici; allo scopo, gli stessi docenti devono creare ambienti di apprendimento sereni e accoglienti, dove ogni studente possa sentirsi compreso, amato con tutto il bagaglio delle sue difficoltà e problemi, supportato nel proprio percorso di crescita che sappiamo essere un percorso non facile. Come già accennato e come risulta anche dalle ultime indicazioni nazionali per l’IRC nelle scuole secondarie pubblicate dalla CEI all’indomani della nuova INTESA MIUR – CEI di cui al DPR n. 175 del 20.08.2012, nonché dalle precedenti indicazioni per l’IRC nelle Scuole del I settore, l’IRC si inserisce nel quadro delle finalità educative e, come disciplina scolastica, dà un valido apporto per il raggiungimento degli obiettivi generali dell’istruzione, offrendo un valore aggiunto nella formazione degli studenti. Il docente IRC, inoltre, deve saper promuovere il dialogo e il rispetto reciproco tra studenti di diverse religioni o non credenti, favorendo il dialogo interculturale e interreligioso ed arricchendo il percorso educativo, sempre in prospettiva culturale. E’chiaro che l’IRC, quale insegnamento di matrice religiosa, deve anche aiutare gli studenti a comprendere i valori fondamentali della religione cattolica quali l’amore, il perdono, la pace e la giustizia, valori che devono trovare accoglienza nei rapporti reciproci. In tal modo l’IRC può contribuire realmente ad una formazione integrale dello studente, fornendogli una prospettiva culturale e religiosa che possa arricchire il suo percorso di studi. Possiamo anche affermare che i docenti per l’IRC hanno un ruolo determinante per la progettazione da parte degli allievi del proprio progetto di vita, ne sono consapevoli molti genitori che scelgono per i propri figli della scuola primaria e della scuola secondaria di I grado, di avvalersi dell’IRC. Questa scelta, nella maggior parte delle volte, viene confermata dagli stessi allievi negli studi secondari di II grado. Ciò significa che per la maggior parte di essi l’IRC costituisce effettivamente un valore aggiunto nel panorama scolastico e culturale del nostro Paese, rispetto al contributo fornito dalle altre discipline. Sicuramente l’IRC ha una sua peculiarità, puntando nella sua proposta educativa a dare risposta ai grandi interrogativi posti dalla condizione umana, una risposta cristiano- cattolica, senza la pretesa di promuovere una risposta di fede negli allievi, compito della catechesi ecclesiale parrocchiale. Lo scopo dell’IRC come già detto è infatti una prospettiva squisitamente culturale e l’irc, come tutte le altre discipline, persegue l’obiettivo comune di supportare i giovani nella “crescita in umanità”. Questo obiettivo non è un privilegio o una discriminazione dell’IRC poiché l’IRC favorisce ed accompagna lo sviluppo intellettuale e gli altri aspetti della persona mediante l’approfondimento critico delle questioni di fondo poste dalla Rivelazione cristiana e dalla Religione nel suo complesso. Per questo motivo l’IRC è offerto a tutti come “opportunità preziosa di conoscenza del cristianesimo come radice di tanta parte della cultura italiana ed europea”. Per quanto prima osservato la presenza dell’IRC nelle scuole non contrasta con la nostra società caratterizzata da una crescente multiculturalità e multireligiosità, tanto più che il Concordato Stato – Chiesa prevede, nel rispetto della libertà di coscienza, la possibilità di avvalersi o meno dell’IRC. Grazie alla conoscenza dell’identità culturale di appartenenza e all’instaurarsi di relazioni positive tra persone di culture e religioni differenti, l’IRC a scuola è un valido esempio dello spirito positivo di laicità che permette di promuovere una convivenza civile costruttiva, fondata sul rispetto reciproco e sul dialogo leale, valori di cui un Paese ha sempre bisogno”.Prima di chiudere questo percorso, voglio accennare ad altre possibilità nelle mani del docente IRC per contribuire ad educare i giovani in una prospettiva di serenità, in un mondo minacciato da numerose guerre tra vari Paesi. Parlo dell’Educazione alla pace e alla promozione a scuola di una cultura pacifica e non violenta, è un obiettivo di Agenda 2030, uno degli obiettivi per garantire un’istruzione di qualità inclusiva ed equa. Educare alla pace significa sviluppare conoscenze, abilità, atteggiamenti che promuovano una cultura pacifica e non violenta. Essere in pace, fare la pace, cercare la pace sono competenze legate all’Educazione Civica e alla Cittadinanza, disciplina trasversale a cui sono interessati anche i docenti di religione. Sicuramente parlare di pace significa trattare di argomenti complessi, dovendo affrontare in classe questioni che dividono la società, toccando valori e convinzioni profonde, ma educare alla pace è possibile programmando un’azione didattica continua e progettando la pace nella quotidianità scolastica. Sicuramente è necessario cominciare a creare un clima di classe favorevole, riflettere sulle proprie convinzioni e sui propri valori, tenere in considerazione l’identità dei propri alunni ed alunne nonché la loro età. E’ chiaro che educare alla pace significa anche costruire unità di apprendimento sui temi della pace e della cittadinanza, nelle quali siano inclusi i temi della giustizia, dei diritti umani, dell’uguaglianza, della non violenza che sono elementi costitutivi di una società equa, tollerante ed inclusiva.Un’altra competenza da valorizzare nei giovani è la speranza, dove educare alla speranza significa fornire loro le competenze, i valori e le prospettive necessarie per affrontare il futuro con fiducia e ottimismo. Ciò significa non solo impartire conoscenze ma anche sviluppare una visione positiva della vita e incoraggiare la ricerca di significato. Passando agli aspetti importanti per educare i giovani alla speranza, possiamo affermare che già fornire ai giovani una solida base di conoscenze e competenze, li aiuta a sentirsi pronti ad affrontare le sfide e le opportunità della vita; sviluppare una visione positiva del futuro insegna a vedere il potenziale di crescita anche in momenti difficili e ciò è fondamentale per coltivare la speranza; incoraggiare la resilienza aiuta i giovani ad affrontare i fallimenti e le difficoltà con un atteggiamento positivo, imparando dai propri errori e sviluppando la capacità di rialzarsi; Promuovere il senso di significato significa aiutare i giovani a trovare un qualcosa da fare significativo, attraverso il volontariato o un impegno in progetti che li appassionano, ciò può rafforzare la loro speranza e la fiducia nel futuro; coltivare una rete di relazioni di supporto significa aiutare i giovani a costruire relazioni significative che possano offrire loro sostegno ed incoraggiamento; educare alla consapevolezza emotiva significa aiutare i giovani a riconoscere, comprendere e gestire le proprie emozioni, in modo da supportarli ad affrontare le incertezze con maggiore fiducia; promuovere l’ottimismo significaincoraggiare un atteggiamento positivo nei confronti della vita, anche in situazioni difficili, per aiutare i giovani a conservare la speranza; Creare spazi di confronto e di dialogo significa offrire ai giovani la possibilità di esprimere ansie e preoccupazioni e di condividere le proprie speranze con gli altri, questo può rafforzare il loro senso di appartenenza; incoraggiare la creatività e l’innovazione aiuta i giovani a trovare nuove soluzioni, immaginando un futuro migliore, anche ciò può aumentare la loro speranza e la fiducia nel cambiamento. In sintesi educare alla speranza significa educare alla vita e alla gioia. Educare alla speranza è dare significato a tutto ciò che siamo, che facciamo, in cui crediamo. Educare alla speranza significa rapportarsi con gli altri, con se stessi, con il mondo, tutto ciò in modo positivo. Nei momenti di delusione e di sconforto, è importante dare speranza, risvegliare la fiducia su di sé, sulla vita, sugli altri. Ai giovani bisognerebbe insegnare a vivere il presente in modo attivo e costruttivo.Importante è anche educare alla gioia che significa educare gli alunni a gustare le realtà più belle della vita nel modo più profondo e alto possibile. Significa stare bene con se stessi, con gli altri, con la natura che ci circonda, significa dare senso e scopo alla vita. Godere delle piccole gioie, ecc. Sono tanti i modi in cui supportare i giovani che incontriamo nella scuola nei loro dubbi, nelle loro paura e nelle loro incertezze, ma dobbiamo fermarci, dovendo lasciare libero l’Auditorium per le ore 18.00 e desiderando promuovere nel poco tempo che ci rimane un dibattito con voi insegnanti sulla vostra esperienza di docenti ed educatori dei ragazzi e dei giovani.
- Direttore Ufficio Scuola e Irc Arcidiocesi di Cosenza – Bisignano