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Dentro l’ex ospedale di Vaglio Lise riconvertito

Militari in campo anche per il vaccino

Il colonnello Rizzo, direttore del Presidio: siamo
al lavoro per la città e per il sistema Paese

Militari in campo anche per il vaccino
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Quando giovedì scorso arriviamo all’ex ospedale da campo di Cosenza, ormai riconvertito in Presidio vaccinale della Difesa, sono in tanti gli insegnanti e gli operatori della scuola ad attendere il proprio turno per sottoporsi al vaccino. Quella sarà una giornata difficile, che nel primo pomeriggio farà registrare il momentaneo stop alle vaccinazioni a causa di un lotto AstraZeneca sospeso.
Momenti di tensione e preoccupazione, che però sono rientrati nel giro di mezza giornata, salvo poi riemergere lunedì scorso, quando AstraZeneca è stato nuovamente sospeso. Una situazione in evoluzione, ma che al momento di andare in stampa vede il Presidio fermo, in attesa dei responsi previsti nei giorni successivi.
Fino a lunedì scorso sono state circa 800 le persone che hanno ricevuto il vaccino all’interno dell’ex ospedale da campo, come ci comunica l’addetta stampa Rosaria Talarico.
Talarico ci conduce dentro le tende, dove prima erano i letti per i degenti Covid, e che ora vedono pc, banchi front office e lettini per quanti si preparano al vaccino; anche una sala d’attesa per i canonici quindici minuti post vaccinazione.
Giovedì scorso abbiamo incontrato il colonnello Francesco Rizzo, direttore Centro vaccinale della Difesa, che insieme ai militari presenti al Campo sono impegnati nelle operazioni di vaccinazione.
Giorni di novità per l’ex ospedale Covid?
Da qualche giorno ci siamo riconvertiti in Presidio vaccinale, dopo aver rimodulato l’assetto precedente che ci vedeva impegnati nella gestione degli ammalati Covid.
Quali le procedure dal punto di vista logistico?
Grazie al lavoro effettuato dal III Reparto di sanità Milano, che in questo assetto campale si occupa della logistica, appena autorizzati dalle superiori Autorità, in due giorni abbiamo rivisto la compartimentazione interna degli spazi creando un centro vaccinale, attraverso un percorso circolare per il quale i vaccinandi compiono tutte le fasi di ingresso, attesa, vaccinazione e osservazione di quindici minuti.
Chi è che viene vaccinato in questo Centro?
Le categorie sono definite dall’autorità sanitaria nazionale e da quella regionale. Abbiamo iniziato con il target delle forze armate e dei docenti e operatori delle scuole.
Il nostro assetto è costituito da quattro postazioni mediche, due fornite dalla Forza armata e due dall’azienda ospedaliera, alla quale si affiancano otto postazioni vaccinali per infermieri, sei dell’esercito e due dell’Asp. 
Da chi arrivano le fiale di vaccini?
Nel nostro presidio non è presente una farmacia. Riceviamo le fiale dall’Azienda Ospedaliera, le stocchiamo provvisoriamente nel frigo che è dotazione dell’ospedale da campo, la mattina in cui debbono essere inoculate vengono preparate.
Nel malaugurato caso di controindicazioni, quali i rimedi presso l’ospedale da campo?
Abbiamo predisposto, nell’ambito delle vaccinazioni, delle zone protette dove somministrare il vaccino ai pazienti allergici e tenerli in osservazione clinica 30 minuti invece che 15. Come protocollo aziendale e condiviso, per i soggetti con particolari patologie c’è una premedicazione domiciliare con la somministrazione di farmaci antistaminici; trattamento che avviene anche qui i giorno della vaccinazione con la somministrazione di un farmaco intramuscolo. È stato peraltro attivato un presidio di farmacovigilanza con la reperibilità di una farmacista dell’azienda ospedaliera a cui vanno fatte le diverse segnalazioni.
Qual è il ruolo dei militari in questa fase?
Il ruolo dei militari è quello di vaccinare la popolazione. Ci prendiamo carico del paziente, del vaccinato, e cerchiamo di dargli il massimo delle nostre capacità. 
Per la prima volta siamo chiamati a dare supporto alla popolazione nazionale, facciamo qualcosa di utile e indispensabile per il Paese, la provincia e la città di Cosenza. L’Esercito Italiano e i medici militari sono a servizio del sistema Paese.
Nella lotta alla pandemia tutti gli attori sul campo devono collaborare, al di là di qualsiasi divisione. Ci vuole la collaborazione delle autorità sanitarie locali le sinergie tra i medici civili e militari. Tutti insieme ne usciremo presto. 

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