Regionali. Dieci domande di PdV a Pasquale Tridico

Cosa l’ha spinta a candidarsi alla presidenza della Regione?

Mi ha spinto la voglia di cambiamento mia, per la mia regione, dei tanti calabresi che aspettano una loro primavera, quella primavera che purtroppo in Calabria non c’è ancora stata, mentre in altre regioni c’è stata, anche al Sud. Tante persone in agosto, tutte le forze politiche progressiste hanno fortemente chiesto il mio nome e per me è stato un servizio alla politica, alla mia comunità, una grande responsabilità che con orgoglio ho accettato di prendere.

La Calabria terra bella e amara. La sanità è una priorità. Quali passi si possono compiere per uscire dall’emergenza perenne?

La sanità è l’esigenza primaria che oggi avverto in tutti i cittadini. I livelli essenziali delle prestazioni, delle assistenze sono veramente infime. E qui c’è da fare tante cose, a partire da una rivoluzione culturale. Dobbiamo togliere la politica dalle Asp e dalla sanità; riorganizzare le prestazioni sulla base di obiettivi di qualità, anche delle strutture ospedaliere e pubbliche e garantire a tutti i pazienti le cure azzerando le liste di attesa e dando a tutti gratuità e universalità. Dobbiamo fare un grande piano di reclutamento del personale, infatti abbiamo ospedali vuoti. Dopo la chiusura di 18 ospedali, noi paghiamo questo grande debito in termini di aspettative di vita, che sono inferiori rispetto alle regioni del Nord di quasi 3 anni. E’ inaccettabile. Metteremo le stesse risorse su tutti coloro che vogliono tornare in Calabria. E quindi I 2-3 mila euro che oggi vengono messi su vitto e alloggio per i cubani saranno per chi decide di ritornare ad abitare in Calabria.

Sulla viabilità e i trasporti si gioca un pezzo del futuro della nostra Regione. Quali sono le priorità?

La viabilità e i trasporti in Calabria sono a livello indecente. La 106 è la strada della morte, l’alta velocità da Salerno a Reggio è incompleta, si ferma in Campania, e sono stati tolti 9,4 miliardi di euro dal progetto Pnrr. Le aree interne sono scollegate, non sono previsti collegamenti e se ci sono ridotti in pessime condizioni, con ponti crollati dappertutto, le strade piene di buche che sembrano delle mulattiere. La priorità di questo governo e anche in regione è stata quella di concentrare 14 miliardi di euro sul ponte. Una infrastruttura che non è prioritaria, oltre a essere devastante dal punto di vista dei conti, perché non ci sono risorse per finanziarla. Quelle risorse dovrebbero essere utilizzate prioritariamente per le infrastrutture che servono. Dobbiamo costruire un Mezzogiorno federato, un triangolo di trasporti e collegamenti veloci che possa riunire il Mezzogiorno.

Le aree interne sono a costante rischio spopolamento. Ci sono margini per ripensare a una rinascita dei borghi con servizi adeguati?

Le aree interne sono fondamentali e da qui parte il principale problema, cioè lo spopolamento, frutto di mancanza di servizi e di isolamento. Le aree interne devono ripartire attraverso un investimento in cultura. Tremila operatori culturali che devono portare la promozione che non significa soltanto il capodanno, le tradizioni, i diritti culturali, il turismo religioso che pure c’è ma che non è valorizzato adeguatamente. Le aree interne sono circa il 70%; oggi abbiamo una popolazione decimata.

La Calabria ha costante bisogno di politiche di welfare concrete. C’è possibilità di programmare un futuro migliore in ambito sociale?

La regione Calabria ha bisogno di politiche welfare perché il livello pro capite è molto baso e la povertà morde. Un calabrese su due è povero. Noi abbiamo pensato a un reddito di dignità perché consente di dare un sostegno monetario ma anche di accompagnare con progetti di inclusione, politiche attivi, autoimprenditorialità I giovani occupabili Ma anche quelli che sono considerati troppo vecchi per il mercato del lavoro, o troppo giovani per andare in pensione. Non ce la fanno ad arrivare a fine mese. Questo reddito servirà ad includerli in progetti per il recupero dei siti archeologici, delle Aree Interne, per l’assistenza agli anziani, i lavori nei parchi.

L’agricoltura è un volano per la Calabria. Ma anche in questo caso occorre impiegare bene o fondi a disposizione. Su cosa puntare?

Io tengo molto all’agricoltura perché da essa si può estrarre ricchezza, calore, cibo di qualità. Io sono figlio di agricoltori, mio papà era un guardiano di mucche, mia mamma una casalinga, sono figli della terra. Credo che debba essere rilanciare all’insegna dell’innovazione tecnologica. In generale tutte le politiche pubbliche debbono spingere a creare un livello di innovazione maggiore rispetto a quello attuale. Per questo abbiamo pensato alla creazione di 4 poli tecnologico e innovativi, uno dedicato all’agroindustriale, gli altri 3 dedicati agli altri tessuti produttivi, al nord, al sud, a est e a ovest della Calabria. In questi poli assumeremo 1000 ragazze e ragazzi, 250 per ognuno. Faranno ricerca, formazione, creeranno prodotti innovativi per le aziende in agricoltura, nei settori produttivi diversi, dove spesso le aziende non trovano quelle competenze.

Bandiere blu ma anche inquinamento. Pur nel balletto dei dati rimane il problema. Il turismo ne risente…

Il turismo è un settore importante in Calabria ma non dobbiamo riduci a bar e ristoranti. Un turismo può essere volano di qualità se si investe in cultura, in turismo religioso ma anche in turismo di qualità. Servono i depuratori. Oggi abbiamo visto un cattivissimo funzionamento dei depuratori sulla costa tirrenica, molti sono stati sequestrati dalla procura di Paola per il malfunzionamento. Gli operatori hanno lamentato che i nostri mari sono di pessimo livello sebbene abbiamo bandiere blu e potenzialità enormi.

La criminalità continua a essere un fattore. Tanto è stato fatto dallo Stato, ma l’emergenza rimane alta. Ci sono azioni possibili da mettere in campo?

La criminalità purtroppo in Calabria continua a essere una delle principali piaghe. La ndrangheta in alcuni territori è pervasiva. Il contrasto parte da un patto di legalità che tutte le forze politiche devono fare, dalla collaborazione con le Procure sempre più stretta e da un cambiamento culturale anche nella mentalità di tutti noi. Questo solo attraverso cultura, azioni concrete e incentivare dalla Regione.

Unioni e fusioni di Comuni. Che margini ci sono secondo lei in Calabria e dove è più opportuno?

Considero la riforma della governance delle istituzioni locali importanti. Ci sono alcuni piccoli, soprattutto sotto i 1000 – 2000 abitanti che hanno grande difficoltà nell’organizzare servizi essenziali. In questi casi bisogna avere un approccio molto pragmatico e arrivare alla fusione di servizi e Comuni. Per le città più grandi e utile anche procedere verso unioni di sevizi e Comuni tuttavia favorendo processi dal basso e partecipati.

Comuni e scuole. Come potenziare le strutture scolastiche per generare cultura?

L’edilizia scolastica va rinnovata, vanno portati avanti i progetti del Pnrr ma vanno anche fatte iniziative di bonifica ma anche di rigenerazione per tante altre strutture La scuola continuerà ad essere un grande presidio di legalità e di cambiamento culturale. Su questo ci impegneremo tantissimo perché consideriamo la cultura, la scuola, il driver principale per il cambiamento positivo di una società.