Regionali. Dieci domande di PdV a Francesco Toscano

Cosa l’ha spinta a candidarsi alla presidenza della Regione?

Io sono un calabrese che è andato fuori a studiare, a 18 anni, però non ho mai accettato l’idea di non tornare, cioè di partire per non tornare. E ho sempre vissuto con molta amarezza, la situazione della Calabria. Ad un certo punto, è scattato in me il desiderio di provare a mettere la mia esperienza, la mia passione, al servizio della ricerca di questa terra. È anche vero che noi siamo un partito politico. Democrazia Sovrana Popolare è presente ovunque. Io sono il Presidente nazionale, sono un calabrese. Mi sembrava la cosa più giusta scendere direttamente in campo.

La Calabria terra bella e amara. La sanità è una priorità. Quali passi si possono compiere per uscire dall’emergenza perenne?

Bisognerebbe mettere in discussione la legittimità stessa dell’idea di piano di rientro, perché più che nel mezzo delle proposte bisognerebbe capire le dinamiche con uno sguardo d’insieme. I politici che si avvertono come subalterni ragionano su come uscire dal piano di rientro. I politici liberi che conoscono invece la realtà della situazione discutono sulla legittimità dello stesso piano di rientro. Per cui il nostro approccio è totalmente diverso rispetto a quello di Tridico e di Occhiuto. Non dicono la verità quando promettono ai calabresi di sistemare le cose in ambito sanitario dentro un meccanismo che invece è costruito apposta per distruggere la salute. Un governatore regionale che non vuole prendere in giro i calabresi, vuole migliorare la salute della propria Regione deve immediatamente stracciare il piano di rientro.

Sulla viabilità e i trasporti si gioca un pezzo del futuro della nostra Regione. Quali sono le priorità?

Sia Tridico che Occhiuto si limitano a snocciolare dati presenti nel Pnrr per individuare la voce del capitolo giusto, ma questo è un approccio assolutamente sbagliato. Cosa ne sanno a Bruxelles di quali sono le priorità dei trasporti in Calabria? Questi sono dei piani che andrebbero costruiti dentro la politica calabrese, senza aspettare che qualcuno ci finanzi delle opere. Noi abbiamo proposto di trasformare Fincalabra in una mera agenzia per lo sviluppo, una finanziaria che è finalizzata a dare respiro a quei progetti per la risoluzione dei problemi strategici che possono essere individuati come priorità anche dalla politica calabrese. Si potrebbe guardare qual è la situazione dei collegamenti tra due città capoluogo, tra Reggio e Crotone non si può arrivare di fatto in treno, e non sono aree interne, sono due capoluoghi di provincia, sono situazioni davvero incredibili. Non credo ci siano molti casi simili, due capoluoghi di provincia che distano circa 200 chilometri che sono raggiungibili con i mezzi pubblici.

Le aree interne sono a costante rischio spopolamento. Ci sono margini per ripensare a una rinascita dei borghi con servizi adeguati?

Sì, non serve che Occhiuto regali i 100mila euro per le aree interne. Ci vuole una progettualità strutturale. Intanto bisognerebbe capire perché si spopolano le aree interne, ed è perché non ci sono servizi, perché non ci sono presidi ospedalieri, perché non ci sono attività economiche, perché non c’è vita e lo Stato non fa nulla per rendere vivibili quei territori. Se si ragiona in un’ottica di puro spirito di mercato, finirai con il tagliare tutti i servizi che migliorano la vita di chi abita in piccole comunità, perché il numero non permetterà mai di raggiungere un pareggio economico, un treno che porta i cittadini in un paesino di montagna probabilmente lavorerà sempre in deficit, perché l’utenza sarà poca, i costi saranno più alti e non potranno essere coperti con la vendita dei biglietti, ma il compito di uno Stato non è quello di arricchirsi fornendo servizi, ma è quello di fornire servizi anche quando sono anti-economici.

La Calabria ha costante bisogno di politiche di welfare concrete. C’è possibilità di programmare un futuro migliore in ambito sociale?

Si può programmare prevedendo non il reddito di dignità che offre Tridico, non quello di merito che adesso si è inventato Occhiuto, ma trasformando le nostre istituzioni finanziarie al fine di fare in modo che la Regione si comporti come una specie di datore di lavoro di ultima istanza. Tutte le forze che il mercato non assorbe dovrebbero essere rese protagonisti anche in termini di progetti anche sulla base di una formazione immaginata dallo Stato che offrono un’opportunità di lavoro a tutti quelli che lo richiedono in un breve periodo di formazione. Anziché regalare 5-600 euro a chi non fa nulla, noi dovremmo ritornare ad una logica di Stato che non soffra l’impresa privata, una via di mezzo tra la pianificazione economica e il mercato completamente libero che disarticola l’iniziativa dello Stato. Si potrebbe tornare a un sistema misto dove il libero mercato rimane possibile, ma lo Stato si preoccupa di aiutare quelle persone che il mercato respinge; si può finanziare il terzo settore, si può aumentare il numero degli assistenti sociali, si può dare respiro a quelle famiglie che hanno dei disabili in casa che non sanno come fare.

L’agricoltura è un volano per la Calabria. Ma anche in questo caso occorre impiegare bene o fondi a disposizione. Su cosa puntare?

Si possono immaginare dei percorsi utili per fare in modo che il piccolo imprenditore calabrese non venga schiacciato dalla grande distribuzione nazionale e internazionale. Oggi i nostri lavoratori sono più delle volte costretti a vendere le materie prime, arancio, olio, a prezzi bassissimi, a queste grandi multinazionali, che poi trasformano le materie prime dall’altra parte e ci fanno sovrapprofitti infiniti. Noi dovremmo invece fare in modo che questi nostri imprenditori possano avviare dei lavori di trasformazione qui da noi, dovremmo culturalmente incentivare i cittadini calabresi a mangiare a chilometro zero.

Bandiere blu ma anche inquinamento. Pur nel balletto dei dati rimane il problema. Il turismo ne risente…

Il settore del turismo andrebbe totalmente rivisto. Le poche cose buone che Occhiuto ha fatto è stato il potenziamento dell’aeroporto di Reggio Calabria. Egli rivendica grandi risultati, però più che altro lui ha messo una pezza, ancora la Calabria è costretta a mandare i rifiuti all’estero perché non è autonoma sul piano dello smaltimento, ogni anno si parla di potenziare il sistema di depurazione per offrire un mare pulito, il pericolo frane è molto evidente, però mi pare che non ci sia un approccio sistemico rispetto a questi problemi, mi pare che ci sia solo il desiderio ogni tanto di mettere una pezza quando qualcuno di queste questioni diventa all’improvviso centrale e più rilevante.

La criminalità continua a essere un fattore. Tanto è stato fatto dallo Stato, ma l’emergenza rimane alta. Ci sono azioni possibili da mettere in campo?

Intanto immagino una grande operazione verità, nel senso che il nostro territorio è ostaggio da decenni di poteri trasversali che hanno mostrato il loro volto peggiore. Spesso la ‘ndrangheta è una componente, quella più visibile, di un sistema di potere che usa la Calabria come un laboratorio di esperimenti perversi. Noi sappiamo perfettamente che troppi misteri, troppe questioni criminali avvenute in Calabria sono rimaste senza risposta

Unioni e fusioni di Comuni. Che margini ci sono secondo lei in Calabria e dove è più opportuno?

Rispetto alla fusione dei Comuni è opportuno limitarsi ad assecondare la sensibilità dei territori in un’ottica di sussidiarietà. Un buon politico non deve imporre cambiamenti che vengono avvertiti come forzati dalla cittadinanza.

Comuni e scuole. Come potenziare le strutture scolastiche per generare cultura?

Sul piano culturale la prima cosa che va fatta è immaginare un’idea di scuola che recuperi il senso delle nostre tradizioni, della nostra civiltà e sviluppi il senso critico dei ragazzi. atmosfere non finiscano con il perdere ciò che di più Bisogna fare crescere i ragazzi che anche nel futuro sappiano ragionare da uomini e non come macchine.