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Calabria fantastica tra leggende e miti
Bagnata da due mari, incastonata al centro del Mediterraneo, bosco verde d’Italia, crocevia, fin dagli albori della storia, di numerosi popoli e civiltà la Calabria è stata teatro di innumerevoli miti e leggende.
La nostra regione ha rappresentato infatti lo scenario perfetto che ha accolto personaggi mitici, approdati in terra calabra durante il loro avventuroso peregrinare, tra loro a calcare il suolo calabrese anche Ulisse, eroe della letteratura classica.
Protagonista dell’ Odissea, poema epico attribuito ad Omero, il re di Itaca, dopo la fine della guerra di Troia, si mette in viaggio per fare ritorno in patria, ma il suo percorso sarà lungo e costellato di pericoli e difficoltà. Numerosi gli incontri che lo attendono: re e regine, maghe, Dei, ninfe, creature spietate e mostruose.
Secondo lo storico berlinese Armin Wolf professore all’Università di Heidelberg, autore, insieme al fratello Hans Helmut, di ‘Il cammino di Ulisse: Tunisia, Malta, Italia, negli occhi di Omero’, di ‘Ulisse in Italia’ e di diversi altri volumi sull’argomento, le tappe del viaggio di Ulisse non erano luoghi frutto della fantasia dello scrittore, ma territori identificabili interpretando i dati che il poeta stesso fornisce nella sua opera, tra questi figura anche la Calabria.
Wolf, infatti, sostiene che Ulisse sarebbe, ad un certo punto, naufragato nella Scheria, che vuol dire ‘Terraferma’, la terra dei Feaci, antichi abitanti della nostra regione.
Dapprima approdato sulla costa rocciosa tirrenica, che si potrebbe identificare col territorio di Palmi, Odisseo cercò riparo nelle grotte poco distanti dal mare, per poi attraversare l’istmo di Catanzaro, percorribile nei tre giorni di cammino descritti da Omero. La natura dei luoghi, la descrizione dei fiumi, dei monti, della ‘selva ombrosa’, farebbero pensare ai boschi della Sila.
Da qui l’incontro con Nausicaa, figlia di Alcinoo, re dei Feaci, popolo che abitava quelle terre, esperto nella navigazione. La giovane principessa, uscita per recarsi al fiume con le sue ancelle, condusse Ulisse alla corte del re, suo padre, che diede ospitalità al naufrago e gli fornì la nave con cui ripartire e far ritorno ad Itaca.
La terra dei Feaci situata tra due mari, secondo gli studi di Wolf, si potrebbe identificare con l’istmo di Calabria, ovvero il territorio tra il golfo di Sant’ Eufemia e il golfo di Squillace.
Una tra le argomentazioni dello storico tedesco è che Omero la descrive come una terra a forma di scudo, con le due tipiche insenature semicircolari che corrisponderebbero alla morfologia del territorio della nostra regione.
Inoltre, dopo il loro incontro Nausicaa conduce Ulisse in un luogo da cui era possibile osservare due mari, che potrebbe essere identificato, sempre secondo Wolf, con l’attuale territorio di Tiriolo che offre, infatti, questa visuale.
Lo scrittore tedesco sostiene inoltre che Odisseo si imbarcò alla volta di Itaca partendo dal tratto ionico fra Catanzaro e Roccelletta, dove più tardi sorse la colonia greca di Skylletion e quella romana di Scolacium, fondata secondo Servio e Cassiodoro, proprio da Ulisse.
Ulteriore argomentazione sostenuta da Wolf è costituita dall’enigma dell’attraversamento dello Stretto di Messina da parte di Ulisse, avvenuto nella narrazione omerica per due volte: la prima in direzione sud verso Itaca, la seconda, dopo un tremendo naufragio, verso nord. Dunque per tornare in patria Ulisse avrebbe dovuto ripercorrere per la terza volta lo stretto tra Scilla e Cariddi nuovamente verso sud, cosa che non viene descritta da Omero e che fornisce allo storico berlinese lo spunto per ipotizzare che l’eroe greco abbia attraversato a piedi la terra dei Feaci all’altezza dell’istmo di Catanzaro, per poi imbarcarsi dalla costa orientale della Calabria.
Altra conferma del possibile passaggio di Ulisse in Calabria, come testimoniato in una cronaca medievale di Domenico Montuoro, è data dal fatto che nell’ Odissea, viene detto che Ulisse lasciando l’isola di Circe, sulla costa settentrionale della Sicilia, attraversò l’ ‘Oceano’, nome che allora era usato per indicare il Mar Tirreno.
Ulteriore leggenda, suffragata in parte da alcuni studi in merito, vuole l’isola di Ogigia citata nel poema omerico, posta di fronte alla costa ionica calabrese. Secondo alcuni cartografi vissuti tra il Cinquecento e il Settecento, infatti, di fronte alle attuali Le Castella e Isola Capo Rizzuto, nel territorio crotonese, c’era anticamente un arcipelago nel quale si sarebbe trovata l’isola descritta da Omero come luogo di grande bellezza e dell’immortalità. È qui che viveva Calipso, figlia di Atlante che, secondo il racconto dell’Odissea, accolse Ulisse approdato sull’isola. La donna si innamorò perdutamente dell’eroe e decise di trattenerlo con sé per lunghi anni, offrendogli invano l’immortalità, da lui rifiutata per il desiderio di tornare nella sua patria, Itaca. Secondo il mito, Calipso aveva la sua dimora nascosta in una grotta, che alcuni vorrebbero identificare con l’attuale grotta delle Ninfe a Cerchiara, nel Parco Nazionale del Pollino. Presso la suggestiva località termale dell’alto cosentino ionico sgorgano preziose acque sulfuree curative, la cui temperatura alla sorgente è di 30 gradi e che danno vita ad una piscina naturale posta tra le rocce.
Tra le imprese più ardue compiute da Ulisse durante il suo viaggio, il passaggio dello Stretto di Messina, dove la ninfa Scilla, trasformata dalla maga Circe in orrendo e gigante mostro marino che divorava gli uomini, rappresentava un tremendo pericolo per quanti solcavano i mari davanti alla costa calabrese, mentre dalle sponde siciliane infuriava il mostro Cariddi, il cui potere era ingoiare i naviganti in mortali e giganteschi gorghi marini. Attualmente il tratto di costa calabrese citata nel poema omerico rappresenta una delle zone turistiche più rinomate ed apprezzate dai visitatori che raggiungono la nostra regione, ovvero la costa Viola, con i suoi paesi affacciati sul mare, tra cui appunto la rinomata Scilla, le cui abitazioni del borgo più antico sorgono nelle acque del Tirreno.
