West Nile virus, la parola all’esperto: massima attenzione ma senza allarmismi

Recentemente un’anziana di Latina è deceduta a causa di una puntura. Nessun allarmismo o paura da coltivare, ma la massima attenzione soprattutto all’igiene dei nostri territori

Cresce la paura per l’infezione da West Nile virus che il 20 luglio ha causato la morte di una donna di 82 anni nella provincia di Latina. Al 20 luglio – fa sapere il sistema di sorveglianza coordinato dal ministero della Salute e supportato per la parte umana, perché la malattia colpisce anche gli animali, dall’Istituto superiore di sanità – sono dieci i casi confermati di infezione nell’uomo in Italia da inizio anno, sette dei quali segnalati dalla Regione Lazio, tutti nella provincia di Latina. Il West Nile virus viene trasmesso dalle zanzare del genere Culex, molto comuni anche nel nostro Paese. La maggior parte delle persone infette non sviluppa sintomi, ma nel 20% dei casi si manifesta una febbre leggera e meno dell’1% può sviluppare forme gravi neuroinvasive come encefalite o meningite. Intanto, con una lettera del 18 luglio al direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità. Tedros Ghebreyesus, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha comunicato il rifiuto dell’Italia degli emendamenti 2024 al Regolamento sanitario internazionale, adottati alla 77esima Assemblea mondiale della sanità e volti a rafforzare la preparazione globale alle pandemie. Abbiamo raggiunto telefonicamente Carlo Torti (nella foto), direttore dell’Unità operativa di Malattie infettive presso il Policlinico Agostino Gemelli Irccs, professore ordinario di Clinica delle malattie infettive all’Università cattolica del Sacro Cuore, attualmente in missione in Uganda.Professore, perché la malattia legata al West Nile virus, inizialmente presente nel Nord Italia, continua a diffondersi?  Il clima che si sta tropicalizzando ha certamente un notevole impatto sulla diffusione delle infezioni trasmesse da insetti. Questi casi ci ricordano che le malattie infettive a trasmissione vettoriale sono un problema globale e pertanto indicano la necessità di massima attenzione, di efficaci sistemi di controllo degli insetti, di sistemi di sorveglianza in grado di valutare eventuali incrementi di casi.Dobbiamo preoccuparci? Ieri nel Lazio si è verificato il decesso di una signora di 82 anni…Non bisogna farsi prendere dall’ansia; tuttavia si tratta di un problema emergente nel mondo intero, di fronte al quale dobbiamo fare il massimo. Da un lato per monitorare cosa stia succedendo; dall’altro per adottare tutte le contromisure necessarie sia in termini di controllo degli insetti vettori, sia in termini di prevenzione e diagnosi precoce di questi fatti infettivi.In concreto, quali interventi sono necessari?Bonifiche ambientali sugli insetti, diagnosi precoce, controllo delle trasfusioni di sangue per evitare che anche quest’ulteriore via di trasmissione possa aggravare il problema sono passaggi fondamentali.Quindi la prevenzione è strategica perché non esistono vaccini né terapie specifiche… Sì, monitoraggio, prevenzione e controllo sono essenziali. E poi, per i cittadini, è importante proteggersi dalle punture evitando ristagni d’acqua, usando zanzariere e repellenti.I sistemi di preparazione e di controllo del nostro Paese sono già rodati ed efficaci, ma non bisogna abbassare la guardia.A proposito di preparazione e sorveglianza anche a livello globale, quali conseguenze sanitarie potrebbero derivare dalla scelta dell’Italia – insieme a Usa, Russia, Iran e Israele – di non aderire alle regole dell’Oms in materia di emergenza pandemica? Dal mio punto di vista di specialista in malattie infettive con forte interesse per la salute pubblica, ritengo importanti la coesione e la cooperazione internazionale per affrontare le emergenze sanitarie perché è solo attraverso sforzi globali che è possibile contenere questi eventi. Come ha dimostrato il Covid, ormai viviamo in un mondo globalizzato dove viaggi, migrazioni (anche di volatili) e scambi commerciali rendono i confini permeabili; nessun Paese può pertanto dirsi immune da epidemie o pandemie. Nonostante l’Italia abbia solidi sistemi di sorveglianza nazionale e regionale che consentono di individuare anche piuttosto precocemente i focolai epidemici,è fondamentale aderire alle linee guida e alle azioni coordinate dell’Organizzazione mondiale della sanità per garantire Cresce la paura per l’infezione da West Nile virus che il 20 luglio ha causato la morte di una donna di 82 anni nella provincia di Latina. Al 20 luglio – fa sapere il sistema di sorveglianza coordinato dal ministero della Salute e supportato per la parte umana, perché la malattia colpisce anche gli animali, dall’Istituto superiore di sanità – sono dieci i casi confermati di infezione nell’uomo in Italia da inizio anno, sette dei quali segnalati dalla Regione Lazio, tutti nella provincia di Latina. Il West Nile virus viene trasmesso dalle zanzare del genere Culex, molto comuni anche nel nostro Paese. La maggior parte delle persone infette non sviluppa sintomi, ma nel 20% dei casi si manifesta una febbre leggera e meno dell’1% può sviluppare forme gravi neuroinvasive come encefalite o meningite. Intanto, con una lettera del 18 luglio al direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità. Tedros Ghebreyesus, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha comunicato il rifiuto dell’Italia degli emendamenti 2024 al Regolamento sanitario internazionale, adottati alla 77esima Assemblea mondiale della sanità e volti a rafforzare la preparazione globale alle pandemie. Abbiamo raggiunto telefonicamente Carlo Torti (nella foto), direttore dell’Unità operativa di Malattie infettive presso il Policlinico Agostino Gemelli Irccs, professore ordinario di Clinica delle malattie infettive all’Università cattolica del Sacro Cuore, attualmente in missione in Uganda.Professore, perché la malattia legata al West Nile virus, inizialmente presente nel Nord Italia, continua a diffondersi?  Il clima che si sta tropicalizzando ha certamente un notevole impatto sulla diffusione delle infezioni trasmesse da insetti. Questi casi ci ricordano che le malattie infettive a trasmissione vettoriale sono un problema globale e pertanto indicano la necessità di massima attenzione, di efficaci sistemi di controllo degli insetti, di sistemi di sorveglianza in grado di valutare eventuali incrementi di casi.Dobbiamo preoccuparci? Ieri nel Lazio si è verificato il decesso di una signora di 82 anni…Non bisogna farsi prendere dall’ansia; tuttavia si tratta di un problema emergente nel mondo intero, di fronte al quale dobbiamo fare il massimo. Da un lato per monitorare cosa stia succedendo; dall’altro per adottare tutte le contromisure necessarie sia in termini di controllo degli insetti vettori, sia in termini di prevenzione e diagnosi precoce di questi fatti infettivi.In concreto, quali interventi sono necessari?Bonifiche ambientali sugli insetti, diagnosi precoce, controllo delle trasfusioni di sangue per evitare che anche quest’ulteriore via di trasmissione possa aggravare il problema sono passaggi fondamentali.Quindi la prevenzione è strategica perché non esistono vaccini né terapie specifiche… Sì, monitoraggio, prevenzione e controllo sono essenziali. E poi, per i cittadini, è importante proteggersi dalle punture evitando ristagni d’acqua, usando zanzariere e repellenti.I sistemi di preparazione e di controllo del nostro Paese sono già rodati ed efficaci, ma non bisogna abbassare la guardia.A proposito di preparazione e sorveglianza anche a livello globale, quali conseguenze sanitarie potrebbero derivare dalla scelta dell’Italia – insieme a Usa, Russia, Iran e Israele – di non aderire alle regole dell’Oms in materia di emergenza pandemica? Dal mio punto di vista di specialista in malattie infettive con forte interesse per la salute pubblica, ritengo importanti la coesione e la cooperazione internazionale per affrontare le emergenze sanitarie perché è solo attraverso sforzi globali che è possibile contenere questi eventi. Come ha dimostrato il Covid, ormai viviamo in un mondo globalizzato dove viaggi, migrazioni (anche di volatili) e scambi commerciali rendono i confini permeabili; nessun Paese può pertanto dirsi immune da epidemie o pandemie. Nonostante l’Italia abbia solidi sistemi di sorveglianza nazionale e regionale che consentono di individuare anche piuttosto precocemente i focolai epidemici,è fondamentale aderire alle linee guida e alle azioni coordinate dell’Organizzazione mondiale della sanità per garantire risposte efficaci e tempestive.Il legame con organismi globali non va trascurato: è una vera opportunità per contenere e prevenire le crisi future in un mondo interconnesso.

  • Pezzo da agensir.it