Vite di cristiani coraggiosi del XX secolo

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Credere nell’Assoluto aiuta ad affrontare con più gioia e consapevolezza la durezza dell’esistenza

Probabilmente Umberto Eco avrebbe sorriso se qualcuno gli avesse proposto di trovare un’unica cifra capace di definire e rilegare il Novecento, con il suo oscillante zigzagare e le sue fratture scomposte”. Con queste significative parole si apre l’introduzione del libro Lo spirito del Novecento. Una storia dei protagonisti del pensiero (Solferino), in libreria dal 1° luglio, a cura di Enzo Bianchi, monaco e saggista, fondatore della Comunità monastica di Bose che promuove il dialogo ecumenico fra diverse Chiese, e Marco Vergottini, teologo, collaboratore di Carlo Maria Martini, già vicepresidente dell’Associazione Teologica Italiana. Il XX secolo è stato segnato da tragedie, sconvolgimenti, tensioni, sogni, tecnologie, esplorazioni, ma anche dai rischi del progresso, come evidenzia Heidegger, dal pluralismo, dalla crisi delle ideologie, dall’ “incredulità verso le metanarrazioni”, come dice Lyotard, e dalla violenza estrema, per usare le parole di Hannah Arendt. Sono tutti elementi che mostrano alcune delle tante sfaccettature del Novecento, un arco temporale che può essere difficilmente interpretato in maniera univoca. Possiede, tuttavia, il suo Zeitgeist (spirito del tempo) che si presenta come un mistero che si svela nelle pieghe della macrostoria, nelle parole e nei gesti di chi ha agito, creduto e pensato. E la memoria gioca un ruolo decisivo perché è un “atto etico e politico, una bussola per orientare il nostro agire nel presente e nel futuro” – si legge sempre nell’introduzione. Bianchi e Vergottini si concentrano su quel filo rosso che raccoglie e testimonia le grandi trasformazioni verificatesi nel Novecento: sono le biografie e le esperienze emblematiche di oltre quaranta personaggi, che hanno offerto alle storia del secolo passato le loro speranze, il loro mondo interiore, il loro continuo, aperto e costruttivo confronto con la realtà esterna, senza farsi intimorire dai continui cambiamenti socio-culturali e ideologici. Sono figure che hanno portato con sé il dono delle fede nelle più svariate confessioni, ricercando un rapporto incessante con l’Assoluto. Con i loro studi hanno dimostrato che il cristianesimo può effettivamente trovare posto nella realtà contemporanea che corre verso il futuro. La carrellata di nomi è spettacolare: si passa da teologi come Karl Rahner, Hans Urs von Balthasar e Dietrich Bonhoeffer a biblisti come Luis Alonso Schökel e Paul Beauchamp; da ecclesiastici quali Pedro Arrupe e Óscar Romero a filosofi come Emmanuel Lévinas, Simone Weil, Etty Hillesum e Paul Ricoeur; da letterati come Giovanni Pozzi e Flannery O’Connor a testimoni di vita quali Madre Teresa di Calcutta, Nelson Mandela, Julius Nyerere e Martin Luther King. Con le loro opere intellettuali e umane queste figure hanno contribuito a sviluppare il pensiero cristiano che, inevitabilmente, si è confrontato con diversi ambiti della conoscenza. Il pastore protestante americano, Martin Luther King, pagò con la vita la sua lotta a favore dei diritti degli afroamericani, contro ogni forma di segregazione razziale nell’America degli ’50 e ’60. L’arcivescovo cattolico salvadoregno, Óscar Romero, denunciò le violenze della giunta militare del suo paese, El Salvador, e lo stato di repressione imposto dal governo che favoriva l’ingiustizia sociale e danneggiava i poveri. Anche lui fu assassinato da un tiratore scelto il 24 marzo 1980 mentre celebrava la santa messa. King e Romero persero la vita a causa del loro stretto rapporto con la Parola del Vangelo e seguendo l’esempio di Gesù, che insegnò ad amare i propri nemici e a diventare costruttori di pace con la politica della non violenza. In ambito teologico ricordiamo, tra gli altri nomi, quello del sacerdote canadese Bernard Lonergan. La sua opera, tutta dedicata ai fondamenti della teologia e della filosofia, non è mai giunta al grande pubblico, il che spiegherebbe il motivo per cui quest’esperto sia rimasto nell’oblio per molto tempo. Il gesuita comprese l’inadeguatezza della teologia tradizionale, che aveva vissuto fuori dalla storia in un regno di verità immutabili, proponendo l’idea che, specialmente nella nostra cultura empirista, la teologia deve basarsi sull’esperienza religiosa dell’essere trasformati dall’amore di Dio. Lonegard fa nel Novecento quello che Tommaso d’Aquino aveva fatto nella sua epoca. Come l’Aquinate aveva applicato l’aristotelismo allo studio del mondo cristiano del suo tempo, Lonegard scende a patti con il pensiero scientifico e storico del XX secolo, avanzando il concetto di “auto-appropriazione”, cioè il ritrovare dentro di sé il fondamento di ogni ricerca. In ambito biblico un esempio è quello del gesuita spagnolo Luis Alonso Schökel, un uomo innamorato della Parola di Dio. Grazie al suo continuo soffermarsi sulle Sacre Scritture nel solco della tradizione giudaico-cristiana, Luis rende il Biblico un’istituzione universale, spiega la relazione tra Dio e il suo popolo nell’Antico e nel Nuovo Testamento, e parla di “metafora sponsale”, di “analogia nunziale” e di “cristologia sponsale”. In ambito letterario non possiamo non accennare qualcosa sull’eredità culturale lasciata da Flannery O’ Connor, la grande narratrice del Sud cattolico degli Stati Uniti, capace di unire cielo e terra, peccato e grazia, letteratura e fede. Una donna che entra in comunione con il Padre al quale rivolge le sue lettere, sforzandosi di trovare i termini giusti per parlarne in modo sublime e per stabilire con lui un legame molto intimo. Ribelle, anticonformista, sarcastica e ironica, scandalizza con il suo cattolicesimo i benpensati del sud tradizionalista. La sua teologia, ispirata all’Aquinate, a de Chardin e a Weil, si fonda sul volto di Cristo crocefisso, che vede nel dolore della gente comune, nelle vicende quotidiane, nei protagonisti dei suoi racconti, nelle vite disastrate di falliti e vagabondi, a cui Dio offre la sua grazia redentrice. È quello che troviamo in uno dei suoi principali romanzi “La saggezza nel sangue” (1952), nel quale parla della storia di un uomo in conflitto con la sua comunità, sospeso tra fede e blasfemia, tra i dubbi sulla salvezza e sul peccato originale e la propensione alla teologia. Il libro vuole portare l’attenzione sul fatto che la fede non è un’idea astratta, ma una forza viva, radicata nel mondo e capace di interfacciarsi con la scienza, la politica, l’arte, la filosofia e gli altri saperi. La vita di questi uomini e di queste donne non è stata perfetta, ma è stata un faro di speranza che ha mostrato che la fede è coraggio e innovazione, sforzo per costruire un bene collettivo futuro, visione che trascende il tempo e lo spazio, incarnazione del Vangelo. Oggi bisogna aiutare i giovani a trovare i loro punti di riferimento e i cristiani a guardare con gioia il mondo.