Attualità
Terra Santa. I numeri del conflitto da ambo le parti
A due anni esatti dall’attacco del 7 ottobre 2023 il conflitto tra Hamas e Israele continua a generare effetti devastanti su entrambi i fronti, mentre l’orizzonte politico e umanitario appare ancora fortemente incerto. A ricordarlo è un recente approfondimento pubblicato dall’Ispi-Istituto per gli studi di politica internazionale, che traccia un bilancio aggiornato delle conseguenze del conflitto, dentro e fuori la regione. Nella Striscia di Gaza, la situazione è definita catastrofica. Dopo 2 anni di bombardamenti e operazioni militari, oltre 67mila persone hanno perso la vita, in gran parte civili, mentre 1,9 milioni di abitanti – più del 90% della popolazione – sono stati sfollati almeno una volta, spesso più volte. Gli edifici distrutti o gravemente danneggiati rappresentano circa il 50% del patrimonio abitativo. In alcune aree, soprattutto nel nord della Striscia, un abitante su quattro vive oggi in condizioni di carestia, secondo i più recenti rapporti dell’Ipc-Integrated food security phase classification. Nel frattempo, anche Israele vive un contesto di profonda instabilità. Le Idf-Forze di difesa israeliane hanno subito 913 perdite, di cui 486 solo durante le operazioni di terra iniziate nell’ottobre 2023. Il paese si trova ora in una fase di stagnazione economica prolungata, seguita a una brusca contrazione del Pil (-6% nel quarto trimestre 2023). La società appare divisa: secondo i sondaggi mensili dell’Inss-Institute for national security studies, la fiducia nelle forze armate rimane alta (oltre il 70%), ma quella verso il governo si aggira su valori molto bassi, intorno al 25%. Anche la popolarità del premier Netanyahu è in calo, sebbene leggermente superiore a quella dell’esecutivo. Sul piano diplomatico, il panorama internazionale è in trasformazione. In questi 2 anni, il numero di Stati Onu che riconoscono ufficialmente la Palestina è salito da 139 a 157, con il recente riconoscimento da parte di Francia, Regno Unito e Spagna. L’Italia, insieme ad altri Paesi dell’Europa centrale e settentrionale, non ha ancora formalizzato tale riconoscimento. Infine, si segnala il tentativo di rilanciare un’iniziativa diplomatica: la proposta in 20 punti avanzata da Donald Trump, con l’appoggio del governo israeliano e di diversi Paesi arabi. Il piano prevede il progressivo ritiro dell’esercito israeliano e l’introduzione di una forza internazionale di stabilizzazione, ma restano forti le incertezze sulla reale volontà delle parti di attuarlo. Due anni dopo l’inizio delle ostilità, la guerra tra Israele e Hamas continua a lasciare aperte ferite profonde. La prospettiva di una pace giusta e duratura rimane ancora lontana, ma il crescente coinvolgimento della comunità internazionale indica che il tempo del silenzio e dell’indifferenza potrebbe essere finito.
Agensir
