Silvio Micieli: le tradizioni della mia Sartano…

Intervista all’autore del volume “Sartano, memorie di presenze antiche”, una raccolta di proverbi, modi di dire, stornelli e preghiere del borgo

Silvio Micieli, presidente del Consiglio comunale di Torano Castello, si è cimentato in una bella opera dal titolo  “Sartano, memorie di presenze antiche”, una raccolta di proverbi, modi di dire, stornelli d’amore e preghiere del passato con la quale ricostruisce l’identità dei sartanesi. Lo abbiamo intervistato.

Le radici di Sartano. Cosa ti ha spinto a pubblicare questo libro e come è organizzato?

Ho sempre manifestato interesse nel conoscere le radici del mio paese. Il mio lavoro di ricerca è iniziato tanti anni fa, circa 30, quando la prof. di italiano ci assegnó un compito di approfondimento delle tradizioni natalizie del nostro paese. Da qui nasce l’idea di intervistare gli anziani del paese, più di 300, col desiderio di salvaguardare la memoria collettiva di Sartano, un piccolo centro ricco di tradizioni, spesso trascurato nei racconti ufficiali. Mi sono reso conto che molti dei racconti orali, dei saperi popolari stavano andando perduti. Così ho sentito l’urgenza di raccogliere tutto questo materiale, valorizzarlo e restituirlo alla comunità sotto forma di libro.
Il volume è organizzato in 3 sezioni tematiche. Si parte dai proverbi, passando poi alla ai modi di dire di un tempo,per finire con le preghiere e i canti di amore e di “sdegno”. Il libro vuole essere un ponte tra le generazioni: un modo per far conoscere ai giovani le loro radici e, al tempo stesso, un omaggio a chi ha vissuto e costruito questa comunità.

Quali gli elementi culturali e identitari che hai raccontato e che più ti stanno a cuore?

Mi stanno particolarmente a cuore il dialetto locale e le tradizioni religiose popolari. Il dialetto di Sartano, come quello di molti piccoli centri del sud Italia esprime emozioni, ironia, saggezza contadina. Ho voluto raccogliere modi di dire, filastrocche, preghiere, perché attraverso la lingua si conserva un’intera visione del mondo e si intrecciano fede, senso di appartenenza, memoria collettiva. Infine, il valore della famiglia, dell’ospitalità e del lavoro duro sono elementi centrali del racconto, perché costituiscono il cuore pulsante di quella che considero l’identità sartanese.

Cosa significa per la comunità conservare le proprie tracce identitarie?

Conservare le proprie tracce identitarie significa non perdere sé stessi. Significa sapere da dove si viene per poter vivereil presente con consapevolezza e progettare meglio il futuro.
Per una comunità come quella di Sartano, vuol dire rafforzare i legami interni, dare valore alla propria storia, alle persone che l’hanno attraversata e costruita, e trasmettere tutto questo alle generazioni future. Le tracce identitarie – che siano canti, parole, gesti, immagini o racconti – sono ciò che ci rende unici. E se non le raccontiamo noi, rischiano di svanire per sempre.

La presentazione del volume è fissata per il primo agosto, alle ore 19, presso la biblioteca Migrantes sotto il patrocinio di Regione Calabria e Deputazione storia patria per la Calabria. Intervengono, tra gli altri, il sindaco Lucio Franco Raimondo, il parroco don Rocco Balsano, il direttore dell’Archivio diocesano di Cosenza – Bisignano Vincenzo Antonio Tucci.