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Ritratto del professore Carbone, uomo che amava Dio e la scienza

Per quanti condividono la fede e l’intensa spiritualità che animava il professore Vincenzo Carbone, docente del Dipartimento di Fisica dell’Università della Calabria, lo scorso 21 gennaio lui non ‘è scomparso’, non ‘ci ha lasciati’, non ‘si è spento’, ma è ‘nato al cielo’, quel cielo, essenza e simbolo della creazione, che per una vita ha scrutato e sul quale si è a lungo interrogato.
“Mi sono sempre avvicinato al lavoro scientifico collaborando con tanti colleghi, sempre guidato dal piacere di lavorare insieme e da un rapporto di amicizia e rispetto reciproco. Credo che questo sia il segreto del successo della scienza. Ho sempre cercato di instaurare lo stesso tipo di rapporti con gli studenti, basati sull’attenzione verso ogni individuo, cercando sempre, con passione, di far crescere ognuno con le proprie peculiarità e inclinazioni personali”, sono le parole del professore Carbone, in un suo post pubblicato lo scorso novembre quando è stato insignito della medaglia Lewis Fry Richardson 2025, prestigioso riconoscimento conferito dalla European Geosciences Union nell’ambito delle scienze terrestri planetarie e spaziali.
“Vincenzo è stato il primo dottore di ricerca in astrofisica in Italia, la sua grande dote era l’estrema versatilità, aveva la capacità di usare tecniche di ricerca e strumenti fisici molto diversi tra di loro.
Ha pubblicato su riviste scientifiche internazionali, in collaborazione anche con altri ricercatori, oltre 250 lavori che sono stati citati più di 12.000 volte, questo dato lo fa rientrare nel due o tre per cento dei ricercatori di tutto il mondo che hanno ottenuto un numero così elevato di citazioni”, quanto sottolineato dal fondatore e coordinatore del gruppo di ricerca di Astrofisica dell’Università della Calabria, il professore Pierluigi Veltri, con il quale Carbone si è formato, che ha aggiunto: “In un mondo come il nostro in cui spesso si pensa che studiare la natura, occuparsi di Fisica debba necessariamente essere in conflitto con non la fede, lui era una testimonianza molto forte di come invece fosse possibile vivere con naturalezza ed armonia le due dimensioni. Vincenzo aveva grande fede nel Signore al quale si affidava”.
Coordinatore di numerosi progetti scientifici italiani ed internazionali che hanno favorito l’avanzamento ed il progresso nelle discipline di cui si è occupato, il professore Carbone si è speso particolarmente per dar modo a tanti giovani di formarsi e lavorare.
“Il professore Carbone possedeva un’umanità fuori dal comune, era possibile, quasi istantaneamente, instaurare con lui un rapporto diretto e molto stretto, il tutto favorito dalla sua simpatia innata. Era una persona di spirito, estremamente sorridente ed ottimista, tendeva a vedere sempre il lato buono delle cose e a dirti che ogni problema poteva essere risolto, amava suonare la chitarra e cantare. Dotato di grande onestà intellettuale e sincerità, aveva un grande senso di spiritualità che viveva a pieno, una delle cose che lo rendevano veramente speciale era il modo in cui riusciva ad entrare in contatto con chiunque, anche con persone che avevano posizioni, in ambito politico o religioso, molto distanti dalle sue”, il ritratto tratteggiato da Fabio Lepreti, docente di Fisica dell’Eliosfera e del Sistema Terra all’Unical, prima allievo e poi stretto collaboratore di Carbone, che ha chiosato: “Era un vulcano di idee, si è occupato nella sua carriera di tematiche scientifiche molto diverse tra di loro che hanno riguardato il sole, lo spazio interplanetario all’interno del sistema solare, la geofisica, i terremoti, la meteorologia, la climatologia, si è occupato delle tecniche di applicazione della fisica all’economia, era una personalità, dal punto di vista scientifico, estremamente eclettica”.
“Il segreto che lo animava era la fede, si sorprendeva di tutto, aveva negli occhi sempre la meraviglia, che è la scintilla di ogni ricerca. Possedeva una grande sensibilità ed attenzione verso i poveri e gli ultimi, aveva una vita di fede molto intensa e gioiosa. Sua moglie mi ha raccontato che Vincenzo possedeva un ‘salvadanaio’, come lo chiamava lui, si trattava di una sorta di diario, nel quale annotava tutte le cose belle che il Signore faceva nella sua vita”, così il padre dehoniano, Emanuele Sgarra, parroco della parrocchia di San Paolo Apostolo ad Arcavacata, dove è stato celebrato il funerale del professore Carbone.