Ritratti di fede, un percorso di ricerca e di condivisione delle storie di fede

Daniel Epstein ha viaggiato per il mondo immortalando le facce di più persone, delle quali ha ascoltato i percorsi spirituali

Nell’ambito del percorso giubilare “Open Doors” sono stati presentati, presso la Sala Marconi di Palazzo Pio, il 21 ottobre, il libro e il progetto multimediale “Portraits in Faith” (Ritratti di fede), nati dalla collaborazione tra il Dicastero per la Comunicazione, responsabile del sistema comunicativo della Santa Sede, ed “Emotions To Generate Change”, la piattaforma per la creazione di iniziative e laboratori artistici finalizzati al cambiamento personale e sociale. “Portraits in Faith” è un grande prodotto multimediale ideato da Daniel Epstein, già direttore del settore marketing dell’azienda Procter & Gamble, che in un momento di forte crisi esistenziale si è avvicinato a Dio, riscoprendo il valore della fede. Il suo lavoro e il bisogno di approfondire la conoscenza del divino l’hanno condotto in svariate regioni del mondo, nelle quali si è imbattuto in realtà e culture diverse. Ha colto così l’occasione di intervistare, filmare e fotografare testimoni di tanti credi, compiendo un “esercizio spirituale” che gli ha fatto toccare con mano la bellezza di ascoltare racconti religiosi a dir poco meravigliosi. Il contatto con persone spiritualmente distinte ha spalancato dinnanzi a Daniel un universo, fatto di sguardi, di emozioni e di sentimenti. In 25 anni ha raccolto circa 500 storie di donne e uomini provenienti da 30 paesi, realizzando immagini e video-interviste confluite in “Portraits in Faith”. La ricerca di Daniel conferma quanto espresso da papa Francesco nella “Fratelli Tutti”: “La garanzia di un’autentica apertura a Dio … è un modo per praticare la fede che aiuta ad aprire i nostri cuori ai nostri fratelli e sorelle” (n. 74). Perché siamo tutti fratelli e sorelle uniti in un’unica fratellanza di amore, una grande comunità basata sul dialogo interreligioso e sulla costruzione di un nuovo umanesimo che passa – come sostiene il filosofo lituano Emmanuel Lèvinas – dal riconoscimento del volto dell’altro e dal superamento di qualsiasi forma di insicurezza e di paura. Perché “ogni cultura sana è per natura aperta e accogliente” – recita sempre la “Fratelli Tutti” (n. 146). La relazione concreta e senza pregiudizi tra l’Io e il Tu – in linea con il pensiero dell’austriaco Martin Buber – è la chiave per ricercare la verità e per curare la crisi spirituale, ma è anche la base per definire un universalismo sensibile alle differenze e aperto al diverso – come sostiene il tedesco Habermas. “Ogni ritratto sembra lasciare spazio all’altro, in un dialogo che è comprensione e accettazione”, ha detto il cardinale George Jacob Koovakad, prefetto del Dicastero per il Dialogo interreligioso, in occasione della conferenza di presentazione del progetto. In un mondo di grandi apparenze in cui ci sono più maschere che veri volti, le foto “fermano le immagini e ce le consegnano per la memoria, ci riportano all’origine di quello che siamo, fratelli e sorelle creati ad immagine di Dio, ci ricordano che nel dialogo, nella riscoperta dell’altro, troviamo l’essenza della nostra fede”, ha detto Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione. Tra le tante immagini degne di nota c’è quella scattata nel 2019 che ritrae papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad al-Tayyeb, abbracciati in occasione della firma della Dichiarazione sulla Fratellanza umana. La ricorda bene l’Imam della grande moschea romana, Nader Akkad, intervenuto alla conferenza insieme ad Abdellah Redouane, segretario generale del Centro Culturale Islamico di Italia, che ha portato i saluti della comunità musulmana italiana. È l’immagine della bellezza che vive nei cuori e fiorisce negli scambi reciproci. Il mondo di oggi – ha detto Akkad – “ha sete della bellezza delle relazioni, che poi si esprimono in relazioni di fratellanza”, in cui ad unire sono “i valori comuni, la giustizia sociale, la dignità dell’uomo, la pace”, in un dialogo interreligioso che – ha proseguito – ci fa conoscere come fratelli in una fede espressa da Dio”. Le storie raccontate sono “piene di contenuto vivente” ha spiegato Gina Alicea, curatrice del progetto. Uno dei 500 volti ritratti da Daniel era presente all’evento: suor Benedetta Reis delle figlie di San Paolo, la quale ha sottolineato che quando si racconta una storia di fede si entra in uno stato di intimità, da cui scaturisce l’amicizia. “Portraits in Faith” fa capire che l’altro “fa parte di me e io faccio parte dell’altro”, le parole di Lia Beltrami, ideatrice di “Emotions To Generate Change”. Quando si ricerca Dio e si ricerca la fede si è sempre uniti, perché ci si proietta verso l’alto insieme. Quest’iniziativa è un modo per ricordare a Daniel e a tutti che c’è una sacra presenza nell’universo, che cura l’animo e trasforma positivamente l’esistenza.