Reliquie (7° Puntata). La Vera Croce

I frammenti del santo legno testimoniano un credo religioso diffuso e condiviso

La reliquia della Passione per eccellenza è la Santa Croce, il simbolo del martirio di Gesù Cristo, che reca con sé il disegno salvifico di Dio per gli uomini. Un oggetto allo stesso tempo sublime e terreno, scala per salire al cielo dopo immani sofferenze. L’interesse per il sacro legno attirò l’attenzione di Costantino il Grande, che approvò il viaggio della madre Elena in terra santa nel 327-328, allo scopo di cercare prove inconfutabili della nuova religione a cui lei e il figlio si erano convertiti, il Cristianesimo. Questo fatto, a metà tra verità storica e leggenda, è confluito nella “Legenda Aurea” di Jacopo da Varagine, frate domenicano e vescovo di Genova, che scrisse quest’opera agiografica tra il 1260 e il 1298. Spinta da una grande devozione, Elena trovò sia il luogo esatto della tomba di Gesù che la sua croce. Gli scavatori al suo seguito estrassero dalla terra il “Titulus Crucis”, cioè la tavola fatta appendere sulla croce da Pilato con su scritto il motivo della condanna, alcuni chiodi e tre croci, delle quali nessuno sapeva quale fosse quella del supplizio del Figlio di Dio. Il vescovo di Gerusalemme, Macario, per sciogliere il dilemma, fece portare le tre croci a casa di una donna malata, pregando il Signore affinché venisse guarita non appena la vera croce l’avesse toccata. E così fu. Trovata quella autentica e distinta dalle altre due appartenenti ai ladroni, Elena ne lasciò una parte a Gerusalemme, ne inviò un secondo pezzo al figlio Costantino, che la mise nella statua eretta nel foro di Costantinopoli, e portò una terza sezione a Roma. Proprio nell’Urbe Sant’Elena fece costruire la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, che ospita tutt’ora una cappella nella quale è custodita, insieme ad altri preziosi oggetti, una stauroteca dorata a forma di croce, contenente alcuni frammenti del santo legno, commissionata nel XIX secolo dalla duchessa spagnola di Villehermosa all’architetto Giuseppe Valadier. Resti della Croce si trovano anche a Parigi, a Pisa, a Firenze e in altri luoghi europei, segno questo della sua presenza in tutto il mondo. Se la sua integrità materiale è compromessa resta viva la sua testimonianza spirituale, racchiusa in queste singole schegge che, insieme, attestano l’autenticità storica della nostra religione. Uno dei tipici miracoli delle reliquie è la trasudazione di liquidi. Molto spesso si tratta di olio. Anche la Vera Croce, vista a Gerusalemme da Antonino di Piacenza nel 570, stillava un olio prodigioso. Egli riferì infatti che “durante l’adorazione della Croce nell’atrio della chiesa del Sepolcro usciva dell’olio che era messo in ampolle riempite a metà. Nel momento in cui il legno toccava l’apertura delle ampolle, questo ribolliva e, se non venivano chiuse, l’olio fuoriusciva”.