Chiesa
P. Romanelli (parroco): “Il viaggio di Papa Leone porti pace in Medio Oriente”
Da Gaza arriva la preghiera della piccola comunità cristiana locale per Papa Leone XIV in viaggio verso Turchia e Libano. Il parroco Romanelli: “Grati al Papa per aver scelto il Medio Oriente come meta del suo primo viaggio internazionale”. Dopo qualche giorno di sole, il maltempo è tornato a martellare la Striscia di Gaza dove le condizioni di vita della popolazione restano drammatiche. Il report di Ocha e la testimonianza di Emergency, presente nella Striscia
“Preghiamo per Papa Leone XIV che comincia il suo primo viaggio apostolico internazionale in Turchia e in Libano. È una visita apostolica molto importante e anche noi, qui da Gaza, con tutta la nostra comunità cristiana, gli esprimiamo la nostra gratitudine per aver scelto il Medio Oriente come destinazione. Un segno di generosità, gentilezza e carità. Speriamo e preghiamo per la pace, per la libertà religiosa, per la conversione dei cuori, affinché la luce del Vangelo raggiunga tutti i popoli della terra, direttamente e indirettamente, e che questa guerra, che continua a mietere così tante vittime tra la popolazione di Gaza e in molti altri luoghi, possa finire”. Con queste parole, contenute nel suo ultimo video, il parroco della parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza, padre Gabriel Romanelli, saluta Papa Leone XIV all’inizio del suo viaggio in Turchia e in Libano.

(Foto Vatican Media/SIR)
Inverno duro. Intanto la situazione nella Striscia continua ad essere drammatica. Secondo quanto riferisce, nel suo ultimo report, l’Ufficio per gli affari umanitari dell’Onu (Ocha), “le persone in tutta Gaza stanno affrontando crescenti difficoltà con il peggiorare dell’inverno. Molte famiglie vivono in tende logore che non le proteggono dal freddo o dalla pioggia, e le difficoltà finanziarie rendono proibitivo l’acquisto di beni di prima necessità per l’inverno. Queste condizioni – si legge nel report – aumentano lo stress per i bambini e chi si prende cura di loro. Soddisfare le esigenze delle famiglie vulnerabili è ancora più difficile poiché i rifugi subiscono danni, perdite e deterioramento, mentre le squadre sul campo lavorano in condizioni difficili con riscaldamento insufficiente. Le forti piogge hanno danneggiato le tende utilizzate come spazi sicuri per donne e bambini, interrotto le attività in diversi siti e ritardato la distribuzione di indumenti invernali”.
Distribuzione aiuti. Per quanto riguarda la distribuzione degli aiuti umanitari, coordinata dalle Nazioni Unite, Il 25 novembre, 3.538 pallet di aiuti gestiti dall’Onu e dai suoi partner sono stati scaricati ai valichi di Gaza. Circa il 51% di questi pallet conteneva scorte alimentari, seguite da alloggi (35%), forniture sanitarie (9%) e acqua, servizi igienico-sanitari e forniture igieniche (6%). Almeno 117 camion sono stati scaricati a Kerem Shalom e 36 a Zikim. Il 25 novembre, gli osservatori internazionali (Unops), dispiegati al valico di Kerem Shalom, hanno registrato la raccolta di 265 pallet di aiuti. Questi comprendevano 183 pallet di forniture mediche, 60 pallet di mangimi e 22 pallet di barelle e letti per terapia intensiva. Complessivamente, tra il 10 ottobre, data di entrata in vigore del cessate il fuoco, e il 25 novembre, sono stati scaricati almeno 111.869 pallet di merci umanitarie e ne sono stati raccolti 97.433 dai diversi valichi. Del carico raccolto, 1.838 pallet (il 3%) sono stati ‘intercettati’ durante il transito all’interno di Gaza. Tutti i dati riportati da Ocha escludono le donazioni bilaterali e il settore commerciale. Il 25 novembre, riporta ancora Ocha, i resti di un ostaggio israeliano deceduto sarebbero stati trasferiti alle autorità israeliane. Si ritiene che i corpi di altri due ostaggi israeliani si trovino ancora nella Striscia di Gaza. Ieri, 26 novembre, il Ministero della Salute di Gaza ha riferito di aver ricevuto i corpi di 15 detenuti palestinesi. Questo porta il numero totale di corpi ricevuti dall’inizio del cessate il fuoco a 345, 99 dei quali sono stati identificati dalle équipe mediche del Ministero.

(Foto Save the Children International)
Torna il Maltempo. Conferme sulle dure condizioni di vita dei gazawi arrivano anche da Emergency che, in un comunicato di oggi, riferisce che “dopo una breve finestra di bel tempo durata appena qualche giorno, le piogge hanno ripreso a colpire con forza la Striscia di Gaza. Nelle ultime ore si è abbattuta nella zona di Khan Younis una vera e propria bufera d’acqua”. Un video di ieri mattina, diffuso dalla stessa Emergency, mostra che “nella nostra clinica le intemperie hanno provocato il crollo della copertura dell’area di attesa per le vaccinazioni. Le tende sono ormai sommerse dal fango, in pieno inverno. Gli aiuti necessari per riparare e rinforzare le tende si trovano fermi ai valichi, a pochi chilometri di distanza, ma non vengono fatti entrare. La popolazione cerca di sopravvivere, ogni giorno, sotto le bombe che ancora cadono, nella fame, nel fango, al freddo, nella totale assenza di servizi e beni essenziali. Non distogliamo lo sguardo da Gaza”, l’appello dell’organizzazione umanitaria.
