Oro

Il nostro oro è la garanzia della nostra partecipazione alla moneta unitaria chiamata euro e gestita dalla Banca Centrale Europea

Non sarà tutto oro quel che luccica, ma 2.452 tonnellate del prezioso metallo luccicano assai. È la riserva aurea di proprietà dello Stato italiano, si stima sia tra le più imponenti al mondo, vale comunque qualcosa come 280 miliardi di euro. Da molto tempo l’oro serve a coprire le spalle alla carta moneta, assegni circolari che sarebbero carta straccia se non ci fosse appunto l’aureo metallo a dare garanzia sottostante.

Il nostro oro è la garanzia della nostra partecipazione alla moneta unitaria chiamata euro e gestita dalla Banca Centrale Europea. La custodia ce l’ha la Banca d’Italia. La questione è che una proposta di legge avanzata nelle ultime settimane da un esponente di centrodestra afferma che l’oro è “del popolo italiano”. E ciò ha scatenato un putiferio per ciò che sottintende. Perché poi il passo è breve: se è del popolo italiano, è il popolo italiano – tramite i suoi rappresentanti politici – che possono deciderne il destino.

Attualmente non è così, e per fortuna. Nume tutelare dell’oro è da sempre la Banca d’Italia, misura necessaria per sottrarre questa enorme fortuna che ci protegge le spalle dalle manine dei vari governi. Conoscendo i nostri polli, se avessimo lasciato l’oro nelle loro mani adesso la Banca d’Italia custodirebbe lingotti di chewing gum.

Abbiamo ceduto la sovranità monetaria – e con essa l’angelo custode aureo – per aderire all’euro e salvarci dalla liretta erosa e consunta. È stata la nostra fortuna, ma sappiamo bene quanti nostalgici ci siano ancora della lira e delle manovre monetarie che si potevano fare sulla moneta nostrana, come una Turchia qualsiasi.

È chiaro che siamo dentro un quadro molto più articolato rispetto a un Paese del Centro Africa, ma ad esempio vendere qualche lingottino per finanziare questo o quello? Tassare l’aumento di valore che ha avuto l’oro negli ultimi anni? Avere un tesorone sotto il cuscino e non poterne disporre per niente?

È appunto questo il motivo per cui da noi e nel resto dell’Europa (negli Usa no, la proprietà dell’oro è del Tesoro e non della Fed) abbiamo messo la giusta distanza tra i lingotti e le mani della politica. L’oro va incrementato e ben gestito, non dilapidato. A fare bancarotte stile Argentina ci si mette un amen e noi abbiamo lo stesso sangue latino, e la stessa mentalità.

Quindi adesso si cercherà di mettere in naftalina emendamenti alla finanziaria e proposte di legge che creano scompiglio anzitutto a questo governo, in realtà così ligio e rigido nel rispettare i parametri di una buona finanza pubblica.

Agensir