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Obesità infantile. I dati richiedono interventi urgenti di politica sanitaria
In Europa, l’Italia si colloca tra i Paesi con i tassi più elevati di eccesso ponderale in età scolare. Secondo gli ultimi dati del sistema di sorveglianza Okkio alla Salute 2023, il 19% dei bambini italiani di 8-9 anni risulta in sovrappeso, il 9,8% è obeso e ben il 2,6% presenta obesità grave. Complessivamente, il 39% dei bambini di 8 anni si trova in una condizione di sovrappeso, inclusa l’obesità.
Per approfondire le cause e le possibili strategie di prevenzione, ne parliamo con Achiropita Pucci, endocriniloga impegnata da anni nella promozione della salute infantile.
Cosa si intende esattamente per obesità infantile? L’obesità In generale è una malattia dovuta a diversi fattori ed è in continuo. Il problema è particolarmente importante nei bambini, importante perché va ad incidere sul loro comportamento psichico e sulla salute da adulti. È obeso un bambino che presenta un peso corporeo in eccesso, i cui parametri vengono calcolati in funzione del rapporto peso altezza, il cosiddetto indice di massa corporeo; più aumenta il divario tra il peso e l’altezza maggiore è l’indice e quindi il grado di sovrappeso o obesità. Infatti riconosciamo il sovrappeso quando l’aumento è fino al 10% rispetto al peso forma, mentre l’obesità parte da un eccesso del 20% del peso corporeo, l’obesità grave può essere rappresentata da un eccesso del 30-40% dello stesso. Fino ad oggi abbiamo avuto questa classificazione in base al BMI (Body Mass Index), ma per fortuna determinati parametri stanno cambiando per poter essere anche più precisi in questa direzione. Recentemente, infatti, è stata approvata nel nostro Paese una legge, (L. 149/2025) la prima in tutto il mondo, che riconosce l’obesità Venire malattia. Cosa significa questo? Che potrà essere inserita nei livelli minimi di assistenza; mediante l’ausilio di risorse dedicate, saranno previsti dei percorsi a livello nazionale che incideranno sulla prevenzione e sulla cura dell’obesità che ha chiaramente un impatto economico molto importante sia sulle famiglie, sia sul nostro sistema sanitario. Il riconoscimento dell’obesità porterà chiaramente anche un riconoscimento quindi ad una esenzione per patologia e facilitare chiaramente ogni percorso di cura e prevenzione da parte delle famiglie.
Qual è l’incidenza dell’obesità infantile nella regione Calabria? L’incidenza globale dell’eccesso ponderale, quindi considerando sia sovrappeso che obesità nell’infanzia, quindi nei bambini fino ai 9 anni, è la più studiata. Secondo gli ultimi dati monitorati dal sistema di sorveglianza italiano, effettuati nel 2023, l’incidenza è del 37,8%. Di questi il 22% sono bambini In sovrappeso, il 15% addirittura obeso. Ciò significa che al 2023 In Calabria aveva un bambino su tre in eccedenza ponderale. I dati precedenti relativi al 2019 erano invece del 21%, quindi un bambino su 4. In Italia siamo secondo soltanto dopo la Campania, dove un bambino su 2 è obeso; siamo al di sopra del trend nazionale: al nord i bambini hanno un’incidenza minore di sovrappeso e obesità, infatti può arrivare al 23%, al 25 nel centro Italia. Diversi invece è la condizione degli adolescenti, perché gli adolescenti attualmente, quindi sempre dati del 2021-2023, probabilmente sfuggono meno agli studi osservazionali, quindi i dati sono più imprecisi. Sembrerebbe esserci un’incidenza maggiore nei maschi intorno ai 17 anni con un’incidenza del 24%. Ricordiamo che la fascia pediatria arriva fino ai 18 anni. In generale gli adolescenti presenterebbero un’incidenza del 22%, sempre con una discrepanza tra nord e sud.
Quali sono i principali fattori che contribuiscono all’aumento dei casi di obesi infantile? Sembrerebbe strano che proprio nel Sud, patria della dieta mediterranea da sempre esempio di una sana alimentazione, si registri un tasso così alto di obesità. Ciò è certamente dovuto ad un cambiamento radicale delle abitudini di vita: un aumento globale della sedentarietà dovuto certamente anche al vissuto del periodo pandemico. Le famiglie con meno capacità di spesa faticano ad accedere a un’alimentazione variegata e sana; gli alimenti più economici, processati ed ipercalorici, saziano poco e portano ad accumulare più tessuto adiposo. Poi c’è l’aspetto sociale: le città si sono urbanizzate, i cortili dove i bambini giocavano non ci sono più, la vita all’aria aperta è venuta meno. I bambini passano gran parte del loro tempo in casa, davanti al televisore o al tablet.
Quanto incide la componente genetica? Poco. Essendo l’obesità una malattia cronica, multifattoriale, i fattori che la determinano sono diversi. Sicuramente ci sono delle malattie su base genetica che predispongono o determinano l’obesità. Sono malattie dell’ipofisi ad esempio, però la componente maggiore è sicuramente quella comportamentale e familiare, quindi quello che incide è la componente genetica familiare. Il bambino obeso è quasi sempre figlio di genitori obesi, quindi c’è una componente epigenetica. Per intenderci, una madre che nel corso della gravidanza versa in condizioni di obesità o di cattiva malnutrizione predispone maggiormente il bambino a queste condizioni. Quindi i fattori ambientali sicuramente incidono sulla mamma durante la gravidanza ma quello che incide maggiormente sono i fattori compartimentali, quindi le abitudini di vita in una famiglia.
È possibile parlare di una “cultura familiare” che normalizza il sovrappeso? Sicuramente la famiglia è il punto chiave sul quale agire per ridurre questo trend. È necessaria una responsabilizzazione da parte dei genitori ancor prima che dei bambini attuabile attraverso una riduzione dell’introito calorico e la scelta di uno stile di vita attivo coinvolgendo chiaramente i propri bambini. Senza un cambiamento culturale all’interno delle famiglie è difficile modificare la tendenza di aumento dell’obesità pediatrica. Bisognerebbe, a mio avviso, parlarne in maniera più incisiva. Io ne parlo da più di 30 anni, è stato uno dei primi argomenti che ho trattato nella mia attività professionale, anche come referente scientifico. Per quanto se ne stia parlando, l’obesità è in continuo aumento e non in calo. Questo impoverimento terribile registra la mancanza di un’incisività efficace. Bisognerebbe agire su campagne educative. Non basta incidere unicamente sulla famiglia, bisogna appunto cambiare una cultura generale compiendo scelte che abbiano ripercussioni positive sul sistema scuola e sulla società.
Cosa direbbe a una famiglia che fatica a riconoscere il problema? Direi che quel loro figlio in soprappeso, soprattutto obeso, ha una malattia, una malattia cronica che va affrontata in quanto condizionerà per sempre la sua vita con un aumento di incidenza delle malattie osteoarticolari e cardiovascolari, prima fra tutti il diabete. Va riconosciuta. Anche il mito del bambino paffutello in salute, se in sovrappeso, va scardinato. Credo che riconoscere con franchezza la condizione del bambino ad un adulto sia fondamentale. Certamente poi è necessario fornire gli strumenti affinché la problematica venga affrontata e risolta.
