Cultura
Nuova traduzione del testamento spirituale di Pierre De Chardin
Il religioso parte dell’esperienza della guerra per capire che tutta l’umanità converge nel Punto Omega
Uno dei pensatori che ha rivoluzionato la teologia moderna, concentrandosi sul legame tra misticismo ed esigenze evolutive, è Pierre Teilhard de Chardin. A 70 anni dalla morte del noto gesuita, filosofo e paleontologo, Atlantide Edizioni ha dato alle stampe Autobiografia. Il Cuore della Materia, ovvero il testamento spirituale al quale de Chardin lavorò verso gli ultimi anni della sua vita, riproposto ora in una versione traduttiva nuova e aggiornata, con tanto di prefazione di padre Antonio Spadaro. Il presbitero francese, nato nel 1881 al Castello di Sarcenat (Auvergne) nel comune di Orcines, era appassionato di fisica e di chimica, condusse ricerche archeologiche e fece studi sugli organismi animali e vegetali. Il suo apporto decisivo alla cultura del tempo sta nell’aver sottolineato il rapporto tra scienza e fede. La sua personale esperienza nel primo conflitto mondiale lo convinse che l’umanità fosse un unico corpo, una massa organica e “pensante”, cioè l’anima stessa della terra. Quand’era bambino si innamorò della materia e della luce che brilla dentro di essa osservando un semplice pezzo di ferro, che gli fece intuire che c’è un cuore occulto che va indagato. Ne Il Cuore della Materia, scritto nel 1950 a pochi anni dalla morte avvenuta il 10 aprile 1955, mette in evidenza come il progresso e la religione siano penetrate nella sua vita, intrecciandosi in maniera inaspettata. Secondo il gesuita, Dio si rivela tramite la “diafania”, cioè rende tangibile la sua presenza divina nel mondo per mezzo dell’Incarnazione. Se è vero che lo spirito si manifesta nella materia, allora è senz’altro vero che quest’ultima contiene in sé qualcosa di nascosto, un’anima che dev’essere ricercata e svelata. De Chardin parla di “spiritualizzazione della materia” intesa non come dematerializzazione, piuttosto come quell’attitudine della materia a seguire il corso dell’evoluzione, spiritualizzandosi gradualmente e progressivamente. La realtà, quindi, è un divenire costante in cui lo spirito si lega alla materia, attraverso un percorso che si rende sempre più complesso e porta alla comparsa della “coscienza riflessa”. In questa coscienza riflessa – scrive – “la Materia è la matrice dello Spirito. Lo Spirito è lo stato superiore della Materia”. Notiamo nel volume, attraverso un uso poetico della parola, l’esplicita volontà di cantare la “materia”, descrivendone i movimenti indomabili, l’esuberanza e il ribollimento dell’energia che producono meraviglia e stupore, e che stimolano quell’atto di sublimazione in chi ha fede. Il tutto è parte di una teologia evoluzionistica, che consiste in uno spostamento dell’umanità escatologicamente destinata verso il traguardo cristico (noogenesi). Secondo il presbitero, una forza interiore muove il cosmo e lo spinge verso il “Punto Omega” che è Dio, il punto nel quale coscienza umana e divina vivono in perfetta armonia. Questo Punto Omega è una “meravigliosa congiunzione” tra Cristo evolutore e un cosmo in moto, in altre parole “Il Cuore del Cristo universalizzato che coincide con un Cuore della Materia amorizzato”, dice Pierre. Alla fine del libro, il religioso inserisce una preghiera all’Altissimo, il Signore più grande di tutte le cose. Nella prefazione alla nuova traduzione, padre Spadaro scrive che “Teilhard ha sempre saputo che in fondo alle cose vive una incandescenza che lo ha spinto ad amare la materia per ragioni spirituali. È questa saldatura tra materia e spirito che lo ha portato a percepire exubérance d’énergie, bouillonnement d’énergie, trop plein de la vie: esuberanza e ribollimento di energia, sovrabbondanza della vita”. Questo libro è una sorta di autobiografia non afferente ad alcun genere letterario, originariamente pensata non per essere pubblicata. Il pensiero di Teilhard fu frainteso da una parte del mondo scientifico e, in particolare, dalla Santa Sede che accusò il sacerdote scienziato di eterodossia. Nelle intenzioni del gesuita c’era la volontà di descrivere il processo psicologico, secondo cui dall’infanzia un certo senso dell’universo e dell’universale si era presentato agli occhi della sua mente, nella forma di un “ambiente divino” con un “centro cristiano universale”.

