Nota del Dicastero: “Maria è madre dei credenti, non corredentrice né dispensatrice universale della grazia”

Papa Leone XIV ha approvato la Nota dottrinale su alcuni titoli mariani, che diventa magistero ordinario. Card. Fernandez: “il tema è il rapporto di Maria con noi”. “Inappropriato usare il titolo di Corredentrice”. “La devozione mariana è un tesoro della Chiesa”. “Maria è la madre del popolo fedele, che cammina accanto al suo popolo”

“Una fedeltà profonda all’identità cattolica e, allo stesso tempo, un particolare sforzo ecumenico”. Sono i principi a cui si ispira la Nota dottrinale “Mater Populi fidelis”, su alcuni titoli mariani riferiti alla cooperazione di Maria all’opera della salvezza, pubblicata dal Dicastero per la dottrina della fede per rispondere “a numerose domande e proposte che sono giunte presso la Santa Sede negli ultimi decenni circa questioni riguardanti la devozione mariana e particolarmente alcuni titoli mariani”. L’espressione “dottrinale”, ha spiegato il card. Victor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, nella presentazione pubblica della Nota presso la Curia generalizia dei Gesuiti, “indica che questo documento ha un valore speciale, superiore agli altri documenti che abbiamo pubblicato negli ultimi due anni.

Firmata dal Papa, appartiene al magistero ordinario della Chiesa e dovrà essere presa in considerazione in relazione allo studio e all’approfondimento di argomenti mariologici”. 

“Il Concilio Vaticano II si rifiutò di usare il titolo di Maria corredentrice per ragioni dogmatiche, pastorali ed ecumeniche”. A ricordarlo è stato don Maurizio Gronchi, professore ordinario presso la Pontificia Università Urbaniana e consultore del Dicastero per la Dottrina della fede. Il titolo della Nota odierna, ha ricordato il teologo, “è tratto da sant’Agostino ed è un’espressione cara anche a Papa Francesco”. La Nota, inoltre, secondo il relatore è “un segno di continuità tra Papa Francesco e Papa Leone, che ha collaborato attivamente alla redazione della Nota, quando era membro della Congregazione per la Dottrina della fede”. Giovanni Paolo II aveva usato almeno sette volte l’espressione Maria Corredentrice, per poi abbandonarla dalla Redemptoris Mater in poi, mentre Benedetto XIV, già da Prefetto, aveva dato parere negativo a tale titolo, in quanto foriero di fraintendimenti. Papa Francesco, infine, si era schierato per una chiusura in merito, ribadendo che Cristo e l’unico Redentore e Maria è madre, non corredentrice.

“Sebbene il documento che presentiamo risponde a questione riguardanti alcuni titoli mariani, il suo tema è piuttosto quello del rapporto di Maria con noi”, ha spiegato Fernandez. Il leit-motiv è la maternità di Maria nei confronti dei credenti, sotto due aspetti: la “vicinanza materna”, che si esprime in modi molti diversi, e l’”intercessione materna” che ci accompagna sempre: “Non bisogna inventare altri concetti per valorizzare il significato concreto di Maria per la nostra vita”.

La devozione mariana è “un tesoro della Chiesa”, ha precisato inoltre il cardinale, che ha definito il documento “un canto alla devozione popolare mariana, che coglie sempre in Maria accoglienza, incoraggiamento, tenerezza e speranza”. Il grido d’allarme è invece riferito ad “alcuni gruppi di riflessione mariana, pubblicazioni, nuove forme di devozione e richieste di dogmi mariani che si esprimono intensamente attraverso le piattaforme mediatiche, risvegliando, con frequenza, dubbi nei fedeli più semplici”.

“Considerata la necessità di spiegare il ruolo subordinato di Maria a Cristo nell’opera della Redenzione, è sempre inappropriato usare il titolo di Corredentrice per definire la cooperazione di Maria”, l’affermazione centrale della Nota. Per quanto riguarda il titolo di Maria Mediatrice, il Dicastero raccomanda “speciale prudenza”, poiché il termine “mediazione”, nel Concilio, viene applicato a Maria “in senso subordinato e non pretende in alcun modo di aggiungere alcuna efficacia o potenza all’unica mediazione di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo”. Inoltre, “l’unicità della mediazione di Cristo è inclusiva”: “tutti possiamo essere, in qualche modo, collaboratori di Dio, mediatori gli uni per gli altri”. L’espressione “mediazione partecipata”, per il Dicastero, “può esprimere un senso preciso e prezioso del posto di Maria, ma se non compresa adeguatamente potrebbe facilmente oscurarlo e persino contraddirlo”.

Maria è Madre, e per questo il titolo “Madre dei credenti” è il titolo mariano per eccellenza, che indica la maternità fisica e quella spirituale. “In questa maternità di Maria è sintetizzato tutto ciò che possiamo dire sulla maternità secondo la grazia e sul posto attuale di Maria nei confronti di tutta la Chiesa”, la tesi di fondo del documento. “Bisogna quindi evitare titoli ed espressioni riferiti a Maria che la presentino come una specie di parafulmine di fronte alla giustizia del Signore, come se Maria fosse un’alternativa necessaria all’insufficiente misericordia di Dio”. “Maria agisce con la Chiesa, nella Chiesa e per la Chiesa”, e quest’ultima “impara da Maria la propria maternità”.

“Maria, in quanto Madre, come la Chiesa spera che Cristo sia generato in noi, non di prendere il suo posto”, il monito: no, allora, ad ogni “strumentalizzazione politica”, sì invece alla valorizzazione delle “diverse devozioni, immagini e santuari mariani” dove “si manifesta quella maternità concreta di Maria che si fa vicina alla vita dei suoi figli”.

“Nessuna persona umana, nemmeno gli Apostoli o la Santissima Vergine, può agire come dispensatore universale della grazia”,

il rilievo sul titolo Maria madre della grazia. “Solo Dio può donare la grazia e lo fa per mezzo dell’umanità di Cristo”, si legge nel testo: “Sebbene la Santissima Vergine Maria sia in modo eminente piena di grazia e Madre di Dio, lei stessa, come noi, è figlia adottiva del Padre ed anche, come scrive il poeta Dante Alighieri, ‘figlia del tuo Figlio’”.

Maria è la Madre del Popolo fedele, che “cammina in mezzo al suo popolo, mossa da una tenerezza premurosa, e si fa carico delle ansie e delle vicissitudini”. È l’immagine mariana con cui si conclude la Nota. I vescovi latinoamericani sostengono che i poveri “incontrano la tenerezza e l’amore di Dio nel volto di Maria”: “In lei si riflette il messaggio essenziale del Vangelo”, perché Maria “non ha cessato di essere una di loro”.