Isaac Newton, studioso delle profezie di Daniele e dell’Apocalisse

Per lo scienziato era inevitabile il legame tra ragione e religione, settori che indagano la verità ultima

Isaac Newton, matematico, fisico e filosofo del ‘600, inventore del calcolo infinitesimale e della gravitazione universale, ebbe un grande interesse per la teologia. Nei manoscritti dedicati alla religione, come anagramma del suo nome latino “Isaacus Neuutonus”, usò più volte la seguente espressione: “Ieoua (Geova) sanctus unus” (Geova è santo, l’unico). Da cristiano e studioso della Bibbia, era convinto che l’ordine dell’universo, sottoposto a determinate leggi, rivelasse l’esistenza di un essere intelligente e potente, un’entità infinita, eterna e assolutamente perfetta. Nell’opera Principi matematici di filosofia naturale del 1687 scrive: “se le stelle fisse sono centri di analoghi sistemi, tutti questi, essendo costruiti con un identico disegno, saranno soggetti alla potenza dell’Uno Egli regge tutte le cose non come anima del mondo, ma come signore dell’universo. E a causa del suo dominio suole essere chiamato Signore-Dio, pantokrator”. Il noto scienziato credeva che la Bibbia contenesse un codice nascosto, che rivelasse la storia dell’umanità e i piani di Dio per la salvezza del mondo. Nei suoi studi si concentrò, in particolare, sulla cronologia biblica e sull’interpretazione delle profezie e dei testi sacri. Il suo pensiero si basava sul fatto che il mondo sarebbe finito non appena si sarebbero svelate tutte le profezie, dando pieno compimento alla rivelazione divina. Nell’opera postuma Osservazioni sulle profezie di Daniele e sull’Apocalisse del 1733, il pensatore chiarisce in che modo le profezie di Daniele e l’Apocalisse possano ritenersi due libri complementari, collegati al divenire del cosmo e al futuro. L’immagine proposta da Daniele di una bestia con dieci corna, tra le quali spunta un corno più piccolo, si collega alle profezie dell’Apocalisse. Le dieci corna identificano vari regni, mentre il corno più piccolo è la Chiesa cattolica. Analogamente, nell’Apocalisse la bestia che sale dal mare, con sette teste e dieci corna, simboleggia il potere politico corrotto, mentre la bestia che viene dalla terra, con due corna e con le sembianze di un agnello, rappresenta la Chiesa romana e, specialmente, il papato visto come un’istituzione idonea alla comparsa dell’Anticristo. Per Newton il male potrà essere sconfitto con la venuta di Gesù Cristo che è il Salvatore, un uomo ma anche il figlio di Dio e il Messia. La vera Chiesa è, secondo lo scienziato, una comunità di persone sparse nel mondo e nel tempo, scelte da Dio, la cui vita è caratterizzata dalla ricerca della verità. Fino all’ultimo momento Newton credette di farne parte, per questo sul letto di morte si rifiutò di ricevere i sacramenti anglicani. Il matematico inglese fu un instancabile ricercatore del significato profondo delle cose, consapevole che l’ignoto, ovvero Dio, influenza qualsiasi scoperta scientifica ma, allo stesso tempo, la eccede rendendosi imperscrutabile. Questo lo convinse a ritenere possibile il legame tra scienza e fede, due validi strumenti per indagare le leggi divine.