Nei, il valore della prevenzione

Il dermatologo Maurizio Nudo spiega come riconoscerli e quando occorre intervenire

“Il melanoma scrive il suo messaggio, visibile a tutti, sulla pelle; ma l’occhio non può vedere ciò che la mente non conosce. Così alcuni leggono lo scritto senza comprenderne il messaggio. Coloro che lo comprenderanno salveranno molte vite, attraverso azioni appropriate”. L’aforisma attribuito a Neville Danis, figura di rilievo nel campo della dermatologia oncologica, bene introduce il lavoro e la visione del Dott. Nudo Maurizio, originario di Cosenza, medico chirurgo specialista in Dermatologia e Venereologia. Da anni impegnato nella prevenzione e diagnosi precoce dei tumori cutanei, il Dott. Nudo esercita la professione con l’obiettivo di rendere l’informazione uno strumento attivo nella tutela della salute.  Lo abbiamo intervistato per PdV.

Dottore, in che modo l’esposizione solare può influire sulla trasformazione dei nei e sul rischio di melanoma? Studi scientifici hanno dimostrato che le ustioni solari causano, nel tempo, melanomi e carcinomi cutanei. L’esposizione solare, senza l’utilizzo di filtri solari, danneggia la pelle irreversibilmente e può causare, o la trasformazione, o l’insorgenza di un “nevo pericoloso” come il melanoma.

Quali sono le caratteristiche che contraddistinguono un neo “a rischio” da uno sano? I nevi possono sembrare tutti uguali, ma esiste la leggenda del “brutto anatroccolo”, ossia un nevo diverso dagli altri, per colore e forma, può essere accompagnato, o caratterizzato, da sintomatologia pruriginosa.

Cos’è la regola dell’ABCDE e come possiamo usarla per effettuare in autonomia un automonitoraggio preventivo? La regola è la seguente: un nevo può diventare a rischio se riscontriamo una o più irregolarità. A significa asimmetria, ossia, se proviamo a dividere il nevo i due metà, queste non risulteranno uguali; B significa bordi irregolari; C sta per colore, ossia, un nevo può cambiare aspetto cromatico; D significa dimensioni, un nevo può raddoppiare le proprie dimensioni nel volgere di poco tempo, ed infine, la E che sta per evoluzione: un nevo può evolvere rapidamente nella sua grandezza. È consigliato effettuare il controllo anche sul cuoio capelluto, possibilmente a capello bagnato, segnalandone l’eventuale presenza al dermatologo nell’ambito della visita.

Con quale frequenza bisognerebbe effettuare un controllo dermatologico completo dei nei? Le linee guida internazionali prescrivono visite dermatologiche di controllo almeno una volta all’anno, ogni sei mesi per cinque anni, specificatamente nei casi di tumori maligni della pelle. Bambini e ragazzi, in età compresa dai 0 ai 16 -18 anni, dovrebbero sottoporsi a controlli periodici dal dermatologo, poiché i nevi, in particolare quelli congeniti, o che si sviluppano durante la crescita, possono andare incontro a trasformazioni o degenerare nel tempo.

Come possiamo proteggere i nei dall’esposizione diretta ai raggi solari e qual è la frequenza e la quantità di crema solare raccomandata per ottenere una buona protezione? Possiamo proteggere la cute utilizzando filtri solari chimici e filtri solari fisici, in caso di allergia ad alcuni componenti chimici delle creme solari.La quantità è legata alla superficie corporea da coprire. Se restiamo in acqua per molto tempo, bisogna rinnovare l’applicazione ogni due ore.

Quanto tempo prima di esporsi al sole bisognerebbe applicare la crema solare? La crema solare può essere applicata anche poco prima di esporsi al sole, o sotto l’ombrellone. L’importante è applicarla. Non è un problema se avviene contestualmente all’esposizione.

Una SPF 50 protegge molto di più di una crema con protezione 30, o la differenza è minima? In genere, ai miei pazienti, consiglio di applicare sempre protezioni 50+. In un momento successivo, dopo aver raggiunto un buon grado di abbronzatura, è possibile passare ad una protezione solare 30. Sicuramente, c’è differenza.

Le creme che promettono di intensificare o accelerare l’abbronzatura possono essere dannose per la pelle e la salute dei nei? L’uso delle creme che promettono di intensificare l’abbronzatura, sicuramente nei fototipi chiari, o nei soggetti che hanno una pelle particolarmente sensibile, è controindicato. Potrebbe essere utile laddove ci sono dei soggetti che hanno delle discromie, cioè delle piccole zone in cui la pelle è più chiara, allora potrebbe essere utile utilizzare queste creme, che normalmente contengono un filtro solare.

Esistono abitudini quotidiane, oltre all’esposizione solare, che possono influenzare negativamente sulla salute della nostra pelle e dei nostri nei? Certamente, le lampade abbronzanti dei centri estetici, che sono raggi ultravioletti di tipo A, sono dannose per la nostra pelle, perché provocano la liberazione dei radicali  liberi, quindi producono non solo fotodanneggiamento cutaneo, ma addirittura predispongono i soggetti maggiormente sensibili  alla luce, rispetto ad altri, a sviluppare tumori della pelle. A mio parere, abusare dei lettini o delle lampade solari è una cattiva abitudine.

Esistono fototipi maggiormente esposti a rischio rispetto ad altri quando si parla di nei e tumori cutanei? Sì, i fototipi I e II sono particolarmente a rischio e dovrebbero prestare particolare attenzione. Si tratta di persone con carnagione molto chiara, spesso con capelli rossi o biondi ed occhi azzurri o comunque chiari. Questi, più di altri, tendono a scottarsi facilmente al sole.

Esistono tecnologie non chirurgiche, come il laser, che consentono di rimuovere i nei in modo sicuro ed efficace? Certo che sì, ma solo alcuni nevi, chiamati nevi dermici, che non presentano melanina, possono essere trattati con il laser CO2 chirurgico.Quindi, non tutti possono essere trattati con l’uso del laser. Tutti i nevi pigmentati, invece, devono essere analizzati con esame istologico, che permette di stabilirne la benignità o malignità.

L’impiego del laser nella rimozione del neo rientra nei trattamenti coperti dal Sistema Sanitario Nazionale? No, poiché, nella maggior parte dei casi si tratta di nevi che vengono rimossi per motivi estetici.

Qual è il periodo dell’anno consigliato per intervenire sulla rimozione di un neo, sia con metodologie chirurgiche che attraverso tecniche meno invasive, e quali fattori stagionali vanno tenuti in considerazione? Un nevo a rischio dev’essere rimosso il prima possibile, a prescindere dalla stagione. La tecnica più sicura e affidabile è l’Exeresi o l’asportazione chirurgica con esame istologico. Non esistono alternative quando si tratta di nevi a rischio.

Foto 1 Si tratta di un melanoma. Caratteristiche: disomogeneità di colore, asimmetria, presenza di una velata vascolarizzazione segnale di evidente trasformazione
Foto 2 Nevo a rischio da controllare a distanza di breve tempo max 6 mesi
Foto 3 Nevo a rischio per la disomogeneità di colore e irregolarità dei margini
Foto 4 Nevo da monitorare per la presenza di pigmentazione atipica e disomogenea alla periferia del neo