Chiese di Calabria
Mons. Savino, messaggio per l’Avvento
“Il tempo dell’Avvento e del Natale si offre a noi come un kairòs di luce, nel quale il Signore viene a visitarci per ridestare la fede e trasfigurare il nostro sguardo sulla realtà”. Lo scrive, in un messaggio alla comunità diocesana, il vescovo di Cassano allo Ionio, mons. Francesco Savino, in occasione dell’Avvento e del Natale. Come icona biblica il presule sceglie una scena che “non appartiene al repertorio più consueto del tempo natalizio”: la scena, tratta dall’evangelista Luca, è quella dell’incontro del Signore con una vedova nel piccolo villaggio di Nain, una storia “solo in apparenza secondaria, nella quale la discrezione del quotidiano diventa il luogo di una rivelazione decisiva”. Gesù – scrive – vive “fino in fondo la sua condizione del viandante, è immerso nella quotidianità del suo popolo, calca le sue strade sostando alle porte delle città, nei luoghi in cui la gente conduce le proprie giornate intessute di lavoro e di festa, di gioie e di dolori, di fatiche e di speranze”. Il Vangelo annuncia il “compimento dell’attesa: è il Signore stesso che viene a visitare il suo popolo, entrando nella storia come presenza viva e operante. La sua visita porta i tratti della condivisione radicale, della piena compartecipazione alla condizione umana in tutte le sue dimensioni, eccetto il peccato. Colui che viene non è un estraneo che si affaccia da lontano, ma il Dio che si fa uomo, assume la vita di ogni uomo, ne abita le profondità per salvarla e rinnovarla dall’interno”. Nell’incontro con la dona di Nain Luca è “molto attento a cogliere lo sguardo carico di compassione con cui Gesù posa il suo cuore sulle persone e sulle situazioni. I suoi occhi incontrano la sofferenza di quella madre guardandola non dall’alto, ma ‘ad altezza d’uomo’. Gesù sta per agire come colui che visita, fa ingresso nella situazione da sanare, nella piena logica della prossimità, del contatto, dell’incontro diretto”. La risurrezione del figlio della vedova è “azione di Dio, ma non si manifesta come irruzione di potenza dall’alto. Si rivela come condivisione del dolore dall’interno della vita umana, come compartecipazione, presenza. Incarnazione. Tante altri madri piangeranno la morte di un figlio, senza poter sperimentare una risurrezione portentosa. Ma tutte potranno sapere che il Signore è presente al loro fianco”. Mons. Savino si prepara alla visita pastorale: “chiedo al Signore la grazia – e mi affido per questo alla preghiera di tutti voi, singoli fedeli e comunità – affinché il mio passaggio e la mia dimora in mezzo alle vostre parrocchie sia principalmente un segno privilegiato della presenza del Figlio di Dio, che è venuto una volta per sempre facendosi uomo e continua a venire, incontrando questa nostra umanità molte volte e in molti modi. Sono consapevole, infatti, che la visita pastorale, pur essendo doverosamente un passaggio visibile e efficace del vescovo come pastore in mezzo al popolo affidatogli, raggiunge davvero il suo senso più pieno solo se il vescovo non cerca di porre tutta l’attenzione sulla propria persona, ma se aiuta a vedere Cristo, a riconoscere e accogliere la visita, la parola, la misericordia, l’opera di Cristo per il suo popolo”. Per il presule la visita pastorale deve avere “frequentare le strade, incrociare gli sguardi ‘ad altezza d’uomo’, incontrare le fatiche e le speranze. Spero quindi e prego che la prossima visita pastorale mi consenta tante occasioni di grazia. Incontri, dialoghi, contatti con la realtà immediata delle nostre comunità, della gente e del territorio che abita. Che sia in particolare incontro con le situazioni di prova e di sofferenza, quelle a cui non si può dare una risposta pronta – e certamente non pretenderò di darla -, ma a cui si può dare ascolto e attenzione, con amorevolezza e serietà”.
