Città
Maurizio De Giovanni fa sold out
Lo scrittore napoletano ha presentato in città il suo nuovo romanzo ‘L’orologiaio di Brest’
“Cosenza è una capitale del Sud e, come tutte le capitali del Sud, è città senza specchi. Ma siamo nella
regione più bella d’Italia e dobbiamo rendercene conto al più presto possibile”. Il papà di serie di successo come Mina Settembre, il Commissario Ricciardi e i Bastardi di Pizzo Falcone è tornato a Cosenza. Al suo fianco ci sono il libraio Pino Sassano, la dirigente scolastica Assunta Morrone, la consigliera comunale con delega alla Cultura Antonietta Cozza e il sindaco Franz Caruso, che si dichiara subito fan dello scrittore. Maurizio De Giovanni torna e si riprende la scena. La sala del cinema San Nicola è sold out, le stime parlano di 300 persone. Applausi, una coda interminabile per il firma copie. Maurizio non si tira indietro e regala sorrisi, foto e anche qualche messaggio in videochiamata. L’abbraccio della città c’è tutto e si sente. Lo scrittore napoletano, primo nella top ten col suo nuovo romanzo, ‘L’orologiaio di Brest’, fa ancora una volta centro. Lo abbiamo intervistato.

Si dice che le cose belle hanno il passo lento. Nell’epoca del morti e fuggi che valore ha l’attesa?
L’attesa è fondamentale, così come è fondamentale la crescita. E’ fondamentale la felicità come idea. E’
fondamentale svegliarsi la mattina e pensare di poter arrivare a un punto migliore di quello da cui siamo
partiti. Non dobbiamo lasciare indietro noi stessi. La bellezza è importante se diventa parte di un’identità.
Diventa poco e vale poco se diventa qualcosa da custodire in maniera saltuaria per un po’ di tempo.
Destino, memoria, ingranaggi si intrecciano nel suo nuovo romanzo. Che peso hanno nella sua vita?
Tutto. Io nel destino non credo. Credo molto nella memoria, credo molto nella consapevolezza. Se fingiamo di essere altro, prima o poi cadiamo nell’incoerenza. Se invece, ricordiamo di essere noi stessi sempre, magari valiamo di meno, luccichiamo meno, ma possiamo senz’altro avere maggiore speranza del punto d’arrivo.
Nell’epoca del politically correct, cosa si può raccontare oggigiorno? Cosa bisogna raccontare?
Bisogna raccontare, è necessario raccontare tutto. È necessario raccontare la realtà, è necessario
raccontare la letteratura che racconta il vero e simile, ma soprattutto la letteratura in uno specchio. E come diceva Gogol, non è colpa dello specchio se le facce sono storte, la colpa è delle facce. Quindi noi abbiamo il dovere di proporre la nostra lettura della realtà, costantemente e anche affermando la piena libertà di farlo.
Che ruolo ha lo scrittore?
Il ruolo dello scrittore è quello di divertire. Divertire è una parola bellissima che significa divertere, portare
da un’altra parte. Quindi lo scrittore deve portare il lettore fuori da sé, in maniera tale che possa anche
guardarsi con maggiore obiettività.
Lei è molto legato alla sua città, Napoli. Come sarebbe Maurizio senza Napoli?
Io non sarei esistito. Non sarei uno scrittore, non sarei la persona che sono. Io non sono uno scrittore
napoletano. Io sono un napoletano scrittore. Napoli è un racconto. Lo è sempre stato e lo sarà sempre.
Finché Napoli è un racconto, finché Napoli si lascia raccontare, ci sarà sempre qualche napoletano che la
racconti.
Da scrittori di romanzi noir, cosa pensa dei casi di cronaca?
I fatti che sono successi non sono sempre successi. Quello che cambia è l’interesse delle persone. È
necessario che questo interesse non sia voieristico, ma che sia effettivamente diretto al cambiamento. È
necessario che si cambi, è necessario che le persone cambino, che le persone guardino per esempio alle
donne con tenerezza, con amore e con rispetto. Se non facciamo questo non possiamo pensare di
migliorare la realtà che ci circonda.
Il commissario Ricciardi ha un grande potere, quello di riuscire ad ascoltare l’ultimo pensiero delle
vittime. Abbiamo perso l’arte dell’ascolto, bisognerebbe ripartire da questo.
Sono d’accordo veramente. Ricciardi è un uomo senza telecomando. Non può disinteressarsi del dolore altri come facciamo tutti e come facciamo sempre. Quindi la chiave dell’interpretazione di Ricciardi è questa. Che uomo è uno che riesce a non guardare tutta la sofferenza che ha attorno?
Cosa pensa dell’immagine di Napoli che viene fuori dalla tv e dal web?
Napoli è una grande capitale del sud del mondo, è come Buenos Aires, come San Paolo del Brasile, come
Rio de Janeiro, come Atene, come Istanbul. Ha grandi luci e profonde ombre. Pensare che esistono solo le
luci è folle, come pensare che esistono solo le ombre però. L’importante è fare in modo che le luci
aumentino a scapito delle ombre.
Qual è il lusso per uno scrittore?
Il lusso per uno scrittore è poter dire quello che pensa senza pensare alle conseguenze. Per ora ci è stato
consentito. Ci auguriamo che continui ad esserci consentito. La società non vanta sconto, ma è vera protagonista.
