Chiesa
Leone XIV, “l’usura è un peccato molto grave”
“Quanto è lontano da Dio l’atteggiamento di chi schiaccia le persone fino a renderle schiave! Si tratta di un peccato grave, a volte molto grave, perché non è riducibile a mera questione di contabilità; l’usura può portare crisi nelle famiglie, può logorare la mente e il cuore al punto da indurre a pensare al suicidio come unica via d’uscita”. Lo ha detto Papa Leone XIV ricevendo in udienza i membri della Consulta Nazionale Antiusura nel Palazzo Apostolico Vaticano. La Consulta opera da trent’anni per contrastare il fenomeno dell’usura, che “rimanda al tema della corruzione del cuore umano”, ha affermato il Papa, e già se ne parla nella Bibbia: ”I profeti, infatti, hanno denunciato l’usura, insieme allo sfruttamento e ad ogni forma di ingiustizia nei riguardi dei poveri”. “La dinamica negativa dell’usura – ha precisato – si manifesta a diversi livelli. C’è un’usura che apparentemente sembra voler aiutare chi è in difficoltà economiche, ma che ben presto si rivela per quello che è: un macigno che soffoca. Ne pagano le conseguenze soprattutto le persone fragili, come chi è vittima del gioco d’azzardo”. L’usura colpisce però anche “chi deve affrontare momenti difficili, come ad esempio cure mediche straordinarie, spese impreviste oltre le possibilità proprie e della famiglia. Ciò che dapprima si presenta come un aiuto, in realtà, a lungo andare, diventa un tormento”.
“Sistemi finanziari usurari possono mettere in ginocchio interi popoli”. Per il Papa, “ugualmente, non si possono trascurare «quanti nei commerci usano pratiche usurarie e mercantili che provocano la fame e la morte dei loro fratelli in umanità» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2269): le loro responsabilità sono gravi e alimentano strutture di peccato inique”. Papa Leone XIV ha ricordato la preziosità dell’azione di chi “si impegna per disincentivare l’usura e cercare di porre fine a tale pratica. La vostra opera è particolarmente intonata allo spirito e alla prassi del Giubileo, e può ben essere annoverata tra i segni di speranza che caratterizzano questo Anno Santo”.
Pensando alle radici evangeliche di questo servizio, ha invitato i membri della Consulta a meditare sull’atteggiamento di Gesù nei confronti di Zaccheo, capo dei pubblicani di Gerico (cfr Lc 19,1-10): “Egli era avvezzo a soprusi, angherie e prepotenze. Era normale per uno come lui approfittare del proprio ruolo per sfruttare le persone e guadagnare spogliando i più deboli. Ed ecco che Gesù cerca proprio lui, Zaccheo: lo chiama, gli dice che vuole fermarsi a casa sua. E allora accade l’impensabile: la gratuità di Gesù spiazza completamente quell’uomo e lo mette con le spalle al muro. Rientrando in sé stesso, Zaccheo capisce di aver sbagliato e decide di restituire ‘con gli interessi’!”. “Nessuno gli chiedeva tanto, neppure la legge mosaica – ha osservato il Pontefice -. Ma il fatto è che l’incontro con Cristo gli ha trasformato il cuore, e allora tutto cambia. Solo la gratuità è così efficace da rivelare a noi stessi il senso della nostra umanità”. “Quando prevale la ricerca del guadagno – ha concluso -, gli altri non sono più persone, non hanno più volto, sono solo oggetti da sfruttare; e così si finisce per perdere anche sé stessi e la propria anima. La conversione di chi si macchia di usura è altrettanto importante della vicinanza a chi soffre per l’usura subìta”.
