La nuova nota Cei sull’insegnamento della religione a scuola


La nuova Nota era attesa da tempo (quella precedente data 1991) e la sua approvazione assume il valore di un rinnovato impegno della Chiesa, dei Vescovi in particolare, nei confronti dell’Irc

“L’insegnamento della religione cattolica: laboratorio di cultura e dialogo”: è questo il titolo della Nota pastorale approvata dall’assemblea generale dei vescovi italiani nel novembre scorso. Si tratta di un documento importante per diversi motivi.

Anzitutto perché testimonia l’interesse e l’attenzione della Chiesa italiana al tema dell’insegnamento della religione. Interesse ed attenzione che, se pur non sono mai mancati in questi anni dopo la revisione concordataria del 1984, a molti potevano sembrare un po’ in sordina. Dopo gli anni dei dibattiti e delle discussioni, infatti, dopo le grandi fiammate polemiche seguite al Nuovo Concordato, piano piano il dibattito sull’Irc è parso declinare, lasciando il passo ad una routine poco appassionante.

In realtà la passione non è mai mancata se si guarda in particolare alla “trincea” scolastica, all’impegno quotidiano di tante donne e uomini, laici e consacrati, dedicati a promuovere educazione di qualità negli istituti scolastici del nostro Paese, fronteggiando non di rado importanti sforzi e sacrifici per mantenersi aggiornati, vivaci e sempre disponibili a rispondere ad esigenze educative in rapida trasformazione.

La nuova Nota era attesa da tempo (quella precedente data 1991) e la sua approvazione assume il valore di un rinnovato impegno della Chiesa, dei Vescovi in particolare, nei confronti dell’Irc. Un richiamo importante a tutta la comunità cristiana per rendersi responsabile di quello che giustamente viene definito un “servizio” alla scuola, alle famiglie, al Paese e che, per le modalità con le quali si è determinato e sviluppato rende attuale lo spirito del Concilio Vaticano II. L’Irc resta un esempio di Chiesa in uscita, di Chiesa “del grembiule” – per usare un’immagine cara a don Tonino Bello – pronta a farsi carico della promozione dell’uomo e del bene del Paese, in collaborazione con le istituzioni statali. Anzi, mettendosi a disposizione delle stesse finalità della scuola.

Il testo dei Vescovi spazia ampiamente tra tutti i temi legati all’Irc: ripercorre l’attualità di un simile insegnamento nel contesto contemporaneo; ne definisce i contorni educativi; riflette sulla “consistenza” professionale ed ecclesiale degli insegnanti; promuove la corresponsabilità dell’intera comunità cristiana.

Tra le altre riflessioni, la Nota insiste in particolare sul tema della “laicità”, sottolineando un aspetto peculiare dell’Irc, forse oggi più che mai importante da ribadire. “Confermiamo quindi e sosteniamo che l’Irc vuole e deve essere un’occasione di laicità in una scuola che è laica per sua propria natura”.

Non è una novità, certo, per chi conosce e pratica l’Irc. Tuttavia, vale riprendere il significato della laicità come dialogo, apertura, servizio, in contrapposizione alla cultura “di parte” più ancora che in rapporto alla distinzione tra catechesi e insegnamento della religione, questione sulla quale si sono spese innumerevoli discussioni.

Il valore della laicità, oggi, è particolarmente caro. E nel caso specifico dell’Irc ribadisce quel servizio detto sopra: a tutti e per tutti, senza altri fini che non siano quelli della crescita integrale dell’uomo.

Ci piace pensare che riflettere sull’Irc, tornare sulla sua originalità che viene dal percorso storico, culturale ed ecclesiale avviato dal Concilio, sia di stimolo a tutta la comunità cristiana per svolgere al meglio la sua missione nel mondo contemporaneo.