Cultura
José Gregorio Hernández, il Moscati del Venezuela
Domenica 19 ottobre papa Prevost canonizzerà il “medico santo” insieme a madre Rendiles
Il “medico santo” era ed è definito il primo santo venezuelano insieme con madre Carmen Rendiles la prima santa di questo Paese. Parliamo di José Gregorio Hernández che papa Leone XIV canonizzerà domenica prossima in piazza San Pietro insieme a madre Rendiles. Siamo agli inizi del ‘900 e al momento della sua morte, avvenuta dopo essere stato investito a Caracas da una delle poche macchine che circolavano quel giorno, tutti lo hanno pianto perché considerato “il medico del popolo”. Si stava recando ad acquistare, di tasca sua come spesso faceva, delle medicine per una sua paziente. Il giorno dei suoi funerali, il 30 giugno del 1919 – l’incidente era avvenuto il giorno prima – si fermò tutto e una grande folla, immensa, partecipò ai suoi funerali. Quando gli studenti della Facoltà di medicina portano sulle spalle il feretro del “Doctor” la gente scende nelle strade, racconta con dovizie di particolari la vaticanista Manuela Tulli nel libro – appena uscito per le edizioni Ares – “José Gregorio Hernández. Il primo santo del Venezuela”. Le foto ingiallite dell’epoca – fa notare l’autrice di questa biografia snella e intensa – “mostrano una folla incalcolabile. Trentamila persone, riferiscono le cronache dell’epoca. Ma è tanto il trasporto per quel medico che aveva speso la sua vita per curare e aiutare tutti, soprattutto i più poveri, che alcune fonti arrivano a dire che nelle strade ci fosse una folla di un milione di persone. Una cifra inverosimile – Caracas contava allora circa centomila abitanti –, ma che è emblema della fama di santità di quest’uomo”. Domenica 19 ottobre questo medico e uomo di fede, che ha dedicato la vita ai malati e ai poveri del suo Venezuela, verrà indicato dalla Chiesa a tutto il mondo come un laico cristiano ricco di virtù che ha saputo con grande umiltà distinguersi sia sul piano umano che professionale, a conferma che la chiamata alla santità riguarda proprio tutti. Un uomo che amava la cultura, la musica, la pittura. Tentò due volte la via religiosa, ma restò laico per motivi di salute. “È un modello di santità impegnata nella difesa della vita, come un buon samaritano, senza escludere nessuno”, lo definì Papa Francesco. “Se il riconoscimento della gente arrivò proprio ai funerali, la Chiesa ha invece impiegato alcuni decenni a riconoscere la santità di José Gregorio Hernández”, scrive Tulli spiegando che tra i dubbi degli ecclesiastici c’era il fatto che, ad acclamare quel medico, c’erano “proprio tutti, cattolici e non, gente perbene e malfattori, scienziati e gente che per le cure si affidava alle credenze popolari”. Dopo la sua morte la venerazione fu molto grade tra i fedeli e si manifesta anche nella comunicazione delle tante grazie ricevute e nelle richieste di Sante Messe affidandosi alla sua intercessione e nelle visite dei fedeli sia al Santuario di Isnatù, suo luogo di nascita – 26 ottobre 1864 – che all’altare a lui dedicato nella Chiesa della Candelaria a Caracas. Una fama registrata anche in Italia dove è molto popolare anche nella comunità venezuelana. Nel 2022 una sua reliquia ex ossibus è stata portata in pellegrinaggio in molte parrocchie della Sicilia e in quell’occasione sono state celebrate Messe in lingua spagnola per la comunità venezuelana presente nell’isola ma anche per tutti i fedeli che avevano conosciuto la vita e l’opera di questo uomo, sottolinea l’autrice del volume che ha al suo attivo altri volumi biografici. Reliquie del futuro santo furono portate anche nel teramano: “gran parte delle famiglie emigrate in Venezuela provenivano dall’Abruzzo”.
