Cultura
Illusione del potere, magia e usanze del Sud Italia nel libro di Zaccuri

Nel testo vengono riproposti i tratti tipici della cultura meridionale tra cui la superstizione e la stregoneria
Il Mezzogiorno con le sue peculiarità culturali è lo scenario storico-geografico dentro il quale si sviluppa il nuovo thriller psicologico dal titolo Le ombre (Marsilio editore), scritto dal giornalista di Avvenire, Alessandro Zaccuri. È la storia di una famiglia di criminali emigrata dal Meridione al Settentrione d’Italia. Il capofamiglia Don Ciccio viene colpito da un infarto e, dopo essere stato dimesso dall’ospedale, riceve assistenza da parte di Agata, una giovane maestra elementare di quarant’anni di origini paesane, che lascia il Sud per dirigersi al Nord su richiesta dei figli dell’uomo moribondo, i quali sono a conoscenza dell’esperienza da lei maturata nel prendersi cura degli infermi, come fece in precedenza accudendo la madre del fidanzato Sabatino, morto in circostanze misteriose. Agata è un’anima dolce e umile, ha un portamento quasi regale e, dopo la scomparsa del compagno, veste sempre abiti neri. Don Ciccio designa Salvo come successore del suo clan mafioso, perché dei suoi quattro figli è quello contraddistinto da una certa brama di potere e da un’indubbia vivacità intellettuale. Morto il patriarca, la salma viene traslata dal Comasco verso il suo paese natio al Sud. Durante il tragitto Salvo è vittima di un agguato, dal quale resta vivo ma terribilmente ustionato. Trova rifugio nella casa di una guaritrice di nome Santabella, ubicata nelle campagne siciliane o, con molta probabilità, in Calabria. Solo i medicinali della fattucchiera potranno restituirgli le forze di cui ha bisogno. Nel buio della stanza in cui riposa Salvo vede delle ombre senza identità, che lo assillano e pronunciano il suo nome con toni minacciosi, ma Santabella nega la loro presenza. Ciò porta il ragazzo a chiedersi se la donna sia un essere buono o cattivo. Tra le ombre il giovane intravede Agata, nei confronti della quale nutre un’attrazione affettiva e da cui riceve non poche adulazioni, anche per via della sua cupidigia. La ragazza gli fa visita e gli chiede, nonostante non si sia del tutto ristabilito, di aiutarla a impartire i suoi ordini all’esterno. Dove sta la verità? Gli altri dicono a Salvo che sia stato vittima di un incidente, ma ricorda che si trovava sul carro funebre con dentro il corpo del padre, quando venne colpito da una bomba molotov. Rendendo omaggio ai classici della cultura greca, Zaccuri intende sottolineare quanto la brama di accumulare potere sia pura illusione e rappresenti solo una maledizione e una condanna, una fonte di distruzione e di dispersione del sé, un fallimento e un incubo. La prima caratteristica del romanzo è l’ambiguità dei personaggi e delle loro azioni, perché di nessuno ci si può fidare. Il secondo pregio sta nel tentativo di umanizzare un ambiente malavitoso qual è quello del Meridione, con le sue abitudini, le sue superstizioni e la magia. Zaccuri adotta la prospettiva verghiana del narratore interno popolare, che conosce tutto e percepisce intorno a sé tante voci. L’autore adotta la tecnica dello straniamento, narrando comportamenti apparentemente normali e modi di pensare che non sono affatto leciti. Accende inoltre i riflettori sulle tradizione del Sud e, in particolare, proprio sulla magia incarnata dalla fattucchiera Santabella. Corre l’obbligo un riferimento al Sud magico descritto e studiato da Ernesto De Martino nel capolavoro “Sud e magia” (1959), testo fondamentale per la tradizione degli studi etnologici e storico-religiosi del Mezzogiorno. Tra i tanti rituali menzionati da De Martino c’è quello della fascinazione, che è una “condizione psichica di impedimento, di inibizione, un senso di dominazione, che lascia senza margine l’autonomia della persona e la sua capacità di decisione”. Effettivamente il protagonista Salvo, vivendo nel casolare della strega, vive un’esperienza di vuoto e di spersonalizzazione che comportano stati di dominazione e di influenza. La “crisi della presenza” e l’impossibilità del giovane di porsi come soggetto cosciente possono condurre a creare un “altro da sé”, all’individuazione di agenti esterni (le ombre) negativi da cui si è agiti. Il tema della magia giustifica il rischio di naufragio della presenza individuale, che è chiamata a destreggiarsi tra miserie e situazioni critiche come la malavita. Il testo lancia un messaggio chiaro: distanziarsi dall’abisso oscuro del potere per riemergere dal sonno, oltrepassando le ombre per iniziare un nuovo percorso di vita con umiltà.