Spettacoli
“Il trionfo del cuore”, il film su Massimiliano Kolbe
La pellicola statunitense, in uscita nei cinema a Settembre, ripercorre gli ultimi giorni di vita del santo polacco nel campo di concentramento di Auschwitz
Cosa c’è mai stato al mondo di più buio di Auschwitz? Nulla! Eppure in questa oscurità tremenda, grazie a quel santo uomo e martire di nome San Massimiliano Kolbe, una luce di amore e di fede ha brillato, guidando molti alla speranza e alla salvezza. A distanza di 84 anni dal suo internamento nel campo di concentramento polacco, nel quale fu ucciso con un’iniezione di acido fenico alla vigilia dell’Assunzione, il 14 agosto 1941, Massimiliano Kolbe rivive sul grande schermo nel film “Il trionfo del cuore”, in uscita nei cinema a Settembre, incentrato sugli ultimi 14 giorni di vita del santo. Papa Leone XIV, in una recente udienza generale, ha parlato di “eroico atteggiamento di sacrificio” da parte di questo ministro di Dio che è stato un autentico cristiano e che, come Cristo, ha saputo amare fino alla fine, fino al dono completo di sé. Nato nella cittadina polacca si Zdunska-Wola l’8 gennaio 1894, Massimiliano Kolbe venne accettato nel Convento dei frati minori conventuali di Leopoli nel 1907, desideroso di seguire le orme del Poverello d’Assisi. Completati i suoi studi teologici a Roma, diede inizio la sera del 16 ottobre 1917, con altri sei giovani frati “Cavalieri”, alla Milizia dell’Immacolata affidandosi alla Vergine Maria, per combattere la Massoneria italiana. Ordinato sacerdote nel 1918 tornò in Polonia dove cercò di far conoscere la Milizia dell’Immacolata, in un periodo storico particolarmente agitato per via della prima guerra mondiale. Capì subito l’importanza dei nuovi mezzi di comunicazione sociale. Diceva infatti: “Noi sacerdoti predichiamo soltanto 20 minuti alla settimana, mentre i nemici della Chiesa hanno tutto il resto del tempo a loro disposizione, utilizzando la radio e i quotidiani”. Per questo motivo Massimiliano fondò una rivista per evangelizzare attraverso la stampa: “Il Cavaliere dell’Immacolata”. A Teresin fondò la “Città dell’Immacolata” (Niepokalanów) che divenne il più grande convento-tipografia del mondo, il cui obiettivo non era legato al guadagno personale ma alla trasmissione della verità del Vangelo di Gesù. Dinnanzi al grande successo di questa iniziativa editoriale, Massimiliano Kolbe non si fermò e volle portare il progetto della Città dell’Immacolata anche in Giappone, dove giunse il 2 aprile 1930. Anche qui la sua opera evangelizzatrice attraverso la carta riscosse un notevole successo, nonostante la salute precaria che pian piano stava segnando la sua fragile esistenza. Nel 1936 fece ritorno in Polonia dove rivestì nuovamente la carica di superiore di Niepokalanów. Gli anni fino al 1939 furono anni densi di attività apostoliche e, in particolare, Kolbe cercò di temprare lo spirito francescano e mariano dei suoi discepoli in vista della guerra che sarebbe scoppiata di lì a poco. L’invasione della Polonia il 1° settembre 1939 da parte delle truppe nazista fece svanire il sogno di indipendenza da parte della terra natia di Massimiliano Kolbe. Quest’ultimo fu arrestato dai tedeschi una prima volta il 19 settembre 1939 e la seconda volta il 17 febbraio 1941. Deportato ad Auschwitz con i suoi confratelli, il santo polacco cercò sempre di mantenere una certa mansuetudine, ricordando ai suoi compagni di “non dimenticare mai l’amore” e che la Madonna avrebbe cambiato in bene le loro sofferenze. Quando i carcerieri nazisti bruciarono il suo corpo nel forno crematorio non sapevano di aver realizzato la sua più bella profezia: “Vorrei essere come polvere, per viaggiare con il vento e raggiungere ogni parte del mondo e predicare la Buona Novella”. San Giovanni Paolo II lo canonizzò il 10 ottobre 1982. Il film “Il trionfo del cuore” di produzione americana fa emergere proprio l’atteggiamento eroico del santo polacco, mostrando sia le scene drammatiche delle sue ultime settimane di vita nel lager, sia i ricordi degli anni trascorsi nella Città dell’Immacolata da lui edificata e in Giappone. La pellicola consta di un cast internazionale comprendente anche attori polacchi. Marcin Kwaśny, l’artista polacco che interpreta Kolbe, ha affermato che “è stata una sfida enorme” realizzare il film. “Mi sono avvicinato a questo ruolo in uno stato di grazia, pregando che Dio operasse attraverso di me”. Gli attori hanno dovuto affrontare grandi prove per cercare di rendere al meglio sullo schermo l’orrore dei lager, mangiando addirittura dei pasti minimi per avvertire la fame che avvertirono gli internati del campo. Questo film segna la vittoria della speranza sulla disperazione ma, cosa ancora più importante, mostra una luce che brilla nel buio. San Kolbe morì per la salvezza di migliaia di vite umane, ed è proprio in questo suo martirio che sta la grandezza del suo spirito e del suo esempio cristiano.
