Cultura
I concetti di dolore e letizia nel Poverello
Lo scrittore immagina un colloquio fittizio con il santo, da cui trae grandi insegnamenti per rispondere ai quesiti esistenziali
In occasione degli 800 anni dalla stesura del Cantico delle Creature, e in vista delle celebrazioni per gli 800 anni dalla morte del Poverello d’Assisi nel 2026, esce La ferita, la letizia. Faccia a faccia con San Francesco, poeta di Dio e del mondo (Fazi editore 2025) a cura di Davide Rondoni, poeta, scrittore e drammaturgo emiliano, nominato nel 2024 Presidente del Comitato nazionale per la celebrazione dell’VIII centenario della morte di san Francesco dal Consiglio dei Ministri. Nel volume l’esperto immagina un dialogo intimo con il santo umbro, mediante il quale cerca di restituire un ritratto unico e originale di quest’icona spirituale, pienamente calata nella sua epoca, il Tardo Medioevo. Lo scrittore propone un vero e proprio percorso narrativo e meditativo, partendo dai momenti più salienti nella vita del Poverello: le sue origini agiate ad Assisi, la sua conversione, l’incontro con il vescovo Guido, l’approvazione della sua regola di vita da parte di Innocenzo III, il suo viaggio in Palestina, in Egitto e in Marocco e il dialogo con il sultano al-Malik al-Kāmil, nipote di Saladino. La grandezza di questo personaggio storico sta nel non aver disprezzato niente e nessuno, ma anche nell’aver creato i presupposti per una sana comunicazione tra l’Occidente e l’Oriente, mediante quell’immenso e solido ponte spirituale che si chiama “cristianesimo”. Rondoni si concentra, inoltre, sul carisma di Francesco che imita per tutta la vita Cristo, annunciando l’idea della fratellanza umana nei termini di un rapporto armonioso dell’uomo, liberato dal peccato, con la natura, con l’universo, con Dio e con le sue creature – come scrive nel Cantico. Nel suo dialogo intimo con il Poverello, Rondoni ragiona su varie questioni tra cui il potere, la povertà, il dolore, la felicità e la letizia. Sull’idea del potere Francesco invita a rifiutare le ricchezze e il prestigio economico e politico, proponendo la strada verso l’umiltà e la fraternità, fondata sull’amore per Dio e per le sue creature. Essere poveri, invece, non vuol dire avere pochi soldi o possedere poche cose, ma trattare il mondo come segno del Creatore. San Francesco esorta ad andare leggeri, senza pensare che l’universo ci appartenga. Il dolore non è da interpretare come una disgrazia, ma come un modo per avvicinarsi a Dio e per ottenere le beatitudini. Comprendere appieno le pene patite dal Salvatore serve per capire le sofferenze proprie e quelle degli altri, specialmente dei poveri e degli ammalati. Non possono mancare, nella ricca cultura francescana, i concetti di felicità e di letizia. Rondoni riporta una citazione: “M’insegui da sempre, grondante di secoli e immagini, sfuggendo a ogni definizione. E da tutti i nomi che posso darti (pazzo, giullare, santo, poeta, visionario…) mi guardi. Li rompi tutti, quei nomi, e ripeti la domanda. Vuoi la letizia? O ti accontenti di una vita tra gioie passeggere e dolori nebbiosi?”. Il santo intende per “letizia” il sapere in quale direzione tendere il proprio sguardo. La direzione da lui scelta è il volto di Cristo, che dà speranza e indica la strada verso la felicità, anche quando le cose sembrano non andare per il verso giusto. Grazie a questo dialogo fittizio, Rondoni racconta l’uomo che sta dietro al santo, “un uomo capovolto, ben più di un rivoltoso”, mai vicino a fare compromessi, umile, tormentato ma pieno di giubilo e di una fede forte in Dio. Il libro vuole far riscoprire san Francesco nella sua autenticità, non come simbolo romantico o ingenuo ma come essere radicale, che ha scelto la povertà non per negare il mondo ma per guardarlo con uno sguardo puro e libero.
