Il prete è uomo del Mistero, non del rendimento

Sostentamento?Certamente tutti dobbiamo sostenerci altrimenti ci riduciamo ad una larva che soltanto vegeta ma non vive.Tuttavia, per chi crede, il significato procede ben più in là del cosiddetto “tozzo di pane”, posto poi che davvero il tozzo bastasse.Ci si apre uno scenario che non è quello del Centro Commerciale, degli uffici per gli affari economici o lo squallore di una vecchiaia in casa di riposo per poveretti, se prima non si sono prese alcune misure precauzionali.È preoccupante notare come proliferano corsi, incontri, seminari che si occupano di economia, di investimenti che vengono proposti a parrocchie, gruppi, associazioni.Niente di male, anzi molto bene, mi si dirà.Da parte mia, vivissima è la preoccupazione: il sacerdote, colui che è stato unto e agisce e vive perché investito dallo Spirito della missione dell’annuncio della Parola fattasi carne, Gesù Cristo, non conosce e fa conoscere quanto realmente nell’esistenza di ogni persona creata è il fondamento del suo respiro?Intendo: viviamo sempre sotto lo sguardo del Padre che è provvido, che ci guida nel cammino e pone dinnanzi a noi tutto quanto di cui abbisogniamo per rendere realmente concreta la missione che, nella storia, ci è affidata?Il prete è questo sguardo comunicato, che cammina al tuo fianco, che ti esorta e soccorre ma non ti conduce al corso sul bitcoin per investire al meglio.Il prete che, avvolto nel mistero cui risponde con fede fondata sulla Roccia, ci dona un pane che diviene Pane, un vino che diviene Sangue di Colui che è morto per noi e che da Risorto ci investe con la luce dell’Amore trinitario, non deve spendersi nel far sì che chi lo incontra venga magnetizzato da questo mistero e lo renda ragione di vita?Portarsi dinnanzi ad un prete per rendersi trasparenti dinnanzi all’Amore che ci ha creati e che ci fa vivere in ogni secondo della nostre esistenza, per chiedere il soccorso e non cadere più nei nostri egoismi ma scoprirsi depositari di un dono inarrivabile e gratuito di perdono, non pone il prete nella sua realtà di canale di grazia, di colui che, in tutti i frangenti, così dolorosamente intrecciati dei rapporti umani, nazionali e mondiali, dilata ad una dimensione che non desidera altro che emergere e cambiarci i…connotati? Non in dispute, non in alterchi verbali o aggressioni fisiche ma lasciando trasparire il Soffio, quello Spirito che in noi dimora ma che rischiamo di zittire, sotto il cumulo delle nostre iniziative, che crea e per noi sempre intercede con quei gemiti sempre accolti e di cui ci indica l’unica soluzione possibile.Da soli, i credenti, non possono camminare con il passo della fede, della speranza, della carità, hanno bisogno di un padre che ne abbia ricevuto, sperimentato il dono e sappia, da fratello, condividerlo, parteciparlo.Il Pane dell’Eucaristia il prete lo porta sempre in sé e sempre può spezzarlo a tutti, perché egli, per primo, si lascia spezzare.La veste che il prete indossa annuncia il significato di veste di lode all’Altissimo, di chi, tenta – come ben sottolineava Adrienne von Speyr – di vivere la Presenza che avvolge non solo il nostro pianeta ma tutto l’universo.Mi si potrebbe obiettare: la concretezza di ogni giorno è ben diversa, alle prese con mille tentacoli che vogliono e possono agganciarti, appunto proprio per questo il prete deve essere libero, capace di porgere la mano, non perché egli sia o si ritenga vincitore ma perché anch’egli tenta di lasciar trasparire il mistero che lo abita e lo ha consacrato.

Cristiana Dobner