Cultura
Il grande viaggio di Enzo Bartone
Dal mare della Polinesia alle foreste pluviali, dalle spiagge della Papua Nuova Guinea ai deserti del Gobi, Atacama, Sud Sudan, dal parco di Yellowstone alla Monument Valley, sono più di 170 i Paesi che Enzo Bartone ha visitato nei suoi viaggi, tra i luoghi più belli e suggestivi al mondo.
Cosentino, giornalista pubblicista e bancario presso il Banco di Napoli, Bartone ha incontrato presidenti, imperatori, grandi industriali ed imprenditori, ministri, luminari, artisti, sportivi, re e regine. Nel 1968 a seguito di un suo invito a venire in Calabria, re Gustavo di Svezia insieme alla figlia Ingrid di Danimarca vennero a Cosenza in visita privata e visitarono il centro storico cittadino, il Duomo, percorrendo Corso Telesio, fino al Castello Svevo.
Ha conosciuto alcune tra le personalità più influenti e carismatiche del nostro tempo come Papa Giovanni Paolo II, che ha incontrato diverse volte, Madre Teresa di Calcutta ed il Dalai Lama.
Un vero e proprio recordman: è stato il primo italiano che nel terzo millennio ha raggiunto il Polo Nord, nell’aprile del 2001, mentre nel mese di dicembre, ha partecipato alla spedizione al Polo Sud, divenendo uno degli otto uomini al mondo che hanno raggiunto entrambi i Poli terrestri nello stesso anno.
La stampa italiana e quella estera si sono occupate di lui e delle sue imprese, gran parte delle quali compiute insieme al Principe Amedeo di Savoia, con il quale Bartone ha realizzato diversi record automobilistici descritti nel suo libro ‘Con Amedeo d’Aosta attraverso mezzo mondo (in automobile e non solo), scritto con Maria Enrica Monaco Gorni, edito da Effigi. Tra di essi il ‘Raid dei tre Continenti’ che nel 1970 li vide attraversare Africa, Asia ed Europa, più di 27mila chilometri a bordo di tre Fiat 124 S gialle, viaggio straordinario che Enzo Bartone ha descritto per i lettori di PdV, nel nostro incontro.
Come è nata l’idea di affrontare questo viaggio?
Parliamo di avvenimenti di circa 60 anni fa, ero un ragazzo affascinato dal mito dei viaggi, da nuovi incontri, nuove conoscenze. Con un mio caro amico ci mettemmo in macchina, una Lancia Flavia Coupé, per raggiungere Capo Nord, il punto più estremo dell’Europa. Ad Helsinki abbiamo conosciuto due ragazzi di cui uno era il principe Alvaro d’Orleans- Borbon, con loro abbiamo iniziato a parlare di grandi viaggi e dell’idea ambiziosa di percorrere il mondo da Sud a Nord, da Città del Capo a Capo Nord. Il Principe, a cui non fu possibile intraprendere il viaggio, ne parlò con suo cugino il Principe Amedeo di Savoia Duca d’Aosta, il quale mi contattò e sposò in pieno la mia idea ed il mio progetto. Lo staff del Duca provvide alla documentazione, ai permessi, ai contatti con le ambasciate, mentre la Fiat fornì i mezzi e le autovetture a seguito dell’incontro che Amedeo ottenne con Gianni Agnelli nel quale gli descrivemmo il nostro progetto.
Partiti da Città del Capo il 24 giugno del 1970, siamo arrivati a Capo Nord il 14 agosto 1970, dopo 50 giorni di viaggio. Abbiamo risalito tutto il mondo da Sud a Nord, 19 Nazioni, dovemmo solo abbandonare il tratto pensato in Egitto perché era scoppiata una guerra con Israele e non fu possibile ottenere i permessi.
In realtà il nostro è stato il secondo grande viaggio italiano dopo il il Pechino-Parigi del 1907, il più grande viaggio automobilistico di tutti i tempi compiuto dal principe Scipione Borghese.
Ci descrive l’incontro più sorprendente?Particolarmente interessante per una serie di motivi è stata l’udienza che ci concesse l’imperatore di Etiopia Hailè Selassiè, era affascinato dalla nostra impresa volle che noi gli descrivessimo tutto quanto avvenuto fino ad allora. Ci invitò anche a cena e ci donò degli arazzi che ritraevano la sua storia e la storia del suo popolo.
Quale l’accoglienza ricevuta dalla gente comune, c’è un aneddoto che vuole raccontarci?
Ricevemmo una accoglienza molto calorosa in Eritrea da parte degli italiani che si erano trasferiti e vivevano lì. Un aneddoto che vale la pena di raccontare: quando fummo trattenuti per quattro giorni a Moyale alla frontiera tra Kenya ed Etiopia perché avevamo avuto qualche problema con i permessi di ingresso in Etiopia, circostanza nella quale volevano venderci un cammello ed abbiamo avuto modo di fare conoscenza con le persone del luogo, prima che un piccolo aereo della Fiat ci lanciasse al volo i nuovi permessi per poter risolvere il tutto.
Quali sono i luoghi che la hanno affascinata maggiormente nel percorso?
In assoluto le cascate Vittoria, per la magnificenza della natura ed i Parchi, in particolare quello dell’Amboseli in Kenya. Il passaggio in Africa mi ha particolarmente catturato, si dice che esista il ‘mal d’Africa’ ed io infatti ci sono tornato diverse volte nella mia vita. Inoltre particolarmente commovente fu la visita all’Amba Alagi, dove gli italiani vennero sconfitti dagli inglesi, la visita alla chiesa sacrario di Nyeri in Kenya dove sono sepolti i militari italiani fu particolarmente toccante.
Che emozione ha provato nel raggiungere la meta?
Eravamo ‘ultra’ felici perché stavamo realizzando una grandissima impresa, ancora a distanza di cinquanta anni viene ricordata con l’esposizione di una delle macchine che abbiamo utilizzato al Museo delle auto storiche della Fiat.
Cosa ha portato con sé da questo viaggio?
Certamente l’amicizia con Amedeo, la nostra relazione improntata alla stima ed alla fiducia è durata per tutta la vita. È stato più volte a Cosenza, città che ha amato molto ed io ed i miei familiari siamo stati coinvolti nei momenti più importanti della sua vita e della sua famiglia. È stato anche grazie a lui se ho avuto l’opportunità di conoscere sia il mondo che le personalità che ho incontrato.
