Tony Gaudio, maestro della fotografia e primo italiano vincitore di un Oscar

Su un edificio di Corso Telesio è ancora visibile la scritta “Foto Gaudio” in memoria del laboratorio familiare

La Cineteca della Calabria, da sempre impegnata in un’opera di ricerca, acquisizione e tutela dei film e dei documentari con al centro il Mezzogiorno, ha rispolverato la storia di un calabrese originario del Cosentino, di cui si erano perse le tracce. Stiamo parlando di Tony Gaudio, un personaggio di spessore che ha fatto la storia del cinema e della Calabria ed è stato tra i pionieri della Hollywood passata. Recentemente è uscito il volume, edito dalla Cineteca della Calabria, dal titolo Tony Gaudio cinematographer / Una storia ritrovata, prodotto con il sostegno di Antonio Renda, per quanto riguarda la realizzazione delle foto, e con i contributi di Guglielmo Sirianni, per la parte grafica, e di Raffaele Cardamone, per i testi. Consta di una serie di articoli e di immagini realizzati da e su Tony, estratti dalla rivista American Cinematographer, un organo dell’Associazione dei Direttori della Fotografia di cui egli stesso fu socio fondatore e presidente. Sono stati aggiunti anche dei cineromanzi originali, ricostruiti e restaurati, delle pellicole a cui Gaudio prese parte. Ma chi era esattamente? Nato a Cosenza nel 1883, Tony (Antonio) Gaudio si formò, insieme al fratello Eugenio, presso il laboratorio fotografico familiare ubicato in un palazzo su Corso Telesio, su cui spicca ancora la scritta “Foto Gaudio”. Partirono insieme alla volta degli Stati Uniti nel 1906, stabilendosi prima a New York e poi a Los Angeles, dando luogo ad una vera e propria rivoluzione nell’ambito della fotografia cinematografica. Divennero autori di tanti brevetti lavorando per varie agenzie, riuscendo a diventare veri e propri direttori dell’immagine nel settore della settima arte. Dopo la morte prematura di Eugenio, Tony continuò a portare avanti l’arte familiare rinnovando lo stile delle pellicole hollywoodiane. Introdusse delle tecniche di illuminazione e un linguaggio più realistico rispetto a quello impiegato fino a quel momento, che divenne tipico del genere noir. Sperimentò un sistema ottico, che consentiva di ottenere un ingrandimento dell’inquadratura nel mirino, e testò un bagno chimico che preparava la pellicola alle riprese in “effetto notte”, per filmare di giorno simulando la luce notturna. All’epoca del muto, Tony divenne il “maestro del bianco e nero” e il “mago delle luci”. Fu letteralmente uno dei principali guru degli scatti più in voga nell’industria cinematografica statunitense degli anni Trenta e Quaranta. Nel 1909 lavorò al suo primo film americano in qualità di autore della foto: “Principessa Nicotina”, per la regia di James Stuart Blackton. Arrivò ad essere perfino il direttore della fotografia preferito della grande star del bianco e nero, Bette Davis, lavorando con lei in film di successo tra cui “Il grande amore” (1939), “The Old Maid” (1939) e “Juarez” (1939). Fu il primo italiano che vinse il Premio Oscar, nel 1937, per il film “Avorio nero” diretto da Mervyn LeRoy, prima ancora dei più noti De Sica, Fellini e Loren. La sorte volle, però, che l’ambita statuetta sparisse a causa di una serie di vicissitudine legate anche alla difficile esistenza di Gaudio, che visse un contesto familiare frammentato e affrontò diversi matrimoni. In un documentario curato dai registi Alessandro Nucci e Fabrizio Nucci, si è cercato di ricostruire i fatti che hanno portato allo smarrimento de prezioso riconoscimento. Tony Gaudio ha incarnato più cose: l’emigrazione, il successo, la famiglia, l’identità e le radici culturali. La sua storia sarà al centro di un progetto internazionale tra Calabria e Stati Uniti, insieme all’altrettanto interessante vicenda di Nicholas Musuraca, altro fotografo originario di Riace a Reggio Calabria, emigrato anche lui negli Usa nel 1907, e diventato esperto nella produzione di immagini professionali dietro le quinte di film d’azione e di film horror. Il lavoro della Cineteca della Calabria è stato encomiabile per aver recuperato e valorizzato la memoria di figure chiave dell’identità calabrese.