Chiese di Calabria
I messaggi di Natale dei Vescovi calabresi
Proponiamo alcune sintesi dei messaggi natalizi dei Vescovi di Calabria pervenuti ad oggi
San Marco Argentano – Scalea. “Come vescovo di questa chiesa diocesana, affido al Tuo amabilissimo cuore, le preghiere, le attese e le speranze del Tuo popolo, che in Te riconosce la Luce venuta per illuminare ogni tenebra. Accanto al Tuo presepe collochiamo la figura del venerabile vescovo Agostino Castrillo, pastore dal cuore ardente e profondamente francescano che ha servito questa nostra Chiesa. Nella sua figura porto ai tuoi piedi l’intera diocesi, i nostri sacerdoti, diaconi, seminaristi, religiosi e religiose, i laici, tutte le comunità, in particolare gli ammalati e coloro che sono in ricerca”. Inizia così la “Lettera a Gesù bambino” del vescovo di San Marco Argentano-Scalea, mons. Stefano Rega, nella quale sottolinea che la testimonianza di mons. Castrillo, ricorda “la mitezza con cui seppe accogliere i piccoli e i poveri, ma soprattutto l’eroicità con cui affrontò la malattia, trasformandola in un’offerta silenziosa e purissima per la santificazione della Tua Chiesa. Nel suo soffrire, accettato con fede pura e totale abbandono, brillava la certezza che ogni lacrima donata a Te diventa fecondità per il Tuo popolo”. “Accanto a lui contempliamo – scrive il presule – san Francesco d’Assisi, che più di ogni altro comprese l’umiltà del Tuo farsi Bambino. Come narra la tradizione, nella notte santa di Greccio, Francesco volle rivivere il mistero del Tuo Natale: nella grotta illuminata da fiaccole tremolanti, in mezzo al bue e all’asino, egli fece deporre il Tuo simulacro nella mangiatoia, e mentre cantava con voce rotta dalla commozione, sembrava vedere con gli occhi del cuore Te stesso, vivo e presente. Quella notte – prosegue la lettera – così semplice e così grande, accese nel mondo un amore nuovo per il Tuo Natale, e ancora oggi invita la Chiesa a ritornare alla purezza della meraviglia e alla gioia della fede. O Gesù Bambino, in questo tempo ferito e inquieto, Ti imploriamo per il dono prezioso della pace. Guarda le nazioni lacerate dall’odio, le famiglie divise dalla violenza, i bambini privati della loro infanzia. Spezza Tu, Principe della pace, il cerchio doloroso delle guerre, converti – prega mons. Rega – i cuori induriti, disarma le mani che fanno del fratello un nemico. Fa’ che nel mondo intero si levi un’unica invocazione e un unico desiderio: vivere da figli dell’unico Padre, riconoscendo negli altri fratelli da amare, non avversari da temere. O Gesù Bambino guarda benigno questa nostra Diocesi: rendila perseverante nella fede, concorde nella carità, luminosa nella speranza. Proteggi le nostre famiglie, consola chi soffre, rialza chi vacilla. Donaci di imitare la fortezza di Castrillo nelle prove e l’ardore di Francesco nella lode, perché in ogni gesto della nostra vita risplenda la bellezza del Tuo Vangelo”.
Lungro. “Nasce piccolo bimbo a Betlemme dalla Vergine, il Dio che è prima dei secoli”. Inizia con queste parole il messaggio natalizio dell’Eparca di Lungro degli italo albanesi dell’Italia Continentale, mons. Donato Oliverio, citando il Mattutino della Vigilia ed esortando a mantenere viva la “fiamma della meraviglia e dello stupore”. Mons. Oliverio ricorda un messaggio di Natale del 2020 del patriarca ecumenico Bartolomeo che metteva in guardia dalla “secolarizzazione”, ossia “il tempo che viviamo e ci circonda, che rende il Natale non più la memoria della nascita del Salvatore, ma la festa del consumo ostentato, una sorta di ricorrenza senza colore e senza calore. A tutto questo noi cristiani siamo chiamati a resistere con forza e coraggio!” sottolinea l’eparca. Il Giubileo del 2025 – scrive mons. Oliverio – era stato indetto con l’auspicio che ciascuno di noi potesse avere “un momento di incontro vivo e personale con il Signore Gesù, ‘porta’ di salvezza”. Possa la grotta di Betlemme delle nostre case essere “un luogo di incontro vivo e personale con il Signore Gesù”. Papa Leone XIV – sottolinea ancora l’eparca – ha chiesto “a noi vescovi italiani che di fronte alle sfide del nostro tempo, Cristo sia al centro della nostra esistenza. L’intero anno giubilare, che ormai giunge a termine, così come la commemorazione del 1700º anniversario del Concilio di Nicea, sono state occasioni propizie per ricordarci sempre più che Gesù Cristo deve essere al centro di ogni nostra azione, intenzione e pensiero”. Mons. Oliverio invita a rispondere “alla lode degli Angeli nella notte di Natale facendoci noi uomini e donne di pace. E non c’è pace attorno a me, se non vivo la pace dentro il mio cuore; questa pace è frutto del ‘Cristo vivente nei nostri cuori’”. Da qui l’augurio che “il nostro Signore e Salvatore, incarnato e disceso tra la stirpe degli uomini, doni a tutti salute fisica e spirituale, pace e amore vicendevole, custodisca la Sua Santa Chiesa e benedica le opere di noi suoi servi inutili, perché sia glorificato il santissimo e onorabilissimo Suo nome”.
Catanzaro – Squillace. “Noi crediamo in un Dio che si interessa di noi. Non possiamo credere in dei che se ne stanno lontani e non si interessano di noi”. Lo ha detto l’arcivescovo di Catanzaro -Squillace, mons. Claudio Maniago, nell’omelia pronunciata presso il Centro per la Giustizia Minorile per la Calabria in occasione del Natale. “Dio ci sta vicino. Proprio mai ci abbandona”, ha detto il presule. Da qui il primo grande annuncio natalizio: la vicinanza fedele di Dio. “Il primo grande messaggio del Natale è questo: Dio ci sta vicino. Dio non ci abbandona mai. Proprio mai”. Anche quando l’uomo si distrae o vive come se Dio non esistesse, “Lui no. Lui non ci abbandona. Nonostante i nostri sbagli, Lui ci vuole veramente bene”. Il Natale, ha sottolineato mons. Maniago, dice anche qualcosa di decisivo sull’uomo: “Se Gesù ha assunto la nostra natura umana, vuol dire che questa natura umana è importante”. “Ogni persona diventa straordinariamente importante agli occhi di Dio”. Chiamare Dio “Padre” significa riconoscersi figli e come figli “possiamo anche sbagliare, ma rimaniamo figli per Dio”. E nel luogo della giustizia minorile, il messaggio ha una valenza particolare: “c’è sempre una possibilità di rimediare agli sbagli che facciamo. C’è sempre una seconda chance”. Anche quando si paga il prezzo delle proprie scelte, “non toglie il fatto che ci è data la possibilità di rimettersi in corsa, di rimettersi in gioco”. Un richiamo che interpella non solo la coscienza personale, ma anche quella sociale. Il Natale educa a uno sguardo nuovo sull’altro: “Ogni volta che si tratta con le persone bisogna affrontare ogni problema con una particolare attenzione e sensibilità». Una sensibilità che nasce dal Vangelo e dal fatto che Dio – ha concluso il presule – “non abbia disdegnato di diventare addirittura un bambino”. Al termine della celebrazione, mons. Maniago ha visitato il nuovo centro diurno polifunzionale per minori e giovani, annesso alla Comunità Ministeriale del Centro per la Giustizia Minorile per la Calabria: una struttura destinata a diventare punto di riferimento per il territorio e per le fasce giovanili più fragili, segno concreto di un Natale che non resta parola, ma si traduce in prossimità e responsabilità.
Oppido Mamertina – Palmi. “Non lasciamoci rubare il Natale! Ma cosa vuol dire questa frase ad effetto? C’è un Natale vero che va difeso, va protetto, va illuminato, va vissuto, va distinto da altri ‘natali’ che sono solo corollari”. Si apre così il messaggio natalizio del vescovo di Oppido Mamertina-Palmi, mons. Giuseppe Alberti sottolineando che “c’è il natale consumista che diventa occasione per fare spese e qualche regalo; c’è il natale godereccio che si riduce a qualche cenone in famiglia o tra amici; c’è il natale vacanziero, occasione buona per andare sulla neve e regalarsi qualche giorno di relax; c’è il natale buonista nel quale si compie qualche gesto di solidarietà per mettere apposto la coscienza; c’è il natale tradizionalista dove non possono mancare i riti classici di questo periodo, compreso qualche rito religioso”. Tutto questo è “coreografia” scrive il presule: “Noi vorremmo arrivare al cuore del Natale”; “ci permette di cogliere con nitidezza che Dio ha scelto di entrare nella nostra umanità perché imparassimo pure noi ad essere umani. Quanto bisogno di ‘umanità’ oggi, di fronte a tanta solitudine, a tanta povertà, a tanta guerra! Sentiamo la necessità di rivolgerci a quel bambino, che – scrive mons. Alberi – ha deciso di percorrere la nostra strada, nascere e crescere come noi, amare e soffrire come noi, donarsi e morire come noi. Un grande esempio di umanità raccontata in quattro libretti, chiamati ‘vangeli’, diventati ‘buona notizia’ per gli uomini e le donne di sempre (varrebbe la pena tornare a leggerli, da soli, in famiglia, in comunità)”. Il presule torna, poi, al “Natale vero, da cui è partito tutto: la gioia di un ‘Dio-con-noi’ che non ci abbandona a noi stessi; la speranza che i sogni di giustizia e di pace non sono vani; la possibilità concreta che l’amore vinca e il bene sia più forte del male. Non lasciamoci rubare ciò che di più prezioso ci è stato dato”, il monito: “Un bambino è nato per noi” . La “piccola grande” storia di Gesù ha “cambiato la storia e le sorti del mondo. Non lasciamoci rubare questa rivoluzionaria e consolante verità, affogandola nel nostro smemorato oblio o nelle nostre frettolose distrazioni. Lasciamoci rapire dalla scelta di quel Dio-bambino che può ancora illuminare e orientare la storia dell’umanità di oggi”.
