Ho bisogno di un consiglio? Lo chiedo all’IA! Un fenomeno sempre più crescente

ILLUSTRATION - 17 May 2024, North Rhine-Westphalia, Cologne: A person works at a computer with an illustrative image generated by artificial intelligence on the screen, showing code from various programming languages and a neural network diagram. At the meeting of telecommunications ministers on May 21, the EU countries are expected to finally adopt the AI law in the EU. The European Parliament had already given the green light for the project beforehand. Photo: Oliver Berg/dpa (Photo by OLIVER BERG / DPA / dpa Picture-Alliance via AFP)

Non so se i creatori dei sistemi di intelligenza artificiale generativa (ChatGPT e compari) avevano immaginato quello che sta accadendo in molte famiglie. Certo non lo immaginavamo noi.

Questi sistemi infatti non solo sono diventati i più fidi ed efficaci alleati per svolgere i compiti assegnati a scuola e all’università. Stanno diventando i migliori consiglieri dei nostri ragazzi.

Da qualche settimana la notizia ha raggiunto il dibattito pubblico: i ragazzi domandano all’IA come affrontare un problema tra amici, chiedono pareri su come devono comportarsi in situazioni complesse, confidano al sistema i loro dubbi e le loro angosce, invocano conforto e compagnia nei momenti difficili, chiacchierano (talvolta anche per tempi prolungati) con una macchina. Non di rado il tema principale è la sessualità e l’affettività.

Che cosa fa la macchina davanti a queste richieste molto personali? Risponde, sempre, a qualunque ora del giorno e della notte, senza alcun limite di tempo. Risponde con gentilezza, medio(cre) buon senso, sostanziale realismo. Risponde senza alzare la voce, evitando il più possibile giudizi, con un tono sempre accogliente e comprensivo, talvolta accondiscendente. Lo fa anche quando si trova davanti a questioni limite (ad esempio un desiderio di suicidio), per cui è programmato a non offrire suggerimenti utili allo scopo ma piuttosto invita a rivolgersi a realtà specializzate per questi casi.

La frequenza del fenomeno suggerisce che i ragazzi apprezzino questa infinita disponibilità e lo stile gentile. Chissà cosa pensano dei suggerimenti offerti…

Ancora una volta l’innovazione tecnologica mette in evidenza qualcosa di tanto antico quanto l’uomo: i ragazzi hanno voglia di parlare di quello che vivono e provano, sono affamati di notizie e suggerimenti, non sopportano essere soli. Come sempre accade, di certe cose non ne parlano con i genitori né con il primo adulto che incontrano o si propone come esperto; neanche gli amici appaiono talvolta affidabili. Ecco perché il consigliere digitale sembra essere tanto apprezzato.

Antonio Palmieri, sul Corriere della Sera di martedì 15, si chiede giustamente cosa questo fenomeno dica ai genitori (e io allargo al mondo delle figure educative adulte). Certamente siamo tutti chiamati a interrogarci se e come offriamo spazi di ascolto gratuiti, generosi, accoglienti e saggi ai ragazzi di oggi. Così come è doverosa una riflessione sulla solitudine che genera un uso perverso degli strumenti tecnologici a diposizione. Non concordo però con Palmieri quando definisce l’IA il consigliere perfetto, a differenza di quanto offre il mondo degli adulti, spesso di fretta, talvolta rischiosamente disattento o solo capace di giudizi.

Se fosse il contrario? Se proprio perché appassionati, di carne, umorali, carichi di limiti e stanchezze, portati a giudicare (spesso per amore – cos’altro dovrebbe fare un genitore?), se anche questa serie di caratteristiche contribuisse a costruire un consigliere perfetto?

Dobbiamo dirglielo ai nostri ragazzi: cercate qualcuno che è appassionato della vostra vita e non sia solo programmato ad essere gentile; guardate a qualcuno che è pronto a stare sveglio con voi anche se gli occhi gli si chiudono: parlerà di più il suo sacrificio delle sue parole; ascoltate chi, con la passione di chi ha cuore voi e il vostro destino, osa anche sgridare, richiamare, dire che qualcosa non va bene. Le relazioni che davvero fanno crescere comprendono anche un aspetto di fatica e di cammino. Questo dobbiamo dire ai nostri ragazzi cresciuti nell’era digitale.

E poi facciamoci trovare. Non sia mai che rivendichiamo un ruolo e poi non lo interpretiamo, con tutta la nostra esperienza, ricca e limitata insieme. Umanamente perfetta.