Grandi pedagogisti della storia

Eraldo Affinati ripercorre le biografie di personaggi che hanno operato a Roma applicando metodi pedagogici innovativi

Il Giubileo del mondo educativo ha messo in rilievo l’importanza di una crescita sana della persona in tutte le fasce d’età, sotto la guida di maestri, insegnanti ed educatori esperti. Nel libro Testa, cuore e mani. Grandi educatori a Roma (Libreria Editrice Vaticana) – con la prefazione del cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione – lo scrittore ed educatore Eraldo Affinati propone le biografie di “veri e propri padri spirituali della nostra coscienza educativa non solo cattolica, non solo cristiana, ma occidentale” che hanno operato nella Città Eterna, ma la cui eredità culturale è stata raccolta in tutta Italia e nel resto del mondo. Tra i primi pedagoghi descritti da Affinati c’è Gesù, definito nei Vangeli come “didáskalos”, il Maestro per eccellenza, l’insegnante supremo, l’autorità divina, Colui che impartisce conoscenze relative alla fede, alla morale e alla rettitudine. Il suo era uno “sguardo a fondo perduto – scrive Affinati – proprio quello che un educatore deve avere”, uno sguardo fiducioso che ha attratto i pescatori sul lago di Tiberiade. “Un bravo educatore deve fare come il Maestro cristiano – ricorda l’autore romano – cioè deve “conquistare la fiducia dei suoi scolari, per far fiorire l’essere umano che è in loro”. Dev’essere anche equilibrato e radicato, credibile e capace di comprendere le tensioni e le inquietudini dei ragazzi; dev’essere uno specialista della loro avventura interiore e un accompagnatore affidabile che non li lascia mai soli. Anche san Paolo è stato un grande educatore che ha portato il Vangelo alle genti con ardente novità, trasmettendo i valori umani attraverso il suo continuo peregrinare e la scrittura epistolare. Sant’Agostino, sotto l’influenza delle letture neoplatoniche e delle epistole paoline, è considerato un precettore per via del suo modello incentrato sul “maestro interiore”. Per il Doctor Gratiae, la verità non si trova nell’insegnamento esterno, ma nell’illuminazione divina che ogni uomo può sperimentare internamente. Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, è stato un testimone e maestro del discernimento vocazionale. Il suo sistema educativo, basato sulla Ratio atque Institutio Studiorum, puntava alla formazione religiosa della gioventù, mediante un approccio umanista e con metodi come la memorizzazione, l’emulazione e il confronto, traendo altresì ispirazione dal “modus parisiensis” che esaltava lo stretto legame tra insegnante e studente. Santa Francesca Romana, religiosa e mistica romana proveniente da una nobile famiglia, vissuta a cavallo tra il XIV e il XV secolo, fondò la comunità delle Oblate di Tor de’ Specchi nella quale si occupò, insieme alle altre religiose, dell’insegnamento del catechismo ai bambini e dell’accoglienza delle studentesse universitarie, con quella dedizione materna che “non può non pulsare nella passione di ogni educatore”. Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento visse Luigia Tincani, un’apostola intellettuale di Chieti di vocazione domenicana, la quale fondò la congregazione religiosa “S. Caterina da Siena” e, in seguito, l’Istituto Superiore di Magistero “Maria Ss. Assunta” (poi Lumsa), dove importò un modello didattico ispirato alla carità intellettuale, convinta che lo studio e l’insegnamento fossero la strada per il servizio più grande rivolto ai giovani. C’è poi don Roberto Sardelli, il “prete dei baraccati”, nativo di Pontecorvo dove nacque nel 1935 e dove morì nel 2019. Nelle baracche dell’Acquedotto Felice aprì la “scuola del riscatto” per gli ultimi e per i migranti, che potevano proseguire i loro studi dopo essere stati emarginati dalla scuola pubblica. Non possiamo non ricordare l’opera compiuta da monsignor John Patrick Carroll-Abbing che, nel secondo dopoguerra, istituì la Città dei Ragazzi a Roma, la comunità educativa che accoglie chi è senza famiglia, in cui il presbitero cercò di far rispettare i diritti e i doveri dei ragazzi dinnanzi a Dio, offrendogli un’occasione per uscire dalla loro condizione di arretratezza, vivendo in libertà e superando l’asocialità. Lo stesso Affinati ha maturato un’esperienza diretta nella Città dei ragazzi, in seguito alla quale ha deciso di aprire, con la moglie Anna Luce Lenzi, la “Penny Wirton”, una scuola incentrata sull’insegnamento gratuito della lingua italiana agli immigrati, attraverso un metodo basato sulla pedagogia tra pari. E ci sono ancora tanti luminari: da Alberto Manzi, autore di una pedagogia militante per la formazione del libero pensiero, ad Albino Bernardini che era convinto che l’istruzione non dovesse avvenire solo nelle aule ma anche fuori, mediante l’integrazione delle periferie alle città; da san Filippo Neri, fondatore del primo oratorio, a Maria Montessori che aprì la “Casa dei Bambini”. La Chiesa porta avanti una missione educativa che consiste nel tenere salda l’alleanza tra Dio e l’essere umano. Leone XIV parla di educazione nella Lettera Apostolica Disegnare nuove mappe di speranza, dicendo che essa “è una delle espressioni più alte della carità cristiana”.