Attualità
Giornata mondiale alimentazione/2. I cibi ultraprocessati: un problema…
I cibi ultraprocessati, che pure sono gustosi e appaganti, sono un possibile problema per la salute umana e ambientale. Il 16 ottobre è l’occasione per riflettere anche su questi prodotti
Gustosi, pratici, appaganti. Progettati per un consumo immediato ma al contempo per garantire una lunga conservabilità, nel supermercato tanto quanto nella nostra dispensa. La loro produzione richiede numerosi passaggi industriali: da qui il nome “ultra-processato”.
Tali alimenti sono realizzati parzialmente o interamente con sostanze che raramente troveremmo nelle nostre cucine: proteine idrolizzate, maltodestrine, grassi idrogenati, additivi come coloranti, conservanti, antiagglomeranti, edulcoranti, ed altro ancora…
Tra i cibi ultraprocessati più comunemente consumati possiamo annoverare: biscotti e dolciumi confezionati, patatine in busta e snack salati, carne e pesce trasformati (come würstel, cotolette e bastoncini di pesce), bevande zuccherate, pizze e altri cibi surgelati da scaldare nel microonde, pane in cassetta, fette biscottate, cracker e gallette, yogurt alla frutta, zuppe già pronte e prodotti da fast food. L’elenco potrebbe continuare a lungo.
Perché i cibi ultra-processati possono male alla nostra salute
I cibi ultraprocessati possono far male alla salute perché contengono ingredienti artificiali, elevate quantità di zuccheri, grassi saturi e sale, oltre a conservanti e additivi chimici. Questi alimenti, spesso poveri di fibre e nutrienti essenziali, possono favorire l’aumento di peso, l’insulino-resistenza e l’infiammazione cronica. Numerosi studi li collegano a un rischio maggiore di sviluppare malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, obesità e alcuni tipi di tumore. Inoltre, il loro consumo abituale può influenzare negativamente il microbiota intestinale e la salute mentale.
Perché i cibi ultra-processati inquinano di più
Oltre ad essere potenzialmente dannosi per la nostra salute, i cibi ultraprocessati lo sono anche per la salute del Pianeta! E’ stato dimostrato, attraverso vari studi scientifici, che la produzione di alimenti spesso associati ad un aumento del rischio di malattie croniche, in particolare carni rosse trasformate e processate, è collegata ad un elevato costo ecologico. Mentre la produzione di quei cibi benefici per la nostra salute — come cereali integrali, frutta, verdura, legumi, frutta secca e olio d’oliva — comporta un impatto ambientale moderato.
Fanno eccezione due categorie. Il pesce, che pur essendo un alimento tendenzialmente salutare è spesso connesso ad un elevato carico ambientale. Di segno opposto, gli zuccheri: presentano un’impronta ecologica relativamente contenuta, ma sono correlati a esiti negativi per la salute.
I fattori più comuni che concorrono alla netta insostenibilità degli ultraprocessati sono: il notevole dispendio energetico necessario per produrli, il maggiore consumo di acqua, la presenza di imballaggi multipli per avvolgerli, la necessità di mantenere una catena del freddo nei supermercati per la loro conservazione (con relativo dispendio energetico),la sintesi e lo smaltimento di additivi chimici (es. conservanti, coloranti) necessari per produrli. Inoltre, a parità di apporto calorico e nutrizionale, i cibi ultraprocessati hanno bisogno di una maggiore quantità di ingredienti rispetto ai cibi poco o non lavorati. Ciò si traduce in necessità di maggiore spazio per le coltivazioni, e quindi ad un aumento della deforestazione e della perdita di biodiversità. Annoveriamo, infine, gli sprechi alimentari: gli alimenti ultraprocessati spesso vengono prodotti e distribuiti in grandi volumi, con una parte che finisce invenduta o scartata per motivi estetici o di scadenza, contribuendo allo spreco lungo la filiera.
Meno ultraprocessati per un futuro più sano e sostenibile
Abbiamo visto come le stesse scelte alimentari che possono ridurre il rischio di malattie croniche sono anche quelle che maggiormente rispettano l’ambiente. Passare da un’alimentazione ricca di cibi ultraprocessati a una più naturale e bilanciata non è solo una questione di salute individuale ma un’azione concreta verso la sostenibilità globale.
Acquistare in modo consapevole è il primo passo. Leggere le etichette, prediligere alimenti con pochi ingredienti e riconoscibili, scegliere bene dove acquistare il proprio cibo, può avere un impatto concreto sulla nostra salute e sull’ambiente. I cibi ultraprocessati dovrebbero trovare spazio nella nostra dieta con moderazione e consapevolezza. La transizione verso un sistema alimentare sostenibile inizia proprio da qui, dalla nostra spesa quotidiana.
